La Gazzetta dello Sport

Giulini «Cagliari, è cresciuta la fiducia in Di Francesco»

Il presidente racconta: «Continuo a investire, Nainggolan sarebbe arrivato anche senza il k.o. di Rog. I miei figli mi chiedono... Mbappé»

- di Francesco Velluzzi INVIATO AD ASSEMINI (CA)

Tommaso Giulini, casual, in scarp de tenis, si affaccia dalla club house di Assemini. Cielo grigio su, cerca un po’ di blu. Serenità, una classifica diversa, una squadra che torni a vincere alla quale ha appena regalato il ritorno di Radja Nainggolan. Alla vigilia della sfida da vincere col Benevento l’umore non è dei migliori, non può esserlo: «Radja è il regalo. Il resto del mercato sarà funzionale. Sono ancora arrabbiato per la prestazion­e col Napoli. La squadra deve fare prove convincent­i, lottare per la maglia fino all’ultima goccia di sudore. Voglio un gruppo con un forte senso di appartenen­za, che condivida i nostri valori di integrità, ambizione, perseveran­za».

Lavori in corso, tanti campi, la classifica non la soddisfa, ma lei continua a investire. «Guardi dietro. La vede quella tribuna. Appena costruita, 300 posti, quello sarà il fortino della Primavera. Ora, guardi avanti, qui dove c’era il campo di golf, costruirem­o dalla prossima estate il building della prima squadra con aree di vario tipo, e tre campi nuovi. Intanto al lato ecco il nuovo campo in erba per la prima squadra. Abbiamo investito due milioni e mezzo tutti nostri. Dal centenario e da quel docu film sublime di Sky ripartiamo con energia, studiando altre idee».

Ma la gente pensa alla classifica. Fiducia in Di Francesco?

«La fiducia è aumentata per come sta affrontand­o il primo periodo negativo da quando è qui. Sono felice di lavorare con un tecnico come lui».

Le faccio un nome che sembra un passato remoto: Massimo Rastelli. Ha fatto nella sua gestione più punti di tutti: 47. Fu mandato via nel 2017. E’ fermo. Ci pensa ogni tanto? «Mi fa piacere che me ne parli. Perché è rimasto un bel rapporto, l’ho sentito da poco. E’ un ottimo allenatore che ci ha anche fatto vincere la B. E non merita di essere fermo».

Torniamo alla squadra di oggi: perché adesso ha fatto lo sforzo per Nainggolan?

«In estate non potevo investire cifre così importanti per un calciatore di 32 anni, ora l’Inter è stata d’accordo sul prestito. E l’avremmo preso anche senza l’infortunio di Rog».

Perché, invece, dopo sei anni e il vero sudore per la maglia volete dire addio a Pisacane?

«Non è detto che succeda. Poi, magari, se ha una buona opportunit­à per giocare altri due anni valutiamo insieme. Io gli voglio molto bene».

La sua stampella per ora è Joao Pedro. Segna più di qualsiasi stella brasiliana. E non va in nazionale.

«La merita, chiaro entrare nel Brasile non è semplice, ma lo merita. Lui, Ceppitelli e Cragno sono con me dall’inizio, fondamenta­li».

Per ora il giovane che più sorprende, ma che ha pochi titoloni è il centrale polacco Walukiewic­z. Mentre il nome nuovo è italiano è Zappa. «Walukiewic­z in Inghilterr­a raccoglie molti più titoli. Zappa piace a qualche big italiana, ma deve fare un bel percorso di crescita da noi».

La riscoperta, invece è Lykogianni­s, il terzino sinistro greco. Stupito?

«No. Ha mezzi fisici e tecnici enormi, è stato troppo criticato. Lo abbiamo aspettato e ama Cagliari».

3Godin si è visto poco. Pentito?

«Macché. È un campione, un leader. Sono convinto che darà tanto».

3Deluso da Marin e Ounas? «Marin è un ottimo investimen­to e sta facendo il suo percorso, a Roma è stato il migliore. Ounas ha giocato poco per essere giudicato».

3In B guarda qualcosa? «Seguo il nostro Ceter a Pescara, se fa bene ritornerà la prossima stagione».

3Parliamo di Lega: sui diritti tv come la pensa? «L’ingresso di Cvc/Advent non è ancora completato. Vediamo il Ceo che sceglieran­no e quale sarà la strategia sul canale di Lega».

Favorevole alla conferma in Figc di Gravina?

«Sì, ma deve avere la forza politica di farci riaprire gli stadi al più presto, almeno parzialmen­te, e di far vaccinare rapidament­e i gruppi squadra per finirla con la procession­e delle centinaia di tamponi a settimana che, oltre che condiziona­re il campionato, sono costosi e fastidiosi».

Certo che è dura far calcio di questi tempi...

«Fare calcio durante il Covid è molto più complicato che fare industria. Questo governo non si rende minimament­e conto dei danni che sta subendo l’industria calcio e che non ci sono solo Paperoni sempre pronti a ripianare tutti i deficit del sistema».

Non vogliamo farla arrabbiare... Lei ha un carattere fumantino.

«Il periodo del Covid mi ha insegnato a essere molto più calmo e riflessivo».

3E allora si sottoponga a questo gioco: urla di più con i suoi calciatori, con i dipendenti, con sua moglie o con i suoi figli?

«Non c’è partita. Con i miei figli. Sono quattro maschi di 16, 13, 12 e 4 anni. E sono esuberanti. Non voglio ritrovarme­ne uno capotavola appena mi distraggo un attimo». (Ride)

Ma guardano tanto calcio. Che giocatore le chiedono? «Mbappé. Pensi che Leonardo ha tenuto la casa a Milano nel mio stesso palazzo. Ma mi ha detto che per ora non me lo cede».

Va bene Pavoletti insomma...

«Spero che ci faccia il gol della vittoria».

Fare calcio con il Covid è più dura che fare industria e il governo non si rende conto dei danni

Godin è un campione, Marin sta crescendo, Zappa piace alle big ma farà un percorso con noi

Tommaso Giulini

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