La Gazzetta dello Sport

Allegria e gioco Ora Fonseca deve essere big

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La Roma da podio è la sorpresa al vertice, spinta in alto come un palloncino dalla sua allegria di gioco. C’è qualcosa di infantile nel mondo con cui la squadra di Fonseca attacca e riempie l’area. Tutti insieme, di corsa, come bambini che escono dal cancello della scuola. Il simbolo è la poesia in movimento di Mkhitaryan, decisivo non meno di CR7, Ibra o Lukaku. Senza dimenticar­e che, in un contesto di fatica e di energie da preservare, avere tanta qualità significa poter far correre meglio il pallone che, come ricordava spesso il maestro Liedholm, non suda, a differenza degli uomini. A proposito, tanto merito alla flemma svedese di Fonseca (Sassuolo a parte), che ha smorzato le tensioni quando sembrava un

e nei momenti più critici della stagione. E’ nell’incontro tra un allenatore freddo e una piazza calda, che Roma storicamen­te ha vissuto il meglio. Il tecnico portoghese ha potuto mantenere alta velocità e qualità, e può sperare di continuare a farlo, grazie a un organico che gli permette di cambiare senza peggiorare. Il pallone all’incrocio di Crotone, spiega cosa può fare il vice Dzeko: Mayoral. Anche a centrocamp­o le rotazioni sono ricche e abbondanti.

Salto di maturità

Questa allegria di gioco porta entusiasmo. La Roma è la squadra che ha segnato di più nei primi tempi nei 5 campionati top. Vanta un bottino record anche nel primo quarto d’ora. Ha questa frenesia di divertirsi, infantile appunto. Dopo il primo gol, si aprono gli spazi e spesso la partita diventa un lunapark. Ma ora serve il passo successivo: dimostrars­i adulti, quando le cose si mettono male. Resistere, reagire e non lasciarsi andare. Contro Napoli ed Atalanta non è successo. Goleade d’immaturità. «Sembravamo bambini», disse proprio Fonseca a Bergamo. L’Inter domenica e poi la Juve sono l’occasione ideale per dimostrare di aver messo i calzoni lunghi; di non avere solo leader tecnici (Dzeko, Pellegrini, Veretout...), ma anche etici: al momento, forse, c’è solo Smalling. E poi, perché il palloncino gialloross­o resti in alto, va migliorata la difesa: 24 gol subiti sono tanti. Sette difese (alcune con una partita in meno) hanno fatto meglio. Mirante (37 anni) ha scavalcato Pau Lopez: la concorrenz­a da scudetto, tra i pali, è più attrezzata. Ok, ai bambini piace fare gol, ma gli adulti vincono quando li evitano.

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GETTY Terzo Paulo Fonseca, 47, terzo a -4 dalla vetta dead coach walking

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