Giampaolo è deluso: «E su Verdi dico che era rigore»
Il tecnico del Toro: «Mi disturba essere rimasti a guardare metà partita». Attacco a secco dopo 2 mesi
uello che forse genera più delusione in Marco Giampaolo è la frenata che il suo Toro ha palesato sotto il profilo del gioco, e l’aver tradito quella promessa di dare continuità che aveva stretto alla vigilia insieme alla squadra. «Per 45’ l’abbiamo guardata e per 45’ l’abbiamo giocata: al di là degli episodi, e del rigore su Verdi certamente difficile da giudicare ma che rivedendolo
Qera rigore, mi disturba che abbiamo giocato 45’ e non novanta: il primo tempo non ci siamo stati». Già quel primo atto che entra nell’esame del tecnico granata come il momento in cui «c’è stato un passo indietro. Abbiamo avuto poca personalità nel giocarla, poi abbiamo fatto meglio nel secondo tempo ma avevamo compromessa prima la gara».
Notte senza gol
La notte gelata di San Siro frizza anche una statistica che cominciava a diventare uno degli elementi qualificanti del cammino granata. Dopo nove partite nelle quali la squadra di Giampaolo era sempre riuscita a segnare almeno un gol, ieri notte l’attacco è rimasto per la prima volta a bocca asciutta. Non accadeva dal pomeriggio dell’8 novembre, esattamente due mesi fa, con il ricordo che ci riporta allo zero a zero allo stadio Olimpico Grande Torino contro il Crotone. Da allora il Toro aveva sempre timbrato l’appuntamento con il gol, potendo sfoggiare anche un ritmo niente male: quattordici reti nei successivi nove appuntamenti di campionato. Ieri sera non invertito l’inerzia della sfida neanche il passaggio in corsa varato da Giampaolo a un modulo più sbilanciato, con le due punte «pesanti» Belotti-Zaza davanti a Verdi nella posizione di trequartista. Alla fine, la sfida contro i rossoneri ci consegna un bilancio finale molto scarno dal punto di vista della produzione offensiva: un solo tiro nella porta di Donnarumma (di Belotti), quattro conclusioni fuori dallo specchio e la bella quanto sfortunata traversa di Rodriguez su calcio di punizione. Esce a testa bassa dal Meazza anche il capimeglio tano Andrea Belotti, che pure nell’arena del calcio milanese era già riuscito a mimare il gesto del gallo in cinque occasioni precedenti: in questo campionato il capitano granata resta fermo a nove centri, e adesso insegue la doppia cifra dal 17 dicembre dello scorso anno, quando riuscì a trovare la via della porta allo stadio Olimpico contro la Roma. Nelle ultime cinque uscite è rimasto a digiuno. Finora ha saltato solo Inter-Torino per infortunio: è molto stanco, e si vede.
Belotti e la profondità
Così, nel discorso a fine partita di Giampaolo, entra anche il focus sull’attacco. «No, non è un problema di singoli o di moduli, perché giocare a 4 o a 5 non conta niente. È un problema di come tutta la squadra interpreta la partita - è la riflessione del tecnico del Torino -. Su Belotti, ad esempio, penso che se lo innesco sempre nella profondità finisco per sfiancarlo e non è questo il modo in cui dovrebbe giocare. Per risparmiare energie così da essere più lucidi e pericolosi, non è necessario fare corse lunghe, le corse devono essere brevi. Ma lo puoi fare se porti la tua squadra nella metà campo avversaria. E se riesci a fare un passaggio in più, noi invece ne facciamo uno in meno». La chiusura è su Baselli: «Ha appena recuperato, vediamo se martedì in Coppa Italia potrà fare uno scampolo di partita. Dobbiamo verificarne le condizioni. Il mercato? È un qualcosa che si farà, non è qualcosa che ho oggi: io penso a quello che ho, non a quello che sarà».
Difficile giudicare ma, rivedendo l’azione, il fallo c’era