Pogacar maglia gialla anche del vaccino
Per la sua Uae-Emirates l’anti-Covid di Sinopharm: è il primo team al mondo
Il messaggio di Tadej Pogacar è semplice, ma allo stesso tempo pieno di significato: «La mia speranza per il 2021 è che si possa tornare a una certa normalità. E che i tifosi possano riapparire sulle strade ad applaudirci, così da farci sentire di nuovo la loro energia». Intanto il re del Tour de France in carica, assieme alla sua Uae-Emirates, ha mosso le prime pedalate in questa direzione dopo aver concluso giovedì il primo «giro» di vaccinazioni anti-coronavirus: primo team al mondo a farlo nel ritiro di Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, che ha aperto la stagione. Il siero utilizzato è quello di matrice cinese Sinopharm: le autorità della Cina avevano annunciato il 30 dicembre un’efficacia del 79%, gli Emirati Arabi Uniti intanto avevano iniziato la propria campagna vaccinale il 9 dicembre parlando poi di un indice dell’86%.
Tutti vaccinati
«Il vaccino non sarà imposto, si tratterà di una scelta personale»: così il team manager Mauro Gianetti aveva anticipato la notizia alla Gazzetta il 7 dicembre. Ticinese, 56 anni, argento iridato 1996 e uomo di fiducia della famiglia reale emiratina, a sua volta aveva già ricevuto il vaccino a fine novembre. E tutta la squadra, atleti e staff, ha accettato: i numeri di questi giorni parlano di 27 atleti vaccinati (in attesa che venga ufficializzato l’acquisto del talento svizzero Hirschi), più 32 uomini dello staff (quelli presenti a questo ritiro), che dovranno fare anche la seconda iniezione di richiamo. Per i corridori, c’erano tutti tranne Diego Ulissi, attualmente fermo per una miocardite: dunque pure gli italiani Formolo, Trentin, Conti, Covi, Marcato e Troia. È stato vaccinato anche chi aveva contratto il coronavirus lo scorso anno come Fernando Gaviria (due volte), Max Richeze e il nostro Covi. Lo slogan scelto per una giornata storica, e impresso sulle magliette, è stato «Bring Life Back to Life», cioè «ridare vita alla vita». E gli Emirati Arabi Uniti si sono imposti in questo inizio di 2021 come uno dei Paesi più virtuosi nel ritmo a cui si procede per vaccinare le persone: la graduatoria è in evoluzione continua e i dati delle nazioni non sono aggiornati tutti allo stesso momento, ma solo Israele sta facendo meglio nel mondo in rapporto alla popolazione.
Le altre
E il resto delle squadre? Patrick Lefevere, team manager della Deceuninck-Quick Step, ha detto a Sporza: «Non è una cosa che mi fa ingelosire. Vuol dire che sono più efficienti di noi. Se lo è la squadra o il Paese? Penso il Paese. Non correranno più veloci anche se, ovviamente, se hai ricevuto un vaccino sei al sicuro. Per me comunque gli atleti devono fare la fila, come tutti gli altri». Iniziative analoghe di «gruppo» non sono state annunciate e per adesso i margini di manovra sembrano limitati. Cosa diversa per i singoli che hanno la priorità nelle campagne vaccinali dei singoli Paesi: per esempio il varesino Carlo Guardascione, medico di base che fa parte dello staff della BixeExchange di Simon Yates, sarà vaccinato sabato 23 gennaio a Saronno. «La Uae-Emirates è un’eccezione — conferma Guardascione —. Credo che però tra un paio di mesi, almeno in Italia, si possa pensare innanzitutto alla vaccinazione per gli atleti di interesse olimpico. Inoltre, chi fa parte di gruppi sportivi militari come le Fiamme Oro o le Fiamme Azzurre (è il caso, per esempio, di Elisa Longo Borghini o Letizia Paternoster, ndr) ha già ricevuto la proposta di adesione alla vaccinazione anti-Covid. Tra l’altro, la mia opinione è molto chiara: per gli sportivi professionisti il vaccino dovrebbe essere reso obbligatorio».