La Gazzetta dello Sport

La moglie di Pablito «Comprerò la maglia che indossò col Brasile»

La moglie Federica: «L’affetto della gente ci dà forza. Lo hanno ricordato anche a Gerusalemm­e. Sto cercando di comprare la maglia che indossò con il Brasile»

- di Vernazza

Un mese senza Pablito. La sera del 9 dicembre 2020 se ne andava Paolo Rossi. La notizia come una coltellata, nella notte. L’incredulit­à, il dolore: possibile? Nessuno sapeva quanto fosse malato, neppure i suoi «fratelli» di calcio e di gruppo Whatsapp, i ragazzi del 1982, campioni del mondo con l’Italia di Enzo Bearzot. Paolo e sua moglie, Federica Cappellett­i, erano stati rigorosi nel mantenere il riserbo sulla malattia: «Avevamo deciso che sarebbe stata la nostra battaglia, soltanto nostra», spiega Federica. Un mese dopo, la ferita rimane aperta. L’altro giorno, alla Rai, la signora Rossi ha raccontato di come ogni sera si addormenti con le bambine, Maria Vittoria, 10 anni, e Sofia Elena, 8, figlie sue e di Paolo, e di come ogni mattina lei senta la necessità di restare da sola nella camera che divideva con il marito, per avvertirlo accanto. Le feste hanno acuito la percezione della perdita. «Più passa il tempo e più il dolore aumenta - dice Federica alla Gazzetta -, e tutto diventa molto faticoso, perché cresce la consapevol­ezza della sua assenza. Ci mancano la sua intelligen­za, il suo sorriso, i suoi consigli».

Le bambine come stanno?

«Sono state e sono molto brave nell’affrontare questa cosa enorme, ma hanno degli inevitabil­i cedimenti. A volte piangono, si chiedono perché sia successo proprio a loro di perdere il papà. Insieme stiamo facendo un percorso. Il calore della gente ci aiuta moltissimo, ci fa sentire meno sole, ci dà la forza. E poi ci è di conforto il pensiero sulla fortuna di cui abbiamo goduto nell’avere Paolo, io come marito e le bimbe come padre».

Vivete sempre a Bucine, nella villa attigua al resort, in Toscana?

«Sì, è la casa in cui siamo stati felici con Paolo e qui vogliamo rimanere, anche se i ladri l’hanno violata (il furto nel giorno dei funerali, ndr)».

Un crimine ignobile. Che cosa vi hanno rubato?

«Varie cose, ma più di tutto l’orologio di Paolo, quello che portava negli ultimi mesi. Il valore dell’oggetto non ha alcuna importanza, quello che rappresent­a per noi sì, tantissimo. È l’orologio che aveva al polso quando si avviava verso la fine. È una sofferenza nella sofferenza pensare che quell’orologio non sia qui con noi, a casa sua, non sapere in quali mani sia finito. Le forze dell’ordine non ci hanno ancora comunicato nulla, ma sento che stanno mettendo molta attenzione e impegno nelle indagini».

La gente come vi è vicina?

«Con tanti piccoli gesti. Molti hanno mandato dei pensierini alle bambine per coccolarle un po’. Qualche giorno fa siamo andate a fare la spesa all’ipermercat­o che anche Paolo frequentav­a. Tutti sono scoppiati a piangere: le cassiere, gli addetti, i clienti. Ci siamo sentiti accomunati da qualcosa di profondo. Tanto amore nei confronti di Paolo mi riempie il cuore. Mercoledì è stata celebrata una messa per Paolo alla basilica della Natività di Gerusalemm­e. Un bel gesto di padre Ibrahim, amico di mio marito. Quello in Israele è un viaggio che abbiamo sempre rimandato, ma ho le foto e i video della messa e sono contenta».

Altre testimonia­nze?

«Si è fatto vivo il mondo intero. Uno dei primi è stato Karl Heinz Rummenigge, cosa che mi ha colpito. Poi Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Alberto Tomba... E mi fermo qui perché sono troppi. Mi hanno fatto piacere i messaggi dal Brasile, dove Paolo era chiamato il Carrasco, il Boia, per la tripletta del 1982. I brasiliani che mi hanno scritto hanno specificat­o era un Boia buono, che nessuno gli voleva male sul serio, che era soltanto un modo di dire per esorcizzar­e la loro grande sconfitta del 1982 e che per Paolo provavano affetto, simpatia e rispetto».

Dove si trovano le ceneri di Paolo, racchiuse dentro una copia della Coppa del Mondo?

«Preferisco non dirlo, potrebbe essere pericoloso, temo altri furti o gesti irresponsa­bili. Bisogna stare attenti».

È vero che sta cercando di comprare la maglia indossata da Paolo in Italia-Brasile 3-2?

«Sì. Juninho Fonseca, l’ex giocatore del Brasile che l’aveva ottenuta in cambio della sua negli spogliatoi, chiede 50mila euro e stiamo trattando. Spero di riportarla in Italia, con l’aiuto di amici che mi affiancano. Del resto mi hanno detto che una figurina di Paolo ha raggiunto i 70 euro di valore».

Quando siamo tornate a fare la spesa, tutti all’iper sono scoppiati a piangere Sulla quotidiani­tà

Sicuri che sia quella maglia?

«Sì, Paolo aveva quella della finale con la Germania, la federcalci­o ne conserva un’altra. La maglia con il Brasile è quella».

Quali iniziative terranno viva la memoria di Rossi?

Ho ricevuto tante proposte, faremo una cosa anche con la Juve, ma devo mettere ordine Sul futuro

«Un museo dedicato, le mostre, un film o una serie tv : ho già ricevuto varie proposte da case di produzione e devo capire quali siano quelle giuste. Mi ha contattato anche la Juve, per una cosa che faremo più avanti. Sono travolta dagli inviti, devo mettere ordine, riflettere».

È vero che lei ha preso il posto di Paolo nella chat dei ragazzi dell’82?

«Sì, e ho capito che tra loro è come se fossero tutti dei fratelli. Ogni mattina c’è qualcuno che saluta Paolo, me e le bambine, e che chiede se abbiamo bisogno di qualcosa. Un gruppo meraviglio­so».

Che cosa farete oggi?

«Andremo alla messa per Paolo, alle 15, nella chiesa di Bucine».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy