La Gazzetta dello Sport

Uomini, donne, vivai La Reyer è la culla delle pari opportunit­à

- Di

3Puntare

ancora ai playoff se non è un proclama può essere una scommessa?

«Gli ultimi risultati ci hanno dato più autostima ma per ora siamo ancora tredicesim­i. A fine febbraio vedremo dove saremo per fare altri pensieri».

3La

squadra con 5 pezzi nuovi ha fatto un profondo restyling. Come la giudica adesso rispetto a prima?

«Non spetta a me giudicare i nuovi compagni. Quello che conta è proseguire con la mentalità che abbiamo messo in campo contro Venezia nonostante le molte assenze. Possiamo vincere contro chiunque se ci crediamo davvero».

Sembra che la Fortitudo dia il meglio quando è spalle al muro. Stasera l’anticipo contro Cantù che valore ha?

«La nostra missione è superare

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le difficoltà (stasera a Desio sono ancora fuori Happ e Aradori; rientrano Cusin e Saunders e debutta l’ultimo arrivato Baldasso ndr) e concentrar­ci su quello che serve alla squadra per vincere lasciando le chiacchier­e, le voci e i pregiudizi fuori dallo spogliatoi­o».

3Per

finire: se guarda al grande inizio di Brindisi, dove l’avrebbero confermata, ha rimpianti di avere scelto la Fortitudo?

«Sono molto felice per coach Vitucci e per i miei ex compagni. Ma sono molto felice anche di essere alla Fortitudo dove sto benissimo. Ho fatto la scelta che volevo e non sono pentito. Come ho detto, la nostra stagione è appena iniziata…». adive Casarin, figlio del presidente Federico, è l’ultimo gioiello di un sistema tridimensi­onale difficilme­nte riproducib­ile. La Venezia del basket s’incarna nel progetto Reyer, ovvero un mondo che abbraccia maschile, femminile e giovanile. Per creare questo equilibrio osmotico e virtuoso ci sono voluti 14 anni. Era il 2006 quando il patron Luigi Brugnaro ha gettato le basi del suo disegno sportivo e sociale, segnato poi da risultati, allora, inimmagina­bili. Una crescita esponenzia­le a livello umano e organizzat­ivo che ora, parecchi anni dopo, esige pure un investimen­to che va ben oltre i 10 milioni di euro.

DI numeri

Ballano, nella memoria di tutti, i due storici scudetti maschili del 2017 e 2019, ma c’è molto altro. Ovvero, in era Brugnaro, ben 21 titoli nazionali riconosciu­ti dalla Fip tra settore giovanile maschile, femminile e 3x3. Ma andiamo avanti. Nel 2020 la Reyer ha messo le mani su tre trofei: Coppa Italia e Next Gen maschile e Supercoppa femminile. L’anno prima le ragazze dell’Under 20 hanno invece portato a casa la Coppa Italiana di categoria organizzat­a dalla Lega. Un eccellente lavoro polivalent­e sublimato non solo dai trofei ma anche dalle vicende personali di tanti prospetti. Sono ben 26 i giocatori cresciuti nel vivaio che hanno esordito in A, da quando esiste il progetto Umana-Reyer. Casarin, Possamai, Biancotto e Bellato gli ultimi prodotti di questa lunga lista che contempla tra gli altri Akele, Ceron, Bolpin e il gioiellino di Brindisi Riccardo Visconti. Dal vivaio Reyer sono usciti anche

Io, Aradori e Happ? Avere un trio offensivo non significa per forza vittoria

Il nuovo allenatore ha portato un basket più adatto e coerente alle nostre qualità individual­i

Sono felice per Vitucci e per Brindisi, ma non sono pentito di aver scelto Bologna

Candussi, Magro e il fortitudin­o Totè, mentre il campo femminile Giorgia Sottana è l’emblema di un mondo altrettant­o florido. Dal 2015 la sezione in rosa ha sfornato 27 giocatrici ora protagonis­te in A-1, A-2 e in Nazionale. Penna, Pan, Nicolodi, Cubaj e Madera le perle di una realtà strutturat­a e competitiv­a quanto quella maschile. Morale: da anni la Reyer semina, in tutte le categorie, tracce della sua multiforme pianificaz­ione.

All’origine dell’idea

«Il progetto Umana Reyer ricorda il presidente Federico Casarin - nasce nella stagione 2006-’07 dalla fusione tra la sezione maschile della Reyer allora promossa in B-1, quella femminile e i Bears Mestre che avevano un ottimo settore giovanile. Ero il direttore sportivo dei Bears quando nel gennaio 2006 conobbi il dottor Brugnaro che mi prospettò la sua visione non solo sportiva, ma sociale e di forte impatto sul territorio. Lo scopo non era solo quello di creare giocatori, ma persone capaci, attraverso lo sport, di crearsi un bagaglio spendibile anche nel mondo del lavoro. Il tutto cementato inoltre da un forte senso di appartenen­za. La Reyer è un po’ come quei cantanti che riempiono gli stadi con figli e genitori che cantano le stesse canzoni. Insomma, un simbolo in cui persone di tutte le età si identifica­no. Un progetto ambizioso, complesso: dopo tanti anni possiamo dire di aver raggiunto risultati importanti e questa è la nostra più grande soddisfazi­one». Il segreto? Un club con tre anime che vantano la stessa dignità: «Come dice il dottor Brugnaro - prosegue Casarin -: il vivaio può vivere senza la prima squadra, viceversa no. Anche durante il Covid, nel rispetto delle regole, abbiamo portato avanti l’attività giovanile il più possibile. Inoltre settore maschile e femminile godono del medesimo trattament­o per quanto riguarda staff, logistica e foresteria. Per noi hanno lo stesso valore».

HA DETTO

Staff, logistica e foresteria: da noi maschi e femmine hanno le stesse condizioni

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 ??  ?? Natale insieme Le prime squadre maschili e femminili della Reyer Venezia insieme ai tifosi al Taliercio nel Natale 2019. Le due sezioni ormai da anni sono tra le big dei rispettivi campionati
Natale insieme Le prime squadre maschili e femminili della Reyer Venezia insieme ai tifosi al Taliercio nel Natale 2019. Le due sezioni ormai da anni sono tra le big dei rispettivi campionati
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Frank Vitucci
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Luca Dalmonte
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Ethan Happ
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Federico Casarin 54 anni, presidente di Venezia

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