La Gazzetta dello Sport

Ballardini «Voglio un Genoa con fuoco e corsa e ora il covid non sia un alibi»

L’allenatore: «Pandev si ritira a fine stagione? Se lo fa davvero io lo denuncio... Lui è il calcio»

- di Filippo Grimaldi GENOVA

«Se questa storia è vera, io lo denuncio».

Prego, signor Ballardini?

«Io denuncio Pandev. E pure voi dovreste andare a fare lo stessa cosa, se davvero intende ritirarsi a fine stagione. Non può fare una cosa del genere, uno che trasmette entusiasmo ogni giorno, uno che ha furore dentro e fuori dal campo. Pandev è il gioco del calcio. Deve ancora arrivare il momento in cui smetterà: vederlo giocare è un piacere». Oggi Goran Pandev guarderà il Genoa dalla tribuna, ma il simpatico siparietto di ieri è la migliore sintesi della quarta vita di Ballardini sotto le volte affrescate di villa Rostan. Una rivoluzion­e solo apparentem­ente dolce, una sorta di maieutica applicata al calcio. Pare che nulla muti, ma alla fine il risultato è un cambio netto rispetto al passato. Ballardini tutto è fuorché un normalizza­tore, anche se possiede i modi e la dialettica di chi prova ad esserlo. Porta il giocatore a seguirlo con un processo mentale che prima di tutto deve essere condivisio­ne.

La vittoriosa gara di La Spezia dimostra il metodo di lavoro di Ballardini: classifica da brividi, un giorno e mezzo per le prime scelte. Alla fine, la decisione di schierare un mix di esperienza e gioventù che sarà pure il copyright del futuro prossimo rossoblù.

«Qui c’è la fortuna di avere sia giocatori di maggiore esperienza, molto seri e responsabi­li, sia ragazzi giovani e altrettant­o interessan­ti. È chiaro che questo mix può dare buoni frutti: a queste condizioni neppure è poi così difficile mettere i giocatori insieme».

La scelta di schierare Radovanovi­c difensore centrale andava in questa direzione.

«Esatto. Lui rientra nel discorso. È un ragazzo molto serio, che ha esperienza, bravissimo nella comprensio­ne del gioco e nel posizionam­ento rispetto alla palla nelle due fasi. Può fare anche il difensore centrale, perché sa dove mettersi rispetto alla palla. E quando ha la palla fra i piedi ragiona da centrocamp­ista: in uscita può essere un valore aggiunto».

Lei ha detto sin dal primo giorno che in questa squadra cerca innanzitut­to la qualità.

«Parlerei di gruppo, non di squadra. E, comunque, sì, vorrei tanta qualità senza perdere

però solidità e compattezz­a. Le caratteris­tiche che ti portano ad essere squadra».

Contro la Lazio non sarà il miglior debutto possibile in casa per lei, in un Ferraris senza pubblico dove la sua presenza avrebbe potuto accendere l’entusiasmo.

«La speranza è ritrovare i nostri sostenitor­i, quando sarà possibile. Ma in questo momento, dico la verità, non ho questi pensieri. Ci attende una sfida contro un’avversaria fortissima, ricca di talenti, molto fisica e compatta, che si sta confermand­o ad alti livelli. La mia attenzione è tutta lì. La Lazio è una priorità assoluta».

Eppure parliamo di una squadra in chiaroscur­o, che per esempio sta subendo molti gol...

«Io penso invece che purtroppo ci troveremo di fronte ad una Lazio molto motivata e arrabbiata. E, credo, pure riposata. Forse proprio nel fatto che quest’anno ha giocato molte partite va ricercato il motivo di tali risultati, talvolta positivi e in altre occasioni meno favorevoli. I loro ultimi risultati non sono stati soddisface­nti, ma sono certo che ora troveremo una Lazio in condizioni migliori».

In ogni caso, a giudicare dalle sue parole, la prima impression­e di questo Genoa è nel complesso positiva?

«Confermo quella che era stata la mia prima sensazione. Vedo un gruppo molto serio e responsabi­le, dove tutti tengono particolar­mente a dare il meglio di loro stessi. Diciamo che è piacevole rapportars­i con loro tutti i giorni».

Quando lei arrivò qui, il 21 dicembre, parlò di voglia matta da parte sua di tornare ad allenare. Ha coinvolto in questo discorso anche i suoi giocatori?

«No, affatto. La voglia matta di allenare è nostra, i ragazzi devono invece avere il desiderio di provare a togliersi maggiori soddisfazi­oni di quelle che hanno raccolto finora. Perciò io credo che il Genoa non possa fare a meno di correre, di essere squadra. Sempre, in ogni momento della partita. E, pure, che non possa fare a meno di avere un fuoco sempre acceso dentro, fame e rabbia che permettano di esaltarti con le tue qualità fisiche e tecniche. Bisognerà correre. Tanto».

Vi attendono 5 partite in 15 giorni, Coppa Italia compresa. Un tour de force per un gruppo che ad ottobre ha avuto 18 giocatori positivi.

«Sugli impegni numerosi, farò dei ragionamen­ti, valuterò dei cambiament­i, la rosa è ampia. Sui tanti caso di positività, lei ha ragione, ma da allora tempo ne è passato, e il Genoa non deve avere delle giustifica­zioni, perché non portano a nulla. Dovremo fare del nostro meglio. Sempre. Nient’altro».

Purtroppo ci tocca affrontare una squadra forte e arrabbiata

I loro risultati sono stati altalenant­i? La causa sta nei tanti impegni

Davide Ballardini

Sul valore della Lazio

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