LA STRETTA NEL WEEKEND: TUTTA ITALIA IN ARANCIONE SCUOLA, IL GOVERNO DIVISO SUL RIENTRO IN PRESENZA
Vertice notturno sul decreto: idea “giallo rinforzato” nei feriali E da lunedì criteri più rigidi ma in base all’indice di contagio Lezioni in classe: il Pd per il rinvio, M5S e Italia Viva contrari
LE OPZIONI
Fino al 15 gennaio, niente spostamenti fra le Regioni e limiti alle visite ai parenti e agli amici. E dopo l’Epifania riparte la scuola in presenza ma in alcune Regioni scatta la didattica a distanza per le superiori lungo tutto gennaio. Mentre Conte (foto) lavora al quinto decreto con i ristori
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Il governo ha discusso fino a notte fonda sul decretoponte con le limitazioni anti-Covid dal 7 al 15 gennaio.
Un decreto legge ad hoc, non più un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, come si era ipotizzato. Ieri vertice notturno in Consiglio dei ministri sul nuovo provvedimento che disciplinerà i giorni dopo le feste. Resterà la classificazione con i colori, per indicare maggiori o minori restrizioni. Oggi e domani, l’Italia sarà tutta in “rosso”, com’era previsto già prima di Natale. Poi ci aspettano due giorni in “giallo”, il 7 e l’8, un “giallo rinforzato”. Perché rinforzato? Rimane il divieto di ricevere visite a casa da più di due parenti o amici, con l’esclusione dei minori di 14 anni, e niente spostamenti tra le Regioni, salvo motivi di lavoro o di urgenza, con bar e ristoranti aperti al pubblico per il consumo all’interno (fino alle ore 18, poi solo asporto e domicilio). Nel weekend, sabato 9 e domenica 10, invece, l’Italia tornerà “zona arancione”. Consentiti gli spostamenti dai comuni sotto i 5 mila abitanti, fino a 30 chilometri dai relativi confini, ma non verso i capoluoghi di provincia. I negozi di abbigliamento saranno aperti (per non danneggiare i saldi, cominciati ovunque per quella data). Bar e ristoranti torneranno aperti solo per asporto e domicilio.
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Bisogna capire cosa succederà dall’11 al 15.
Regioni in giallo, arancione o in rosso, in base alla situazione dell’epidemia. Varranno i criteri utilizzati finora, legati all’R con T (l’indice di contagiosità), e al consueto report dell’Istituto superiore di sanità, che dovrebbe arrivare entro venerdì. Il governo ha previsto un inasprimento dei parametri per classificare un territorio, giro di vite condiviso con i rappresentanti degli enti locali. Criteri più rigidi: sarà più facile finire in “zona arancione”, perché basterà avere l’R con T a 1 (anziché a 1,25, ad oggi sono 6-7 le Regioni a rischio). Per la “zona rossa”, invece, a 1,25 (era a 1,50). Si tratta di un “decreto-ponte”, destinato a fissare le regole tra il 7 e il 15 gennaio, tra la scadenza del decreto sulle feste di Natale e la fine dell’efficacia delle norme contenute nell’ultimo Dpcm, firmato il 3 dicembre. Dal 16 in il governo dovrà varare un altro provvedimento, forse un Dpcm, che potrebbe introdurre persino la classificazione di “zona bianca”, in sostanza senza restrizioni (riaprirebbero cinema e palestre) ma sempre vincolata all’andamento dell’epidemia sul territorio.
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Le scuole ripartono dopo l’Epifania, in presenza al 50%. Ma resta il caos.
Regioni in ordine sparso, nonostante l’indicazione del premier Conte. Si preferisce aspettare in Liguria, Campania e Puglia, solo per fare alcuni esempi. Veneto, Friuli e Marche, in particolare, confermano la didattica a distanza al 100% per le superiori per tutto gennaio. Una decisione «necessaria», spiega il governatore veneto Luca Zaia, «non ci sembra prudente riprendere la didattica in presenza con una situazione epidemiologica in pieno sviluppo». «Di fronte all’incertezza, il 7 e l’8 le scuole in Liguria non apriranno», dice il presidente della Liguria, Giovanni Toti. «Non mi sembra il caso di aprire il 7, per chiudere dopo poche settimane. Si rischia un danno organizzativo e per la formazione dei ragazzi» sottolinea il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «In presenza ripartiremo a febbraio, se non ci saranno stravolgimenti dell’emergenza». Posizione più attendista dalla Lombardia. In Campania, lunedì 11 torneranno in classe le scuole dell’infanzia e le prime classi delle primarie. Dal 18 si valuta il ritorno in presenza per l’intera primaria e dal 25 per medie e superiori. In Puglia, la Regione lascia libertà di optare per la didattica a distanza. In Trentino, Valle d’Aosta, Toscana e Sicilia, invece, si riparte dal 7. «Visto che con dati sanitari ce consentono, in Toscana giovedì si riparte con le secondarie superiori al 50%», assicura il presidente Eugenio Giani. Ma ieri sera, il Pd spingeva con Dario Franceschini per il rinvio di una settimana. Contrari M5S e Iv. Di sicuro non è contenta la ministra Lucia Azzolina: «Le Regioni riflettano bene sulle conseguenze del rinvio per studenti e famiglie», il suo commento. Ma la scuola è davvero un posto “a rischio” per il Covid? Secondo il rapporto dell’Iss, nel periodo 31 agosto-27 dicembre, sono stati rilevati 3.173 focolai in ambito scolastico, pari al 2% del totale nazionale. Poco, quindi. Sicupoi