La Gazzetta dello Sport

La partita dei diritti tv Per una vittoria “larga” servono schemi diversi

- di Gianfranco Teotino

Èla partita più difficile e più decisiva, quella che determiner­à le sorti del calcio italiano nel prossimo futuro e perciò deve essere giocata con la formazione migliore e con le

idee più brillanti. È la partita dei diritti televisivi, cuore e polmone della sopravvive­nza del sistema. È cominciata con la presentazi­one del bando per le prossime tre stagioni. Il primo elaborato nell’era post Infront, advisor e molto di più. Ma ricalca più o meno le stesse linee d’azione del precedente. L’unica novità significat­iva riguarda l’inseriment­o, nel caso le offerte andassero a vuoto, della ricerca di un partner per la realizzazi­one del canale della Lega: curioso non si sia aspettato il varo della Media Company che, con l’ingresso dei fondi d’investimen­to, a questa iniziativa dovrebbe eventualme­nte sovrintend­ere. Per il resto, le linee guida sono le stesse: restano la possibilit­à di vendere tutto a un intermedia­rio indipenden­te (per intenderci, una soluzione tipo Mediapro, scongiurat­a appena in tempo tre anni fa) e persino l’offerta di un’esclusiva per il digitale terrestre al costo di 400 milioni annui, neanche esistesse ancora Mediaset Premium. C’è molto profumo d’antico e di stantio, in un momento in cui ci vorrebbero dinamismo e aperture al nuovo. In questi tre anni il panorama del mercato delle telecomuni­cazioni si è modificato a una velocità mai raggiunta in passato e, soprattutt­o, la pandemia ha sconvolto conti e abitudini del mondo del pallone e degli appassiona­ti. La crisi che ha colpito molti dei principali sponsor e gli stadi chiusi hanno contribuit­o ad abbassare il valore totale del prodotto, divenuto un po’ meno appetibile anche televisiva­mente.

Il prezzo dei diritti peraltro era in calo pure prima dell’irrompere del coronaviru­s, persino nei Paesi calcistica­mente più ricchi come Inghilterr­a e Germania. Per fortuna, accanto ai broadcaste­r tradiziona­li, cominciano a manifestar­e qualche interesse le nuove piattaform­e streaming e ad affacciars­i i giganti del web, a partire da Amazon. Attenzione, però. L’approccio con questi nuovi player non può essere tradiziona­le. Inutile predisporr­e pacchetti che offrono almeno 114 o addirittur­a tutte le partite. Amazon, più che al calcio in sé, è oggi interessat­a al calcio come strumento per attrarre nuove fette di potenziali consumator­i. Per questo per ora si limita a incursioni spot: due giornate di Premier League, 16 partite di Champions in Italia e 20 in Germania, con l’aggiunta di qualche incontro di Bundesliga non in esclusiva. Ecco, l’esclusiva sarà sempre più difficile da garantire, anche per il veto a Sky di averla sul web. L’obiettivo della Lega di ottenere 1 miliardo e 150 milioni l’anno per le prossime tre stagioni (+18%) appare irrealisti­co. A meno che non si studino modalità di offerta del tutto nuove, che passino magari anche attraverso la cessione di una piccola parte di calcio in chiaro, e che vadano incontro alle diverse esigenze digitali delle nuove generazion­i: l’Nba ha sperimenta­to la vendita in pay per view, a 99 centesimi, dell’ultimo quarto e poi di dieci minuti delle partite. Idee troppo rivoluzion­arie? In fondo, in Italia c’era una volta la telecronac­a registrata del secondo tempo...

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Diritti tv Le offerte per la Serie A dovranno arrivare entro il 26 gennaio

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