La Gazzetta dello Sport

DIETRO SCATTA L’ALLARME TROPPI ERRORI INDIVIDUAL­I COSÌ È SFUMATO IL PRIMATO

- Di

ufficio complicazi­oni cose (più o meno) semplici ha riaperto. E mica c’è da festeggiar­e, all’Inter, specialist­a nel farsi del male da sola. Perché è vero, Gianni Brera aveva ragione: la partita perfetta finisce 0-0 e non prevede errori. Occhio, però: ci sono errori ed errori. E allora facciamo un gioco, visto che il 2021 della squadra di Antonio Conte, nei numeri difensivi, è iniziato con un’antipatica tendenza, 2 gol incassati a partita e serie di vittorie consecutiv­e interrotta. Ok l’equilibrio smarrito, ok il contraccol­po psicologic­o subito a Genova dopo il rigore sbagliato da Sanchez. Ma c’è dell’altro, che aiuta a spiegare. Conte è un teorico dell’eccellenza: senza – dice lui – è impossibil­e arrivare a vincere. Vale anche per la cura dei particolar­i. All’Inter mancano i particolar­i, come canterebbe Ultimo. Si spiega così: delle 30 reti incassate fin qui dall’Inter tra campionato e Champions, almeno 11 sono figlie di errori grossolani o di veri e propri «regali», per dirla alla Conte, ovvero di sviste individual­i episodiche e allo stesso tempo ricorrenti. Oltre un terzo del totale, dato che allarma e che chiama in causa l’attenzione del singolo, ancor prima che gli equilibri di squadra.

L’Oltre un terzo dei 30 gol presi è figlio di sviste: da Vidal a Barella, l’elenco è lungo. Ma la SDB a Roma ci sarà ancora Ci risiamo

Qui si ragiona complessiv­amente: fase difensiva e non difesa, dunque inutile pensare solo alla SDB, Skriniar-De VrijBaston­i. Giocano solo loro ormai, domenica con la Roma sarà la 12a partita consecutiv­a del terzetto. Turnover sparito, a maggior ragione ora che si è fatto male pure D’Ambrosio. Ma gli errori coinvolgon­o tutti. L’ultimo regalo agli avversari è stato di Barella, nel fallo di mano del rigore concesso alla

Sampdoria. Chiamasi ingenuità, che ha finito per spaccare la partita: fin lì, l’Inter a Marassi era quasi in controllo. L’elenco è lungo, tiene dentro Vidal: come dimenticar­e il rigore regalato al Borussia, oppure quello (almeno non dannoso in termini di risultato) col Crotone? E ancora: Kolarov che abbatte Ibrahimovi­c senza motivo nel derby, l’accoppiata PerisicHan­danovic che rialza la Lazio all’Olimpico, ancora Barella che manda davanti dal dischetto il Real, Hakimi che serve Benzema, Handanovic che rimette in pista il Verona.

Al lavoro

Paradossal­mente, questa è storia ancor più complicata da risolvere per Conte, i «regali» ti lasciano dentro un senso di impotenza. Perché sugli equilibri di squadra puoi intervenir­e, magari rinunciand­o al trequartis­ta e tornando stabilment­e al caro vecchio e affidabile 3-5-2. Così è stato, in effetti. Prima del nuovo calo del 2021, l’Inter aveva ricomincia­to a subire poco: quattro reti nelle ultime sei giornate del 2020, una proiezione persino migliore rispetto ai 36 gol subiti la scorsa stagione, dato che fece dei nerazzurri la miglior difesa della Serie A. Ecco, non è mai semplice paragonare una stagione a un’altra ma il dato in qualche modo è interessan­te: oggi l’Inter è a quota 21 gol subiti in Serie A, ben oltre la metà del totale 2019-20 non essendo neppure arrivati al giro di boa del torneo. Ecco perché l’inizio «difensivo» del 2021 spaventa. E Conte sugli errori dei singoli non può far altro che far appello alla concentraz­ione, richiamand­o tutti all’importanza di ogni singola giocata. Si può forzare il ragionamen­to, ma non si va poi così lontani dalla realtà nel sintetizza­re: l’eliminazio­ne dall’Europa e il primo posto momentaneo sono sfuggiti all’Inter anche (certo, non solo) per gli errori dei singoli. E la sterzata serve immediatam­ente: davanti al naso nella corsa al vertice ci sono Roma e Juventus, terzo e quinto (ma con una gara in meno) attacco del campionato, l’agognato (da Conte) Dzeko e Cristiano Ronaldo. Ma soprattutt­o, c’è la ricerca dell’eccellenza.

Tendenza Quattro gol subiti negli ultimi 180’. Eppure il 2020 era finito in ascesa

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ANSA Agli ordini Antonio Conte, 51 anni, alla seconda stagione sulla panchina dell’Inter

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