«Imparo da Curry E diventerò grande pure in Nazionale»
Il 19enne figlio di Pace in Nba coi Warriors «Ora non gioco ma è il team giusto per me»
L’Italia è casa: quando mi chiedono da dove vengo, dico Siena
Nico Mannion sulle sue radici italiane
Chiamo mamma per cucinare la pasta. Papà mi ripete di lavorare duro: è ciò che faccio
Surreale: divido il campo con giocatori a cui mi sono ispirato. Steph è unico: lo sto studiando
Nico Mannion
Bastano pochi minuti con Nico Mannion per capire quale sia la sua qualità migliore: la testa. «La stagione perfetta per me non è definita dalle statistiche, ma dal sapere di aver lavorato duro, dall’essere migliorato almeno un po’ ogni giorno». E basta poco anche per capire quanto il 19enne figlio di Pace e di Gaia Bianchi, in Nba coi Warriors, si senta fiero di essere italiano: «Quando mi chiedono da dove vengo rispondo da Siena».
3Nico, cos’è l’Italia per lei?
«Casa. Spero di rappresentarla al meglio. Dagli italiani ricevo un supporto incredibile: mi fa sentire che sto facendo le cose nel modo giusto. Tutto questo affetto non passa inosservato: voglio approfittarne per ringraziare tutti».
3Com’è la vita in Nba?
«È completamente diverso da quello a cui sono abituato: prima tornavo a casa dalla famiglia, ora sono solo. Vivo a 5’ di macchina dall’arena dove ci alleniamo: col Covid è tutto chiuso, quindi posso solo andare ad allenarmi e poi tornare a casa. Credo sia positivo per me, posso concentrarmi solo sul lavoro senza distrazioni».
3Consigli dai genitori?
«Essere intelligente e avere chiare le mie priorità. Mia mamma la sento spesso via FaceTime, soprattutto per farmi aiutare a cucinare la pasta all’italiana. La sua cucina mi manca tanto».
3E papà?
«Mi ripete sempre di lavorare duro. Ed è quello che faccio: arrivo prima agli allenamenti, studio le partite convinto mi possa aiutare molto, soprattutto ora che non gioco».
3Ai Warriors ora non gioca.
«È dura stare fuori, non ci sono abituato. Penso però di dover prima imparare. Sono seduto in prima fila a guardare i migliori giocatori del mondo: li sto studiando . Negli ultimi giorni è tornato Draymond Green, un grande leader che vede in modo incredibile le partite: ogni volta che parla lui, o un altro veterano o uno dei coach, cerco di imparare più che posso».
3E Steph Curry?
«È surreale, tre anni fa ero al suo camp. Ma l’intera esperienza è surreale: divido lo spogliatoio con giocatori a cui mi ispiro fin da bambino. Ammetto
che i primi giorni con Steph ero in adorazione. Lui ogni allenamento ha un paio di momenti in cui fa cose straordinarie. Per me è una delle migliori guardie di sempre: voglio imparare il più possibile».
3Dopo il Draft diceva di voler usare come motivazione l’essere stato scelto per 48°.
«In ogni partita mi ricordo che la squadra che affrontiamo ha avuto almeno una possibilità di scegliermi e non l’ha fatto. Sono convinto che sarei dovuto essere scelto prima, ma sono grato di essere finito ai Warriors: è la situazione migliore per me».
3Perché?
«Perché sto imparando molto. E per la cultura che c’è qui: sei trattato come uno di famiglia, tutti vogliono il meglio per tutti
e non c’è nessuno al di sopra degli altri».
Anche suo padre venne scelto al Draft dai Warriors.
«Non dico che sia un segno, ma un cerchio che si chiude».
3Una definizione per il 2020?
«Montagne russe. Spero che il 2021 sia meglio».
C’è la Nazionale nel suo 2021?
«Lo spero: mi piacerebbe molto giocarci, se verrò convocato ci sarò».
3Ha debuttato in azzurro a 17 anni: cosa è stata quell’esperienza per lei?
«Ero un liceale tra i professionisti: mi ha aperto gli occhi. Ho imparato tantissimo fuori dal campo, a cominciare dall’importanza di prendermi cura del mio corpo. E dopo quell’esperienza per me il gioco è diventato più facile: credo di aver portato con me tanto di quello che ho imparato».