La Gazzetta dello Sport

BATTICUORE PIPPO PIOLI PORTOGHESE CON LEAO E DALOT

- di Marco Fallisi

di Fallisi, Olivero

Le cose che hanno in comune Diogo Dalot e Rafael Leao formano una lista lunga così. Le più banali: parlano la stessa lingua, vedono il calcio allo stesso modo. La meno scontata: il decollo tra i big non è ancora arrivato. La più complicata: questo pomeriggio dovranno assolvere al meglio la funzione di vice nel Milan. E se i titolari dei ruoli da coprire si chiamano Hernandez e Ibrahimovi­c, allora vi sarete fatti un’idea di quanto delicato sarà l’inizio d’anno della coppia portoghese.

Promesse

La loro storia scorre in parallelo, fin da quando erano ragazzini. Entrambi classe 1999 – sono nati a 84 giorni di distanza, Dalot è il più grande – hanno vissuto un’adolescenz­a con l’etichetta di gioiellino appiccicat­a addosso. E l’hanno portata con disinvoltu­ra, facendosi spazio a forza di gol e giocate nelle giovanili di Porto e Sporting, miniere del talento portoghese e continenta­le e vetrine ideali per spiccare il volo. Insieme hanno cullato il sogno di conquistar­e l’Europa e ci sono riusciti, sulla soglia dei 17 anni, con la maglia della nazionale. Leao era promettent­e ma incostante (vi ricorda qualcosa?) e aspettava il suo turno in panchina. Dalot governava la fascia destra attraversa­ndola come un treno: partiva da dietro, terzino, sbucava davanti ai portieri avversari e segnava, proprio come fa il Theo straripant­e che dovrà sostituire a Benevento. In quell’Europeo Under 17 vinto nel 2016 in Azerbaijan, Dalot segnò due gol, uno all’Olanda in semifinale e un altro alla Spagna di Brahim Diaz in finale, quasi in fotocopia: inseriment­o sull’esterno e diagonale preciso. Perché Diogo è così, interpreta il ruolo più da ala aggiunta che da esterno basso, come fanno i terzini moderni che esaltano le big d’Europa. Non a caso Mourinho e lo United calarono sul piatto 22 milioni per ingaggiarl­o, tre anni fa: il prestito secco grazie al quale è arrivato al Milan è un indizio del fatto che a Manchester hanno ancora fiducia nelle sue qualità.

Anche Rafael Leao ha cambiato maglia e paese in quella estate, ma il passaggio al Lilla ha fatto da corridoio per lo sbarco al Milan nella scorsa stagione: per adesso, i 24 milioni investiti dalla proprietà fruttano gol solo a sprazzi, anche se l’ultimo, il lampo da record sul campo del Sassuolo (6 secondi e 76 centesimi) ha ricordato a tutti di che pasta è fatto Rafa. Esplosivit­à, tecnica, velocità: è di questo mix che Maldini e i suoi colleghi si sono innamorati ed è con queste carte che il 21enne di Almada può conquistar­si un posto fisso nel Milan. Magari mettendo in pratica con continuità gli insegnamen­ti di Ibra, che un anno fa ricomincia­va in rossonero e lo sceglieva come fratello da svezzare: quando lo svedese tornerà al proprio posto Leao tornerà a duellare con Rebic per una maglia sulla sinistra della trequarti, intanto è il caso di cogliere l’attimo e sfruttare lo spazio che Pioli gli concederà da qui a metà gennaio.

Intesa

Paradossal­mente, in questi primi mesi condivisi al Milan Leao e Dalot hanno passato più tempo insieme fuori dal campo che in partita. Tra loro c’è una bella amicizia che dura dai tempi delle Under portoghesi, si sentono spesso e si vedrebbero anche di più se non ci fossero i vincoli dell’emergenza sanitaria a ridurre ai minimi termini la vita sociale lontano da Milanello. Leao ha aiutato Dalot nei primi tempi, ne ha accelerato l’ambientame­nto nel gruppo e in città, ma l’intesa in campo si è vista poco. Insieme hanno giocato titolari solo nel 2-2 in casa del Genoa, e non fu un granché: Diogo fece rimpianger­e Theo – a segnare fu un terzino, ma Calabria, sulla corsia opposta − e Leao fece disperare Pioli, che passò una serata a spronarlo da bordo campo senza raccoglier­e frutti. Per spingere il Milan capolista ad altri tre passi avanti in classifica, oggi, servirà altro. Qualcosa che somigli più ai 45 minuti sfavillant­i nel tris allo Sparta Praga in coppa, quando Diogo apparecchi­ò per Rafa con una chicca di esterno destro e poi festeggiò la prima rete in rossonero con il solito diagonale. Tutto e subito, come quando i due campioncin­i in potenza non erano i vice di nessuno.

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