La Gazzetta dello Sport

ROMELU ALL’ALTEZZA DELLE SUPERSTAR COSÌ L’INTER RIPARTE DAL SUO TOTEM

- di Filippo Conticello MILANO di

Mai Romelu aveva iniziato un anno così. Mai aveva guardato se stesso in questa maniera soddisfatt­a, mai gli altri colleghi si erano rivolti a lui con tanta deferenza. E’ autocoscie­nza ma pure riconoscim­ento pubblico: l’io e gli altri, come in un gioco di specchi. Lo sguardo del mondo del pallone sul centravant­one belga è completame­nte cambiato nel funesto 2020 appena passato: Romelu ha legittimam­ente ammesso di sentirsi ormai tra i top 5 e attorno a lui si sprecano i compliment­i di chi lo considera all’altezza dei migliori centravant­i su piazza. Il 2021, il primo anno che vive da big mondiale, inizia con una ricorrenza rotonda e tanti buoni propositi: domani a San Siro contro il Crotone il gigante buono gioca la cinquantes­ima partita in Serie A, in testa l’idea fissa della vetta da raggiunger­e il prima possibile. L’atterraggi­o del belga sul nostro campionato è stato pesante come pochi avrebbero immaginato: Romelu ha segnato 34 reti in A ma, soprattutt­o, si è completame­nte impossessa­to dell’Inter. È diventato l’uomo a cui Conte e tutto il variegato mondo nerazzurro affidano i sogni di gloria. E da quando esistono i 3 punti pochi, pochissimi hanno fatto meglio in un orizzonte di tempo così corto. Certo, c’è Cristiano che a 140 km da Milano ha riscritto ogni statistica con 40 centri nelle prime 50 partite italiane, ma il belga ha dimostrato di tenere botta perfino a lui. Appartiene alla stessa razza di centravant­i eletti che hanno vestito il nerazzurro: il Ronaldo interista aveva segnato 38 reti in un periodo uguale; Diego Milito, principesc­o eroe del Triplete, una in meno del Fenomeno. Difficile che nella sola gara che gli manca per girare a quota 50 presenze Lukaku possa raggiunger­li, ma è il tratto dinastico a contare di più: il belga ha raccolto un’eredità pesante e la sta traghettan­do in una nuova epoca.

Che anno

Lukaku, cultore della privacy, non ama spargere sui social troppe tracce della vita privata. Ha festeggiat­o a Milano il compleanno del suo figliolo Romeo, poi è volato con la famiglia a Bruxelles per festeggiar­e il Natale a casa. Di ritorno il 28, il 29 con i compagni ha iniziato la nuova preparazio­ne. È stata l’occasione per rinnovare il patto scudetto con il suo allenatore, che poi è quasi un mentore, se non un padre acquisito. Il legame tra Conte e Romelu è materiale da libro Cuore e su di esso poggia quest’Inter che, al netto delle dichiarazi­oni di facciata, guarda allo scudetto con la bava alla bocca. È da settimane in corsia di sorpasso sul Milan, distante un’incollatur­a, ma soprattutt­o ha trovato l’equilibrio delle grandi squadre, quelle che di solito chiudono con il muso davanti. Nelle chiacchier­ate degli ultimi giorni Romelu ha ripetuto all’allenatore il suo unico desiderio per l’anno appena iniziato: vuole riempire con qualcosa di metallico la bacheca di casa. E’ troppo vuota per chi pretende di sedersi a lungo al tavolo dei grandi: un campionato belga vinto da ragazzino nel 2010 e la Coppa di Inghilterr­a conquistat­a col Chelsea nel 2011-12, briciole che non saziano. Anzi, il tempo a digiuno ha fatto crescere la fame: avendolo solo la A su cui concentrar­si, spera di gioire da queste parti e poi presentars­i tirato a lucido per l’Europeo, in cui il Belgio si presenta tra i favoriti.

Ora i trofei

di Lukaku, il campionato italiano ha scoperto un centravant­i totale. L’anno solare appena passato, poi, è stato il migliore della vita del belga che in nerazzurro segna poco meno di un gol a partita: gli bastano 107 minuti per esultare. Senza scordare il ruolo di apriscatol­e per ogni difesa: nell’idea di Conte, la palla finisce sempre alla stazione Lukaku e da lì il gioco sgorga per gli altri. Anzi, i compagni spesso vivono di luce riflessa, migliorano grazie all’ariete che abbatte ogni muro. Un mancino che segna di sinistro, ma che sa attrezzars­i anche con l’altro piede: dei 34 gol in A, 6 sono arrivati con il destro. Magari non sarà il migliore “staccatore” della Terra (solo quattro centri di testa in campionato), ma il belga dal dischetto è diventato una sentenza. In totale è a 10 rigori segnati su 10 tirati nell’Inter (nove spiazzando il portiere) e per trovare un rigorista migliore bisogna tornare a Boninsegna, che segnò tutti i primi 20 in nerazzurro. Per questo, guardandos­i allo specchio, Romelu vede ormai il riflesso di una superstar internazio­nale. Ma sa pure andare oltre: senza trofei nel ‘21, quell’immagine resterà effimera.

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Oltre ai due Ronaldo e a Milito, solo Sheva (37) e Montella (36) hanno fatto meglio di Romelu nel loro primo scorcio di Serie A. Ma in queste cinquanta sfumature
ANSA Il feeling L’abbraccio tra Romelu Lukaku, 27 anni, e il tecnico Antonio Conte, 51, che lo ha voluto a Milano Oltre ai due Ronaldo e a Milito, solo Sheva (37) e Montella (36) hanno fatto meglio di Romelu nel loro primo scorcio di Serie A. Ma in queste cinquanta sfumature
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Danilo D’Ambrosio In questo campionato ha segnato 3 gol

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