Francia e l’altra idea di C: «Difendere i più piccoli e il format della Lega Pro»
Il dirigente : «Perché ridurre i 60 club? Tutti sognino: il Renate in B sarebbe una bella notizia»
aolo Francia era vicepresidente della Federtennis nell’anno magico (1976) della vittoria in Coppa Davis, è stato poi anche presidente della Virtus Bologna nel basket e direttore di Rai Sport. Ora si candida alla vicepresidenza della Lega Pro. Per la presidenza si sfideranno il 12 gennaio a Roma l’uscente Francesco Ghirelli e Andrea Borghini. Per i due vicepresidenti sono in corsa con Francia anche Marcel Vulpis e Luigi Ludovici.
P3Francia,
che cosa la porta a tentare questa avventura? «Una grande passione per gli sport, più o meno tutti, con il calcio in evidenza. Sto seguendo da qualche anno la Lega Pro, una categoria con un campionato che rappresenta città grandi, medie e piccole, tutte comunque importanti. In Lega Pro ho incontrato dirigenti competenti e appassionati. E ritengo che sia un mondo che debba avere una vita migliore di quella di adesso. Mi metto a disposizione, con la mia professionalità e a titolo assolutamente gratuito».
3Non
ha scelto proprio il miglior momento vista l’emergenza.
«In verità, in altre due occasioni, già all’inizio del 2016 e del 2018 avrei voluto candidarmi. Ma chi aveva le chiavi di casa mi tenne fuori».
3Ma
di che cosa possono avere paura?
«Della mia indipendenza, della mia autonomia e forse della mia competenza nello sport e nella comunicazione. Nelle mie pregresse esperienze sportive (tennis e basket) avrei potuto anche fare meglio, ma di sicuro – me lo riconoscono – non ho mai fatto male».
3Il
calcio è un posto dove per trovare un equilibrio fra le diverse componenti si fa una grande fatica. Magari lei non è ritenuto uomo del dialogo. «Ma io invece sono dialogante e lo sono ancora di più quando mi trovo a difendere imprenditori, come molti di Lega Pro, di valore straordinario. Anche questa stessa assemblea la si è voluta calare dall’alto...».
3Quali
sono le sue idee chiave?
«Una forte politica per i giovani, con i fatti e non a chiacchiere, con significativi investimenti sui vivai. Al servizio delle serie maggiori. Poi la difesa della territorialità, perché 60 società o qualcuna di meno rappresentano il patrimonio storico di un Paese che si snoda da Trieste a Palermo».
3In
che senso?
«Nel senso che la Lega Pro non può essere castigata con progetti precotti di riduzione delle squadre. Anche le piccole hanno diritto di sognare. Ad esempio, il Renate è in testa a uno dei gironi e ha 4mila abitanti. Se andasse in serie B non sarebbe una bella notizia per il calcio italiano? Io penso proprio di sì, ne parlerebbe il mondo».
3Messa
così è una medaglia, poi però c’è il rovescio, cioè il problema sostenibilità, il rischio che 60 squadre siano davvero troppe e il sistema non se le possa permettere.
«Non deve essere un dogma, ma perché non provare a difendere questa linea e mantenere questo format? Si deve valutare con calma, discutere e decidere con tutte le Società. Certo bisogna trovare delle risorse, creare una solidarietà e un ponte stabile con la A e con la B. Intanto organizzare un pool di industrie che possa investire sul prodotto Lega Pro, che è un bel prodotto. E qui c’è il terzo punto: una grande operazione di comunicazione. Con il mio passato professionale posso fare molto».
Sono necessari investimenti significativi sui settori giovanili