A CASA SCHUMI
Siamo andati sul lago di Ginevra Qui Mick prepara lo sbarco in F.1 con i consigli di mamma Corinna e con lo staff del padre Michael
Non solo cavalli la madre è coinvolta nelle scelte del figlio
Mick in pista con tecnico, legale e allenatore del 7 volte iridato
Viaggio a Gland sette anni dopo l’incidente di Meribel e alla vigilia del debutto del figlio nei GP. Dal sindaco al pizzaiolo: ecco cosa si dice in città
Isentieri che lambiscono nel bosco il Lago di Ginevra sono popolati di runner e cani al guinzaglio. Gland, Canton Vaud: undici mila abitanti, dove con il passare degli anni al quartiere storico si è aggiunta una zona industriale e di terziario che fa da collante con quella costiera punteggiata da cancelli che nascondono ville da favola. Lì, alla reserve, celata da un cancello in fondo al viale che porta al Golf Club, c’è casa Schumacher, anche se definirla così fa un po’ sorridere. Da fuori non si vede niente, ma basta osservare le foto dall’alto e le descrizioni che se ne fanno per capire che sarebbe giusto definirla una tenuta. Tre edifici, uno dei quali abitato stabilmente dalla madre di Corinna, una foresteria dove alloggiano papà Rolf e la compagna Barbara, piscina, persino un distributore di carburante personalizzato. Qui il campionissimo della Ferrari ha scelto di vivere quando la già bella dimora di Vuffles le Chateau non bastava più, e da qui parte adesso l’assalto alla F.1 di suo figlio Mick,
atteso da un debutto che intriga. Passato e futuro, dramma e gioia convivono sotto lo stesso tetto, anche se la traiettoria della vita ha portato mamma Corinna, Gina e il fresco pilota della Haas a essere per le loro passioni dei giramondo. Ma poi si torna tutti qui. «Raramente ho visto una famiglia così unita», dice Sabine Kehm che da oltre vent’anni cura gli affari del clan. Anche lei, quando è stata promossa da pr e consulente media a manager, ha lasciato Berlino per trasferirsi qui a “Schumacherland”. Michael è curato in una stanza attrezzata, la pandemia ha reso la famiglia prudente. Le visite, facile immaginare, sono ridotte all’essenziale come è giusto che sia in caso di soggetti fragili. insieme agli ex ferraristi Jean Todt, Ross Brawn e ad Andreas Pohl di DWAG fa parte del board che decide come impegnare le risorse della Fondazione Keep Fighting. «Sosteniamo la Fia nella produzione di caschi leggeri e a basso costo - spiega Sabine - per promuovere la sicurezza stradale nei Paesi in via di sviluppo». Mick c’era quel 29 dicembre 2013, stava sciando con il padre, quando lo ha visto capottarsi ai bordi di una pista di sci a Meribel e non rialzarsi più. Una mazzata. Ma, seppure ancora ragazzino non ha sbandato. Ha mantenuto fede al suo proposito di diventare pilota sino ad arrivare lassù. Determinazione, tenacia ma anche, aggiunge la Kehm, l’insegnamento di Michael: «Spendersi sino in fondo in ciò
Michael uno qualunque
Mauro De Francesco, origini abruzzesi è il titolare di Profumo d’Italia, la pizzeria che si trova nella stessa strada dove ha sede l’MS office e che in questi difficili giorni lavora solo da asporto. Mauro non ha difficoltà a ricordarsi il più bel regalo per il giorno del suo quarantesimo compleanno: «Michael venne a mangiare da noi col piccolo Mick, restò a parlare con me un’ora», sottolinea, mentre mostra orgoglioso la foto scattata tredici anni fa
con il campionissimo. E il piccolo Cavallino Rampante che fa bella mostra sulla vetrina passa quasi inosservato in una cittadina dove niente sembra ricordare che qui vivono due piloti. Gland non è Maranello orgogliosa di essere stata scelta da Enzo Ferrari per la sede della sua celebre fabbrica e non è nemmeno Kerpen, mecca per gli appassionati di corse tedeschi e non a cui offre due kartodromi, uno di Michael l’altro del fratello Ralf. Qui non c’è traccia di Flan Club. «I primi tempi dopo l’incidente un po’ di gente curiosa si è fatta viva, ma è durato poco», spiega il sindaco Gerald Cretegny. E non è difficile capire la ragione. «Qui abita gente benestante che apprezza la riservatezza», aggiunge il sindaco, ricevendoci in un municipio chiuso al pubblico per via della pandemia. Nei suoi 15 anni di mandato ha visto i coniugi Schumacher una sola volta. «Un giorno – racconta la Kehm Michael, portando a spasso il cane, incontrò una signora, parlarono del più e del meno sino a quando l’interlocutrice disse: ”Ma lo sa che qui intorno abita Schumacher?” “Ah davvero”? rispose divertito, senza rivelarsi». La riservatezza è un marchio di famiglia, anche se questo non ha impedito a Michael di far respirare l’aria delle corse a Mick pure da bambino: «La famiglia era spesso al completo anche se voi giornalisti non potevate vederla», sorride compiaciuta la Kehm. «Schumacher sentiva il bisogno di averla accanto, soprattutto Corinna
nei fine settimana che sembravano complicati». La riservatezza è un tratto caratteristico pure di Mick: c’è una ragazza nel suo cuore? Facile immaginarlo, difficile trovare conferma.
Mick il ciclista che resta in fila
Anche se le corse lo tengono lontano, qualcuno che conosca Mick fuori dalle mura di casa lo si scova. Nils Peters, titolare di un negozio di bici (Dr. Bike&Mr. Ride) ad esempio che tra i propri clienti annovera pure Lance Stroll e, dice, Lewis Hamilton, che ha a Ginevra una delle sue tante dimore. «Ricordo quando venne da bambino a comprare la bici con sua madre, il giorno dopo arrivò Michael a sostituirla perché non aveva il cambio!». Insieme in sella hanno percorso i sentieri più divertenti e impegnativi: «Mick è un ragazzo gentile. Se sto servendo altri clienti, se ne sta paziente in coda. E quando ha vinto il titolo di F.2 o è stato promosso nei GP, gli ho spedito degli sms».
Il vantaggio di Mazepin
Il passaggio alla Haas è stato deciso dalla Ferrari ma Mick lo ha condiviso in pieno anche se si tratta di un team particolare: anima americana, reparti alla Dallara e a Maranello. Ci vorrà tempo per orientarsi ma Sabine garantisce che il giovane Schumi è sereno, conscio delle difficoltà di debuttare in una F.1 che ha ridotto i test a un giorno e mezzo e che il neo compagno Nikita Mazepin partirà con il vantaggio di aver girato a lungo con la Mercedes 2018. Intanto potrà contare sullo stesso team del padre dal fisioterapista Kai Schnapka all’avvocato Thilo Damm - e come coach Jock Clear, ultimo ingegnere di pista di Michael nel 2012 alla Mercedes. E poi c’è mamma. A Givrins, a un quarto d’ora d’auto, c’è il suo ranch, un impegno notevole ma che non le toglie l’energia per consigliare il figlio. «Non sono molto d’accordo quando dicono che Mick e Michael siano identici - dice al proposito la Kehm -. Il sorriso che Mick ha sempre stampato sul volto è quello di Corinna. E lei è fortemente coinvolta in tutte le decisioni che riguardano suo figlio».
Un cosmopolita di casa a Maranello
Mick è un pilota della Ferrari Driver Academy, la quale, come sottolineato da Mattia Binotto, «non serve a preparare piloti per la F.1 ma per il Cavallino». E per lui la Ferrari è una seconda famiglia: «Aveva duetre anni e già veniva a Maranello», ricorda Sabine. Domanda: Mick si sente più tedesco o svizzero visto che è nato qui? «Parla un francese fluente come il tedesco. E poi ovviamente italiano e inglese. È tedesco, ma al tempo stesso un vero cosmopolita», dice Sabine. E intanto il sindaco di Gland promette in caso di successo di rinunciare almeno per un giorno alla tradizionale riservatezza elvetica: «Perché le sue radici sono qui».