INTER AGGRAPPATA A LUKAKU VA K.O. CON LA SAMP, DOMENICA LA ROMA CONTE: «MERCATO? IL CLUB SA LA SITUAZIONE»
Sanchez sbaglia il rigore in avvio, segnano gli ex Candreva e Keita. Il Milan rimane a un punto: domenica c’è la Roma, ora a -3
Niente nona sinfonia. L’Inter incassa la seconda sconfitta in campionato e manca la vittoria di fila numero 9. Nessun sorpasso sul Milan, ma il distacco dalla capolista, battuta dalla Juve, resta uguale, meno uno. Casomai il rimpianto per l’occasione persa – l’Inter oggi potrebbe essere prima a più due – e un pizzico di preoccupazione per il secondo posto minacciato dalla Roma, salita a meno tre dai “contiani”: domenica all’Olimpico lo scontro diretto. Basta niente per cambiare umori e prospettive, è sufficiente un pomeriggio sbagliato sotto la pioggia e nel vento di Genova, a casa della Samp. Un’Inter pesante, macchinosa, contorta. Dominante, però inconcludente. Senza Lukaku nell’undici titolare è venuto meno il trascinatore punto di riferimento e il rigorista infallibile, dettaglio cruciale, perché l’Inter è scivolata sulla buccia di banana di un penalty fallito e su quell’errore di Sanchez si è incartata. Doloroso due volte questo stop genovese, perché i gol doriani li hanno segnati gli ex interisti Candreva e Keita, e perché lo stesso allenatore blucerchiato è un ex nerazzurro, Claudio Ranieri. Sampdoria raccolta a testuggine, compatta e lesta a distendersi non appena si schiudeva uno spazio. Il risultato ha una sua logica tattico-strategica.
Dominio e crollo
Striscia finita Conte si ferma a 8 vittorie di fila È il secondo k.o. in campionato
L’Inter ha cominciato forte, 10’ di strapotere che lasciavano presagire il meglio. Poi Valeri è stato spedito al video per un mano di Thorsby, ma Sanchez si è fatto deviare il tiro da Audero e sulla respinta Young ha scosso un palo. Su questo doppio episodio l’Inter si è aggrovigliata, è andata in “down” psicologico.
Cattivi pensieri: se basta un rigore sbagliato per farsi condizionare, le carte non sono in regola. All’opposto la parata di Audero ha infuso coraggio e spavalderia alla Samp, disegnata da Ranieri con uno dei suoi 4-4-2 vintage, molto Anni Ottanta, però efficaci e funzionali, perché ordinati e rigorosi. In realtà parliamo di un 4-4-1-1, poiché Damsgaard si muoveva alle spalle di Keita. Il danese creava parecchi fastidi con movimenti tecnici e veloci e inibiva Brozovic in costruzione. Nel giro di pochi minuti il Doria ha preso il sopravvento. Prima Tonelli ha colpito di testa la traversa, poi il varista Chiffi ha rispedito Valeri al monitor e l’arbitro ha ordinato l’inevitabile rigore per una bracciata di Barella. Dal dischetto Candreva è stato meno emotivo: 1-0. A seguire il raddoppio, nato da uno strappo di Damsgaard e chiuso da Keita, con la fase difensiva interista ridotta alla stregua di un presepe. Dieci minuti di strapotere e 35 di sofferenze, amnesie e tormenti: misteri della psicologia o forse la dimostrazione di come Conte non sia ancora riuscito a impermeabilizzare l’Inter con la sua mentalità. Spiegazioni tecniche vanno ricercate a centrocampo, settore in cui, nella composizione Barella-Brozovic-Gagliardini, manca il seme della costruzione.
Dominio... e sconfitta
Stratega Ranieri Damsgaard alle spalle di Keita si è rivelata la mossa chiave
All’intervallo Conte ha sostitui
to il confusionario Young con Perisic per rivitalizzare la fascia mancina: qualche timido progresso, niente di memorabile. La partita è andata avanti con lo stesso protocollo, Inter dominante e Samp ripartente. I “contiani” hanno sprecato abbastanza per imprecisione e tanto per la bravura di Audero portiere doriano. Qualcosa si è divorato anche il Doria in contropiede. Superato il quarto d’ora, Conte si è assunto il rischio di far entrare Lukaku, in campo con una vistosa fasciatura alla coscia “pericolante”. Lukaku è stato attento a non forzare per minimizzare il rischio stiramento, non è andato al massimo, ma con la sua sola presenza ha costretto la Samp a schiacciarsi più di quanto già lo fosse e in un paio di minuti, su corner, è arrivato il gol della speranza, di De Vrij su corner. Il belga ha rimpiazzato Gagliardini e il cambio ha portato con sé una mutazione di sistema: Conte è passato al 3-4-1-2 con Sanchez trequartista, poi rilevato da Eriksen. Conte ha “regalato” 25’ abbondanti, recupero compreso, al danese ripudiato, ma non ne ha ricavato granché. Si è visto un Eriksen rabbioso, bramoso di dimostrare qualcosa, però la frenesia è nemica della lucidità. Il muro della Samp ha resistito e l’Inter, senza neppure accorgersene, si è scoperta battuta e vulnerabile. Non sempre si può vincere di ribaltone. Le rimonte dovrebbero essere l’eccezione, non possono diventare regola. L’Inter ne ha riparate diverse, di gare simili: stavolta l’impresa non le è riuscita e il risultato non nasconde i difetti strutturali, per esempio un’alternativa forte alle fasce, principale se non unica fonte di gioco, nei giorni in cui manca l’opzione “palla lunga a Lukaku”. Nulla è compromesso, un incidente di percorso è ammissibile, a patto di non riprecipitare nella spirale di negatività che ha avvelenato varie stagioni. Serve una risposta immediata, domenica a Roma.