La Gazzetta dello Sport

Il ritorno di Pereyra: ora a Udine è tutto un altro Tucu

L’argentino nuovamente a Torino, dove giocò due stagioni: al Watford è maturato. E che feeling con De Paul...

- di Nicola Angeli

Se Udine e l’Udinese rappresent­ano il battesimo europeo e la vita calcistica attuale di Pereyra, i momenti più alti della carriera del giocatore sono stati quelli vissuti a Torino, proprio con la maglia della Juve. Oggi il Tucu ritrova, per la prima volta da ex, la squadra in cui si è affermato prima dell’esperienza inglese. Quello arrivato in Friuli nell’estate del 2011 dal River Plate era un giocatore consapevol­e del suo talento, ma poco avvezzo alle logiche tattiche nostrane. Sostenere che Guidolin – allora tecnico del club –, appena ci ebbe a che fare quasi impallidì a causa della sua mancanza di disciplina in campo non è esagerato. Iniziò così la cura che il mister riservava a tutti i talenti da sgrezzare: tanta panchina e dettami ripetuti fino alla noia nelle sessioni di allenament­o. Il debutto, dopo oltre quattro mesi, il 28 gennaio 2012, proprio allo Juventus Stadium.

Per Maxi furono solo 5 i minuti per mettersi in mostra nella sconfitta (2-1), ma il primo passo era stato compiuto. Da lì cominciò la sua carriera.

A Torino

Dopo tre stagioni da protagonis­ta in provincia ci fu il passaggio alla prima Juve di Allegri, capace di arrivare in finale di Champions, a Berlino, contro il Barcellona. I numeri iniziali furono di tutto rispetto, con 35 presenze (una media di oltre 65 minuti di gioco per gara), 4 reti e 3 assist in campionato e pure 12 apparizion­i (nella maggior parte dei casi da comprimari­o) in Champions League. Il secondo anno non fu all’altezza di quello d’esordio (solo 13 le gare in A e 2 le apparizion­i in Champions). Così non arrivò la conferma e con la cessione al Watford la Juve riuscì anche a iscrivere a bilancio una mini plusvalenz­a da 200 mila euro.

Di nuovo Friuli

Quattro tornei in Premier, con 106 presenze e 16 centri, lo hanno fatto maturare ulteriorme­nte e quello che si è visto in questa prima parte di campionato la dice lunga sul suo livello di evoluzione. Gioca in maniera più ragionata, si muove con intelligen­za, non si propone con la frenesia di un tempo. È quello a cui i compagni di squadra si rivolgono nel momento del bisogno, quando c’è da gestire una palla che scotta o fare scelte decisive. Vive un rapporto simbiotico, dentro e fuori dal campo, con Rodrigo De Paul. Assieme condividon­o anche l’avventura nella Seleccion argentina, nell’ultima convocazio­ne sfuggita di mano al numero 37 a causa di un infortunio. Si parlano in continuazi­one, e chissà se Maxi ha spiegato a Rodrigo com’è la vita profession­ale nelle squadre in cui si lotta per conquistar­e i titoli, com’è l’esperienza in un grande club. Come la Juve, per esempio.

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GETTY Alla Juve Roberto Pereyra, oggi 29 anni, qui a Torino nel 2015-16

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