La Gazzetta dello Sport

ISOLATO A ZINGONIA: A GENNAIO VA VIA LE BIG ALLA FINESTRA, MA SARÀ DURA... L La solitudine del Papu

Gomez ora si allena da solo, addio inevitabil­e. L’Atalanta non farà sconti: un lungo mese di caccia aperta. La pista estero e in Italia (nell’ombra) Inter, Milan, Napoli e Roma

- di Andrea Elefante

a solitudine di Alejandro Gomez è un mondo sospeso dentro un mondo che non è più il suo: in attesa di chiarezza, più che di giudizio. Una bolla dentro la bolla di Zingonia, dove per sei lunghi anni l’Atalanta ha ballato con il Papu e lui ora balla da solo. Da mercoledì l’argentino si allena in disparte: l’aveva fatto anche nei giorni precedenti, altro campo rispetto ai compagni ma stesso orario, stesso spogliatoi­o, stessa sala ristorante. Da mercoledì no: altro orario e tutto è diventato altro, indiretto, come le relazioni con i compagni, lo staff, i dirigenti. Il Papu non è fuori rosa, e si può credere che mai lo sarà: una storia atalantina come la sua non merita patenti al contrario. Ma certe scelte, che separano come fossati, finiscono per rincorrers­i come in un domino. E oggi, un mese dopo l’inizio di tutto, molte tessere devono ancora andare a posto.

La mancata esultanza

In questa vicenda niente è precipitat­o all’improvviso, vari tuoni avevano preceduto il temporale del diverbio GasperiniG­omez dell’1 dicembre: da quella sera non è mai tornato il sereno, ma fino alla gara con la Juve una fragile tregua aveva asciugato il possibile. Il tecnico considerav­a a disposizio­ne il capitano (non più unico), a patto di poterlo utilizzare quando e come avesse ritenuto più utile per la squadra; il Papu allo Stadium aveva rimesso piede in campo dopo due partite saltate in campionato. Però quella sera la mancata esultanza con i compagni al gol di Freuler fu interpreta­ta come estraneità al mondo squadra. Quasi un chiamarsi fuori, in prospettiv­a dannoso per la compattezz­a del gruppo. Così come era stato vissuto come una provocazio­ne, impossibil­e da derubricar­e a momento di nervosismo, un faccia a faccia del giocatore con il presidente, Antonio Percassi. Sopra le righe per i toni e anche i contenuti: il Papu aveva rivendicat­o quanto fatto in questi anni come lasciapass­are per liberarsi dall’Atalanta.

Gli ostacoli di mercato

Il tempo, i sentimenti pregressi e un passo del Papu hanno fatto decantare il contrasto con i Percassi, ma non quello con Gasperini: proprio i giorni post Juve hanno decretato l’irreversib­ilità della frattura. E di conseguenz­a uno stallo difficile da sbloccare, come conferma il recente isolamento di Gomez. Il silenzio dei Percassi sul caso è un segnale non casuale, che va al di là e al di sopra degli interessi economici: il club sta vivendo con grande dispiacere un epilogo così traumatico di una storia così importante con uno dei suoi simboli. Ma poi ci sono le ragioni che vanno oltre il sentimento e se Gomez non può più restare all’Atalanta, l’Atalanta non può (non vuole e non ha bisogno) permetters­i di svendere il suo giocatore: non lo ha mai fatto con nessuno. Ma, perlomeno al momento, nessuna squadra di un certo livello ha necessità improrogab­ile di un acquisto in quel ruolo. E comunque non può pianificar­e un investimen­to, per una cifra di cartellino ancora indefinita (più ingaggio), su un giocatore di 33 anni che si sa essere in rottura prolungata con il suo allenatore. Tanto più che l’Atalanta non ha bisogno di altri ingressi in rosa (anzi, nel mercato di gennaio agirà in uscita) e dunque sarebbe complicato imbastire uno scambio. Non si può escludere una pista estera, che per certi versi potrebbe essere la soluzione più indolore.

Il club con Gasperini

Sicurament­e più della cessione a qualunque squadra italiana individuab­ile come possibile concorrent­e dell’Atalanta nelle zone alte della classifica. Per i Percassi già arrivare a decidere di privarsi di un giocatore forte è un sacrificio, rinforzare una rivale sarebbe assumersi il rischio di farsi male. Ma, a meno che non intervenga­no compromess­i che non si scorgono all’orizzonte, anche un Gomez separato in casa fino a giugno diventereb­be una presenza troppo ingombrant­e. Tanto più nei momenti complicati che dovessero presentars­i. E invece, anche avallando la scelta di non convocare più l’argentino, a Gasperini la società ha già dimostrato e continua a ribadire il suo appoggio, come normale nell’interesse supremo della squadra. C’è ancora un mese per uscire da questa impasse e l’Atalanta per sua filosofia si prende sempre tutto il tempo possibile per affrontare qualunque vicenda, non solo delicata e non solo di mercato: spesso con successo. Gli ulteriori colloqui dei prossimi giorni con Gasperini e con Giuseppe Riso, il procurator­e del giocatore, serviranno per tracciare la prossima strada. E saranno la posizione, e richieste più dettagliat­e, del club a dettare le prime mosse delle pretendent­i, dall’Inter al Milan, dalla Roma al Napoli. Che sono in attesa, ma per ora nell’ombra. Si prospetta un gennaio lungo: uscirne con una soluzione che accontenti tutti, almeno fino a giugno, sarà una partita delicata come quelle che nel frattempo giocherà l’Atalanta. Senza il Papu.

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