LA “MUSICA” CHE NASCE DALLA DIFESA
Ecosì, in questo derby parallelo tutto milanese, si affaccia sempre più prepotentemente la “nuova” Inter di Conte. Sette vittorie consecutive sono lì a testimoniare il cambio di passo di una squadra che si è rimodellata dopo la delusione in Champions. Già, perché in Europa non sono bastati due gol a San Siro per battere il Borussia, né due reti per uscire imbattuti da Madrid: un gruppo troppo perforabile, capace di specchiarsi nei suoi vecchi difetti anche in campionato. Perché anche nelle prime otto partite sono stati 13 i gol incassati, ad una media di oltre uno e mezzo a gara: tanti, troppi, per chi ha legittime ambizioni e grandi potenzialità.
Fatto sta che esattamente un mese fa, il 28 novembre contro il Sassuolo, qualcosa è successo, nella testa e anche nel modo di stare in campo dei giocatori. Perché quell’Inter distratta, fragile, ha lasciato improvvisamente il posto e da lì la lunga serie di vittorie - a una squadra completamente diversa, solida, affidabile: in sei partite, solo 4 reti subìte. Ed è chiaro che in tutto questo sia stata decisiva la mano di Conte, intervenuto psicologicamente e tatticamente, per sostenere la fase difensiva: affidando ancora di più la ripartenza con una maggiore protezione - alle scorribande di Hakimi, alle incursioni di Barella e ai poderosi compassi di Lukaku. L’Inter insomma è una squadra - se non negli uomini - completamente diversa nell’atteggiamento da quella della prima parte di stagione. Lontana dall’Inter di Mourinho - piena di tecnica e fantasia con Sneijder, Eto’o e Pandev - e che trae invece ispirazione dalla bellissima Inter del Trap. Capace di chiudere il campionato con la migliore difesa - sostenuta da due pilastri come Bergomi e Ferri - solida in mezzo al campo con Matthäus e Berti, molto simile in avanti dove si completavano Diaz e Serena. Già, Serena, capocannoniere di quel torneo e un ariete sul quale spesso poggiava il gioco nerazzurro. Perché sfruttare le doti di un attaccante così forte - Serena come oggi Lukaku - non è assolutamente un modo sbrigativo di fare calcio, ma un utilizzo logico di qualità atletiche e fisiche superiori. Fatto sta che Trapattoni - addirittura contestato nelle due precedenti stagioni nerazzurre - mise insieme una squadra “tedesca”, forte, capace di battere una concorrenza formidabile: in quello stesso anno infatti il Milan vinse la Coppa dei Campioni, il Napoli la Coppa Uefa e la Sampdoria fu battuta in finale di Coppa delle Coppe. Insomma, un capolavoro.
Ed è - con tutte le differenze - su questa strada di grande attenzione, solidità, che si è incamminata l’Inter di oggi. Decisa a cambiare il suo rendimento difensivo, con una rivisitazione dei movimenti dei centrocampisti e degli esterni. Una “nuova” Inter che, si dice, potrebbe anche essere corretta e migliorata a gennaio. Si parla di giocatori d’ordine e, secondo altri, di aggiungere qualità. Anche se, parere strettamente personale, il completamento ulteriore dell’Inter potrebbe invece passare da un giocatore Milik - che aggiungerebbe soluzioni, gol di testa (a una squadra che ha in D’Ambrosio il miglior realizzatore aereo) e qualche preziosissima punizione. Ma questo è un altro discorso.