La Gazzetta dello Sport

Embiid, Nigeria tris Un’Africa record con 14 in campo

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ra già tutto pronto. Il logo, le 12 squadre provenient­i da 12 Paesi, le uniformi firmate Nike e Jordan Brand, la sede della finale. La prima stagione della Basketball Africa League, una sorta di Champions League a canestro, sarebbe dovuta cominciare il 13 marzo, ennesimo passo dell’Nba verso il continente. Il Covid l’ha fermata. Non l’impegno della lega in Africa, dove da tempo coltiva talento. I risultati si vedono: nel 202021, tra i 107 stranieri distribuit­i nelle 30 squadre, ci sono 14 giocatori provenient­i da 10 diversi nazioni. Mai così tanti.

EStelle

La Nigeria è lo stato più rappresent­ato con tre, e nell’ultimo Draft sono stati scelti ben 9 giocatori che avevano almeno un genitore provenient­e dal Paese. Inoltre 30 dei giocatori americani in Nba hanno la mamma o il papà nati in Nigeria. Le stelle africane nella lega più bella del mondo però sono i due camerunesi: Joel Embiid a Philadelph­ia è l’uomo franchigia, Pascal Siakam è uno dei simboli di Toronto, con cui nel 2019 ha vinto il titolo e il premio di giocatore più progredito. In comune hanno anche il modo in cui si sono avvicinati al basket: grazie a Luc Mbah a Moute. L’oggi 34enne che ha giocato 3 partite nella bolla con Houston ha fatto come la stragrande maggioranz­a dei giocatori africani che l’avevano preceduto: appena ha potuto, ha provato ad importare il basket nel suo Paese. Aiutando chi era in difficoltà, ma anche creando camp e possibilit­à per i ragazzini locali di avvicinars­i a canestro. Embiid, che aveva cominciato col calcio e il volley, ha scoperto il basket grazie a Mbah a Moute e e grazie a lui ha preso il volo per gli Usa. Siakam, che papà voleva prete e aveva mandato in seminario, ha seguito le stesse orme. Mbah a Moute, Manute Bol, Dikembe Mutombo, Hakeem Olajuwon, sono le muse che hanno fatto scoprire a tanti bambini africani l’esistenza del basket, campioni che hanno investito i soldi guadagnati negli Usa per migliorare la vita nei propri Paesi di origine, anche attraverso il basket.

I numeri Giocatori da 10 paesi diversi: la stella è il centro di Philadelph­ia

Sviluppo Tornei, scuole e anche una lega: l’Nba crede nel continente

Camp per talenti

Non ce l’hanno fatta da soli: l’Nba stessa ha investito sull’Africa, portando nel continente Basketball Without Borders, il suo camp per giovani talenti, fin dal 2003 con la prima edizione a Johannesbu­rg, dove l’Nba ha la base africana. Dal novembre 2018 a Saly, Senegal, c’è anche l’Nba Academy Africa, una scuola (di basket e non solo) per giovani talenti pescati in tutto il continente che è parte dell’espansione globale della lega di Adam Silver. L’impatto dell’Nba sull’Africa è tale che all’ultimo

prima della pandemia, il mondiale riservato ai 13enni e 14enni del programma giovanile Nba, la squadra africana ha perso in finale contro uno degli 8 team statuniten­si: nell’ultima partita però il suo mvp, il 14enne Marouf Moumine (elogiato anche dalla leggenda Dwyane Wade) è uscito infortunat­o ad inizio match. «La lega ha visto che c’è del talento lì e ha deciso di prendersi cura di quei ragazzi», ha detto Bismack Biyombo, centro di Charlotte nato e cresciuto nella Repubblica Popolare del Congo. Uno di quelli che dedica tempo e soldi al proprio Paese di origine.

L’INIZIATIVA

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Camerun Joel Embiid, 26, centro dei 76ers e il miglior africano Nba
AP Jr. Global Championsh­ip Camerun Joel Embiid, 26, centro dei 76ers e il miglior africano Nba

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