Malagò: «Sportivi, date l’esempio» In primavera tocca agli olimpici?
L’appello di Malagò, il no alle scorciatoie Il momento degli olimpici in primavera?
Un invito a tutti gli sportivi per un messaggio forte verso la gente
«Non salteremo la fila», dice Adam Silver, il commissioner della Nba, ammonendo le franchigie a non costruire corsie preferenziali per dribblare la gerarchia delle priorità stabilita per le vaccinazioni anti Covid. Una parola d’ordine che corre per tutte le latitudini: in un mondo colpito in modo feroce dal virus, sarebbe assurdo sovvertire i piani che si indirizzano logicamente verso le categorie più fragili, la prima linea sanitaria e le persone più anziane. Ma lo sport ha anche il ruolo di moltiplicare la speranza, che significa aiutare la causa del vaccino, convincere gli scettici, velocizzare il processo che deve portare al traguardo dell’immunità di gregge. Insomma, campioni testimonial. In grado di rilanciare quel «vaccinatevi» pronunciato ieri da Claudia Alivernini, infermiera dello «Spallanzani», la prima a sottoporsi ieri al V day.
Un messaggio
Un «vaccinatevi» condiviso da Giovanni Malagò nella sua partecipazione alla campagna del Fatto Quotidiano: «Una raccomandazione, un invito, un desiderio a tutti gli sportivi: dobbiamo dare l’esempio». Anche per «la forza del vostro messaggio verso il resto della popolazione». Insomma, tutto il «pacchetto Tokyo» - il Coni, Italia Team, i PO - insieme con la Federazione Medico-Sportiva in un’ipotetica campagna per spingere tutti a vaccinarsi. Che il mitico equipaggio pluriolimpionico del canottaggio azzurro, quello formato dai fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale e dal timoniere Peppiniello Di Capua, sottoscrive immediatamente: «È un dovere civico». Che lo sport possa avere un ruolo in questa riflessione lo dice anche la letteratura: chi ha letto «Nemesi», il capolavoro di Philip Roth con un educatore innamorato del lancio del giavellotto alle prese con la tragedia della polio nell’anno in cui (1944) il vaccino era ancora lontanissimo, può testimoniarlo. Ma quando arriverà il momento degli sportivi? Porre ora il problema sarebbe controproducente. Diverso il discorso quando terminerà la vaccinazione delle categorie protette. Un momento che potrebbe arrivare nelle prime settimane della primavera. E che aiuterebbe una partecipazione «sicura» a Tokyo. È impossibile obbligare gli atleti a vaccinarsi, il Cio lo ha detto più volte, ricordando però che si tratterebbe di una «dimostrazione di solidarietà verso il Giappone».
Precedente Vancouver
C’è un precedente, in un contesto comunque lontano dalle dimensioni spaventose di questa pandemia. Siamo fra la fine del 2009 e l’inizio del 2010. C’è una pandemia, quella provocata dall’«influenza suina» A/ H1N1. E c’è un’Olimpiade in arrivo, quella invernale di Vancouver. L’allora vice ministro della salute Ferruccio Fazio, dopo un incontro con i dirigenti del Coni, decide di mettere a disposizione 350 vaccini per gli atleti in partenza verso il Canada. Tutto questo avviene all’inizio di novembre, a Vancouver si sarebbe poi gareggiato a febbraio. Un arco temporale di tre mesi. Che potrebbe far pensare a vaccinazioni «olimpiche» nel periodo aprilemaggio visto che la cerimonia di apertura fra il verde e il legno del famoso «stadio foresta» di Tokyo è in programma il 23 luglio. Una tabella di marcia che però non è ancora all’ordine del giorno: prima tutte le attenzioni devono concentrarsi sulle fasce più fragili. Un discorso che vale un po’ per tutto il mondo. Anche se ci sono situazioni particolari. Una viene dal ciclismo e dagli Emirati Arabi Uniti: nei prossimi giorni, all’inizio del ritiro, tutto il personale della UAE Team Emirates, assumerà il vaccino cinese Sinopharm. Dunque, Tadej Pogacar, l’ultima maglia gialla, potrebbe arrivare primo anche in questa molto speciale corsa contro il tempo.