La Gazzetta dello Sport

A CASA SCHUMI

Siamo andati sul lago di Ginevra Qui Mick prepara lo sbarco in F.1 con i consigli di mamma Corinna e con lo staff del padre Michael

- dall’inviato Andrea Cremonesi

Non solo cavalli la madre è coinvolta nelle scelte del figlio

Mick in pista con tecnico, legale e allenatore del 7 volte iridato

Viaggio a Gland sette anni dopo l’incidente di Meribel e alla vigilia del debutto del figlio nei GP. Dal sindaco al pizzaiolo: ecco cosa si dice in città

Isentieri che lambiscono nel bosco il Lago di Ginevra sono popolati di runner e cani al guinzaglio. Gland, Canton Vaud: undici mila abitanti, dove con il passare degli anni al quartiere storico si è aggiunta una zona industrial­e e di terziario che fa da collante con quella costiera punteggiat­a da cancelli che nascondono ville da favola. Lì, alla reserve, celata da un cancello in fondo al viale che porta al Golf Club, c’è casa Schumacher, anche se definirla così fa un po’ sorridere. Da fuori non si vede niente, ma basta osservare le foto dall’alto e le descrizion­i che se ne fanno per capire che sarebbe giusto definirla una tenuta. Tre edifici, uno dei quali abitato stabilment­e dalla madre di Corinna, una foresteria dove alloggiano papà Rolf e la compagna Barbara, piscina, persino un distributo­re di carburante personaliz­zato. Qui il campioniss­imo della Ferrari ha scelto di vivere quando la già bella dimora di Vuffles le Chateau non bastava più, e da qui parte adesso l’assalto alla F.1 di suo figlio Mick,

atteso da un debutto che intriga. Passato e futuro, dramma e gioia convivono sotto lo stesso tetto, anche se la traiettori­a della vita ha portato mamma Corinna, Gina e il fresco pilota della Haas a essere per le loro passioni dei giramondo. Ma poi si torna tutti qui. «Raramente ho visto una famiglia così unita», dice Sabine Kehm che da oltre vent’anni cura gli affari del clan. Anche lei, quando è stata promossa da pr e consulente media a manager, ha lasciato Berlino per trasferirs­i qui a “Schumacher­land”. Michael è curato in una stanza attrezzata, la pandemia ha reso la famiglia prudente. Le visite, facile immaginare, sono ridotte all’essenziale come è giusto che sia in caso di soggetti fragili. insieme agli ex ferraristi Jean Todt, Ross Brawn e ad Andreas Pohl di DWAG fa parte del board che decide come impegnare le risorse della Fondazione Keep Fighting. «Sosteniamo la Fia nella produzione di caschi leggeri e a basso costo - spiega Sabine - per promuovere la sicurezza stradale nei Paesi in via di sviluppo». Mick c’era quel 29 dicembre 2013, stava sciando con il padre, quando lo ha visto capottarsi ai bordi di una pista di sci a Meribel e non rialzarsi più. Una mazzata. Ma, seppure ancora ragazzino non ha sbandato. Ha mantenuto fede al suo proposito di diventare pilota sino ad arrivare lassù. Determinaz­ione, tenacia ma anche, aggiunge la Kehm, l’insegnamen­to di Michael: «Spendersi sino in fondo in ciò

Michael uno qualunque

Mauro De Francesco, origini abruzzesi è il titolare di Profumo d’Italia, la pizzeria che si trova nella stessa strada dove ha sede l’MS office e che in questi difficili giorni lavora solo da asporto. Mauro non ha difficoltà a ricordarsi il più bel regalo per il giorno del suo quarantesi­mo compleanno: «Michael venne a mangiare da noi col piccolo Mick, restò a parlare con me un’ora», sottolinea, mentre mostra orgoglioso la foto scattata tredici anni fa

con il campioniss­imo. E il piccolo Cavallino Rampante che fa bella mostra sulla vetrina passa quasi inosservat­o in una cittadina dove niente sembra ricordare che qui vivono due piloti. Gland non è Maranello orgogliosa di essere stata scelta da Enzo Ferrari per la sede della sua celebre fabbrica e non è nemmeno Kerpen, mecca per gli appassiona­ti di corse tedeschi e non a cui offre due kartodromi, uno di Michael l’altro del fratello Ralf. Qui non c’è traccia di Flan Club. «I primi tempi dopo l’incidente un po’ di gente curiosa si è fatta viva, ma è durato poco», spiega il sindaco Gerald Cretegny. E non è difficile capire la ragione. «Qui abita gente benestante che apprezza la riservatez­za», aggiunge il sindaco, ricevendoc­i in un municipio chiuso al pubblico per via della pandemia. Nei suoi 15 anni di mandato ha visto i coniugi Schumacher una sola volta. «Un giorno – racconta la Kehm Michael, portando a spasso il cane, incontrò una signora, parlarono del più e del meno sino a quando l’interlocut­rice disse: ”Ma lo sa che qui intorno abita Schumacher?” “Ah davvero”? rispose divertito, senza rivelarsi». La riservatez­za è un marchio di famiglia, anche se questo non ha impedito a Michael di far respirare l’aria delle corse a Mick pure da bambino: «La famiglia era spesso al completo anche se voi giornalist­i non potevate vederla», sorride compiaciut­a la Kehm. «Schumacher sentiva il bisogno di averla accanto, soprattutt­o Corinna

nei fine settimana che sembravano complicati». La riservatez­za è un tratto caratteris­tico pure di Mick: c’è una ragazza nel suo cuore? Facile immaginarl­o, difficile trovare conferma.

Mick il ciclista che resta in fila

Anche se le corse lo tengono lontano, qualcuno che conosca Mick fuori dalle mura di casa lo si scova. Nils Peters, titolare di un negozio di bici (Dr. Bike&Mr. Ride) ad esempio che tra i propri clienti annovera pure Lance Stroll e, dice, Lewis Hamilton, che ha a Ginevra una delle sue tante dimore. «Ricordo quando venne da bambino a comprare la bici con sua madre, il giorno dopo arrivò Michael a sostituirl­a perché non aveva il cambio!». Insieme in sella hanno percorso i sentieri più divertenti e impegnativ­i: «Mick è un ragazzo gentile. Se sto servendo altri clienti, se ne sta paziente in coda. E quando ha vinto il titolo di F.2 o è stato promosso nei GP, gli ho spedito degli sms».

Il vantaggio di Mazepin

Il passaggio alla Haas è stato deciso dalla Ferrari ma Mick lo ha condiviso in pieno anche se si tratta di un team particolar­e: anima americana, reparti alla Dallara e a Maranello. Ci vorrà tempo per orientarsi ma Sabine garantisce che il giovane Schumi è sereno, conscio delle difficoltà di debuttare in una F.1 che ha ridotto i test a un giorno e mezzo e che il neo compagno Nikita Mazepin partirà con il vantaggio di aver girato a lungo con la Mercedes 2018. Intanto potrà contare sullo stesso team del padre dal fisioterap­ista Kai Schnapka all’avvocato Thilo Damm - e come coach Jock Clear, ultimo ingegnere di pista di Michael nel 2012 alla Mercedes. E poi c’è mamma. A Givrins, a un quarto d’ora d’auto, c’è il suo ranch, un impegno notevole ma che non le toglie l’energia per consigliar­e il figlio. «Non sono molto d’accordo quando dicono che Mick e Michael siano identici - dice al proposito la Kehm -. Il sorriso che Mick ha sempre stampato sul volto è quello di Corinna. E lei è fortemente coinvolta in tutte le decisioni che riguardano suo figlio».

Un cosmopolit­a di casa a Maranello

Mick è un pilota della Ferrari Driver Academy, la quale, come sottolinea­to da Mattia Binotto, «non serve a preparare piloti per la F.1 ma per il Cavallino». E per lui la Ferrari è una seconda famiglia: «Aveva duetre anni e già veniva a Maranello», ricorda Sabine. Domanda: Mick si sente più tedesco o svizzero visto che è nato qui? «Parla un francese fluente come il tedesco. E poi ovviamente italiano e inglese. È tedesco, ma al tempo stesso un vero cosmopolit­a», dice Sabine. E intanto il sindaco di Gland promette in caso di successo di rinunciare almeno per un giorno alla tradiziona­le riservatez­za elvetica: «Perché le sue radici sono qui».

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In alto Michael Schumacher, 52 anni, 7 volte iridato di F.1 e vincitore di 91 GP con Benetton e Ferrari. A destra il figlio Mick, 21 anni, campione F.2 con la tuta della Haas con cui correrà in F.1; al centro ai test di Abu Dhabi in cui si crede, per la propria passione. Solo così si può avere successo».
AFP Generazion­i a confronto In alto Michael Schumacher, 52 anni, 7 volte iridato di F.1 e vincitore di 91 GP con Benetton e Ferrari. A destra il figlio Mick, 21 anni, campione F.2 con la tuta della Haas con cui correrà in F.1; al centro ai test di Abu Dhabi in cui si crede, per la propria passione. Solo così si può avere successo».
 ??  ?? ●Doppietta sudafrican­a nella 5ª tappa della Dakar, da Riad a Al Qaisumahal (456 km cronometra­ti). A vincere è stato Giniel De Villiers (Toyota) con 58” sul connaziona­le Brian Baragwanat­h (Century) e 2’25” su Stephane (Mini).Peterhanse­l che resta leader della classifica e anzi allunga su Al Attiyah (Toyota). Dopo 3 successi di tappa di fila, ieri il qatariota è rimasto a 4’38” e ora è 2° in graduatori­a a 6’11”. Terzo, ma molto staccato, è Carlos Sainz, a 48’13” (ieri 9° di tappa a 15’19”). Nelle moto protagonis­ta l’argentino Kevin Benavides (Honda) che ha preceduto di 1’ José
La cartina e i volti dei protagonis­ti Da sinistra la pianta di Gland; Sabine Kehm con Andrea Cremonesi nell’ufficio di Schumacher; Nils Peters, titolare di un negozio di bici; e il sindaco Gerald Cretegny e casa Schumi
Cornejo (Honda), e di 1’20” Toby Price (Ktm). Così ora Benavides è leader con 2’31” su De Soultrait (Husqvarna) e 3’42” Cornejo, con Price 4° a 3’43”. Oggi 618 Km di cui 448 di speciale Al Qaisumah-Ha’il.
●Doppietta sudafrican­a nella 5ª tappa della Dakar, da Riad a Al Qaisumahal (456 km cronometra­ti). A vincere è stato Giniel De Villiers (Toyota) con 58” sul connaziona­le Brian Baragwanat­h (Century) e 2’25” su Stephane (Mini).Peterhanse­l che resta leader della classifica e anzi allunga su Al Attiyah (Toyota). Dopo 3 successi di tappa di fila, ieri il qatariota è rimasto a 4’38” e ora è 2° in graduatori­a a 6’11”. Terzo, ma molto staccato, è Carlos Sainz, a 48’13” (ieri 9° di tappa a 15’19”). Nelle moto protagonis­ta l’argentino Kevin Benavides (Honda) che ha preceduto di 1’ José La cartina e i volti dei protagonis­ti Da sinistra la pianta di Gland; Sabine Kehm con Andrea Cremonesi nell’ufficio di Schumacher; Nils Peters, titolare di un negozio di bici; e il sindaco Gerald Cretegny e casa Schumi Cornejo (Honda), e di 1’20” Toby Price (Ktm). Così ora Benavides è leader con 2’31” su De Soultrait (Husqvarna) e 3’42” Cornejo, con Price 4° a 3’43”. Oggi 618 Km di cui 448 di speciale Al Qaisumah-Ha’il.

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