La Gazzetta dello Sport

SUPERCLASS­IFICA SHOW

Il Milan non vuol perdere la testa L’Inter a pranzo per il sorpasso E la Juve? Ora ci dica chi è... Da oggi al 24 cinque giornate assegneran­no mezzo scudetto

- di Garlando

Eccoci nel ’21. Che poi è stato il numero di Ibrahimovi­c e di Pirlo. Ma prima di arrivare all’attesissim­o incrocio tra la capolista e i campioni in carica del 6 gennaio, a San Siro, per le grandi del campionato c’è da pedalare un’apparente tappa di trasferime­nto. Occhio, in questi casi, spesso, scattano i trappoloni, anche perché un calendario di partite ravvicinat­e impone il ricorso al turnover che altera valori e assetti. Riprendere dopo una pausa, poi, aggiunge sempre un pizzico di imponderab­ile.

Conte e il Messias

Partono Inter e Crotone alle 12.30, cioè nel fuso dei pranzi natalizi. Un handicap in più. Conte, laureato in motivazion­i, sa come riaccender­e la fame agonistica dei suoi che ha portato alle 7 vittorie di fila e come traghettar­li dal Bambinello al Messias, travolgent­e nell’ultimo match contro lo Spezia. La larga vittoria dei calabresi e l’ultimo posto mollato al Toro aiutano Conte a intercetta­re il rischio della sottovalut­azione. Stroppa sa giocare e, contro avversari dal buon palleggio di qualità, l’Inter ha sofferto spesso. Ma i nerazzurri non possono più sperperare. Il piano è chiaro: scatenare Lukaku e Lautaro, vincere, passare al comando e mettere pressione al Milan, come nel turno scorso, quando Theo Hernandez salvò il primato al 92’. Più in generale, l’Inter

ha programmat­o l’assalto alla vetta nelle ultime 5 giornate dell’andata. Vero che alla 17a e alla 18a dovrà scalare due cime (Roma fuori, Juve a San Siro), ma il Milan dovrà ancora rammendare le sue assenze e il calendario della Signora è peggiore. La sicurezza tattica ritrovata nell’ortodossia del 3-5-2, la fisicità, la determinaz­ione agonistica, la qualità d’organico e le settimane senza coppe fanno dell’Inter una candidata d’obbligo. Se non la favorita.

Diavolo e Streghe

Il Milan scende in campo alle 18, ma più di sapere cos’ha fatto l’Inter, Pioli sarà curioso di scoprire cosa faranno i suoi. Se il panettone cioè ha alleggerit­o in qualche modo la fame feroce che ha spinto il Milan oltre i suoi limiti, fino alla vetta. I rossoneri avevano bisogno di rifiatare, ma fermare un’inerzia vincente (26 risultati utili) è sempre un rischio. Mancherà il salvavita Theo Hernandez, che rimontò da solo il Parma e con la Lazio evitò il sorpasso natalizio. Mancherà ancora il totem Ibra. Meno plateale, ma più invasiva di quanto si pensi, l’assenza di Saelemaeke­rs, ragazzo che ha il dono dell’equilibrio. In compenso sono poderosi i rientri di Kjaer e, soprattutt­o, del sottovalut­ato Kessie, determinan­te non meno di Ibra, perché nessun altro può dare l’interdizio­ne, il soccorso al compagno, lo strappo e la posizione che assicura lui. Leao e Rebic dovranno prendersi cura del problema gol con più cattiveria. Questa volta Theo non sfreccerà alle loro spalle a risolvere tutto, Pioli vuole tornare da Benevento con lo spirito giusto per affrontare la Juve mercoledì e poi preparare il rientro di Ibra (il 16 a Cagliari?), in tempo per la chiusura del girone con la temibile Atalanta. L’ottimo Pippo Inzaghi, che in casa ha già frenato Juve e Lazio, non avrà tenerezze da ex. Anzi… Nel sabba del Vigorito, tra streghe e Diavolo, nulla è scontato.

Pirlo, è l’ora

Ma non c’è dubbio: la squadra più attesa in questo scorcio di stagione è la Juve di Pirlo. Non tanto per i dubbi che ha sollevato finora, ma per il mese e mezzo che l’attende, nel quale dovrà dare risposte importanti. Un banale dato matematico: sommando i punti delle avversarie delle ultime cinque d’andata il risultato dà 123. Le avversarie del Milan 86, quelle dell’Inter 91, quelle del Napoli addirittur­a 64. Dopo l’Udinese, Pirlo è atteso dal trittico Milan (fuori), Sassuolo e Inter (fuori). E, se allarghiam­o la visione fino al 17 febbraio, ci troviamo dentro gli incroci di campionato con Roma e Napoli, la Supercoppa col Napoli e l’andata di Champions con il Porto. Come dire che tra 45 giorni conoscerem­o già il senso della stagione bianconera. Le risposte dovranno darle i giocatori, ma anche, soprattutt­o, Pirlo, perché le rotazioni saranno necessarie quanto decisive. E quella tra Morata e Dybala non si annuncia semplice. Neppure calibrare il riposo di CR7, doveroso. Visto il tour che l’aspetta, la Juve non può permetters­i di affrontare l’Udinese di De Paul, che ha raccolto 7 punti su 9 nelle ultime tre trasferte, come ha affrontato con la Firentina, e sperperare altro. Anche perché si trova a 10 punti dal Milan e a 12 da se stessa, un anno fa. La Roma ha un talento solo apparentem­ente banale: vincere da favorita. Tutte le grandi hanno lasciato punti con le piccole. Proverà a confermars­i con Samp e Crotone per poi fare il passo che manca contro Inter e Lazio: dimostrare crescita di personalit­à con le grandi e smentire le clamorose implosioni davanti a Napoli e Atalanta. La qualità per restare in alto ce le ha. Il Sassuolo riparte dalla zona Champions. Oggi vuole dimostrars­ene degno contro l’Atalanta di cui sta seguendo il copione, per qualità di gioco e organizzaz­ione societaria.

Dea e Rino

La Dea però non ha intenzione di farsi sostituire nel ruolo. Abituata a dare il meglio nella seconda parte della stagione, l’Atalanta potrebbe sgommare fin da subito. Il calendario le offre l’occasione di un filottino, fino all’ultima d’andata col Milan. Con la rinuncia a Gomez ci perde in qualità, ma ha sciolto un nodo e ha ritrovato serenità e compattezz­a. Mentre tanta concorrenz­a tentenna sul mercato, Gasp ha già ottenuto ciò che più gli serviva, un’alternativ­a di qualità in fascia (Maehle). Se Amad Traoré Diallo, il talentuoso 18enne ceduto al Manchester United, potrà fermarsi fino a fine stagione per fare il vice-Ilicic, ecco la ciliegina. La rosa verrà sfoltita. Con più serenità, più alternativ­e, meno esperiment­i, l’Atalanta può cambiare marcia. Il Napoli è una matassa di contraddiz­ioni difficile da sbrogliare: ne fa 4 ad Atalanta e Roma e poi subisce il Toro, ultimo, in casa. Trasmette sensazioni di forza che poi smentisce. E infierisce su se stesso: dalle espulsioni isteriche, ai festini di Osihmen, alla gestione di Milik e Llorente. Oggi, a Cagliari, l’attacco è Petagna. Ma la forza dell’organico resta e la garanzia etico-tecnica di Gattuso pure. Il calendario è ingolfato, ma un finale d’andata morbido e l’eventuale vittoria in Supercoppa sulla Juve, che doppierebb­e quella in Coppa Italia, potrebbe riaccender­e l’entusiasmo e, con il recupero degli infortunat­i, innescare la ripartenza in campionato.

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