Pioli, il rosso a Tonali e quelle lezioni di Scirea
Chissà quanti accidenti avranno mandato i tifosi milanisti a Sandro Tonali, quando è stato espulso a Benevento. Oppure chissà quanti ne avranno mandati al Var, che ha convinto l’arbitro a cambiare il colore del cartellino al centrocampista. Senza entrare nei dettagli dell’episodio, rimane il fatto che Tonali ha deluso anche per quel poco (non) fatto fin lì, meritandosi il 4 di Sebastiano Vernazza nelle pagelle della “Gazzetta”. E così il Milan, già privo di Bennacer a centrocampo, domani sarà ancora più in difficoltà contro la Juventus. Un danno che avrebbe fatto imbestialire qualsiasi allenatore, ma non Stefano Pioli, che a Benevento era già stato costretto a rinunciare allo squalificato
Hernandez. Perché il lamento per le tante assenze o i pubblici rimproveri ai propri giocatori non fanno parte del suo carattere, o meglio del suo stile. Uno stile che ci ricorda sempre più quello di Gaetano Scirea, suo compagno nella Juventus tra il 1984 e il 1987, quando Pioli, allora definito “stopper”, giocava vicino a lui in campo, o più spesso in allenamento. Scirea parlava poco e urlava ancora meno, perché al massimo consigliava a voce leggermente più alta i suoi compagni, come quel pomeriggio a Firenze quando si accese una mischia e lui si limitò a dire: “Le vostre mogli vi guardano”. Anche Pioli, come Scirea, non ama le sfuriate e l’ultima dimostrazione l’ha offerta proprio domenica. Invece di rimproverare Tonali, rinfacciandogli le difficoltà in cui aveva messo la squadra per la partita di Benevento e per la prossima contro la Juve, ha evitato qualsiasi polemica dicendo semplicemente: “Negli spogliatoi l’ho abbracciato. Era dispiaciuto per l’errore, ma imparerà anche da queste situazioni”. Tonali sicuramente ha apprezzato e farà tesoro di questo “errore”, come lo ha definito Pioli, perché sarebbe stato più difficile per lui incassare la classica tirata d’orecchi. Il tempo è dalla sua parte e siccome le qualità non gli mancano, altrimenti non lo avrebbero cercato tante altre squadre non soltanto in Italia, potrà prendersi le sue rivincite come fece un altro
centrocampista, Daniele De Rossi, che allora aveva 22 anni, due più di lui, dopo l’espulsione al Mondiale 2006.
Una gomitata all’americano McBride, molto più grave della scorrettezza di Tonali, gli costò quattro gare di squalifica e anche allora Marcello Lippi non volle infierire nei suoi confronti, dicendo: “Preferisco che
cuocia nel suo brodo”. Poi lo fece tornare in campo nella finale contro la Francia e De Rossi, dopo avere sostituito Totti, trasformò uno dei rigori del trionfo in Germania. La strada per il suo mondiale è ancora lunga, ma prima ancora di arrivarci Tonali può già ringraziare Pioli. Perché la serenità che ha trasmesso a lui e a tutta la squadra è il primo segreto del Milan. Con lo stile del suo ex compagno, l’indimenticabile Scirea.