Il Genoa affossa il Bologna Destro, la rivincita è dolce
Liguri in vantaggio con Zajc, poi l’ex chiude la gara Mihajlovic: «Un campo così è una vergogna in A»
Ora va gelidamente così: che Ballardini balla e che Sinisa rischia di dover scacciare cattivi pensieri già svolazzanti. Nel campionato più strano e attorcigliato degli ultimi anni, succede che i tre punti di distanza attuale fra Genoa e Bologna sembrano, per una volta, assolutamente virtuali: perché il Grifone (solido e furbo) piazza le zampate scorticanti nei momenti giusti e il Bologna - che prova a fare calcio su un campo che campo da calcio non è - si mostra vuoto, troppo fragile per essere credibile e troppo fuori dal mondo della vittoria per poter pensare che tutto vada a posto da solo. Così, Zajc e Destro incartano la seconda vittoria di Ballardini (la terza stagionale del Genoa) e Mihajlovic fa un conto molto veloce: la zona-rossa si è avvicinata e la sua squadra nelle ultime 8 partite ne ha pareggiate cinque e perse tre, finendo per ricordare l’ultimo successo come fosse di un’Era geologica fa (29 novembre).
Campaccio e qualità
L’orribile campo («In Serie A è una vergogna un terreno così» dice Sinisa) finisce per mettere a repentaglio gambe e qualità: il Genoa lo capisce, il Bologna fa come se fosse perfetto. Errore. Sia liguri che emiliani alcuni piedi gentili li hanno, ma molto spesso serve diventare brutti, sporchi e cattivi più che fiorettisti. Per dire: il Genoa lancia più lungo che no alla ricerca delle proprie punte e attende compatto il fraseggio lento degli uomini di Sinisa; il Bologna invece cerca di manovrare, si specchia in un possesso-palla senza sbocchi, insegue sempre la bellezza più che l’azione portata avanti anche in maniera fangosa, e così ci mette praticamente mezz’ora prima di diventare seriamente pericoloso, perché è al 33’ che Orsolini impegna Perin mentre prima - senza tanti svolazzi - era stato il Genoa a raccogliere un po’ di più impegnando Da Costa per 4 volte nei primi 15’. In tutto questo, a Bologna sostanzialmente improduttivo, quando poi la scintilla di classe emerge oltre ogni zolla cattiva di campo, ecco che qualcosa succede. Manca un minuto alla fine del primo tempo e Zajc spacca l’equilibrio con l’intuizione dei bravi e l’effetto-rimorchio: è lui ad infilare un 1-0 iniziato da una fuga di Shumorodov (bravo e funzionale), transitato per la parata di Da Costa su Zappacosta e certificato da un tiro che schianta la mini-resistenza di Dominguez. Morale: la scintilla di chi ha qualità sa anche andare oltre un campo pessimo e, soprattutto, creare il divario nel momento in cui poi una congiunzione astrale ti dà un ulteriore aiuto.
Chi ce l’ha e chi no
E la congiunzione astrale di cui sopra è la sciocchezza di Jerdy Schouten, solitamente padrone di cose giuste, che definisce la partita. Quando al 10’ s.t. - e pressato dal baby Eyong che poi giocherà solamente 29’ - l’olandese perde palla al limite dell’area, ecco che si materializza una maxi-vendetta per Destro autore del 2-0. Ma non è tutto qui: Ballardini (che a breve avrà Strootman) applaude la rinascita di un «Nove» che è già al 6° gol e che è assolutamente quello che Sinisa cercava di farlo essere in quei mesi di Bologna: solo che Mattia, allora, non ne aveva più, stimoli compresi. Il Destro di oggi è completezza e rabbia, è riferimento e finalizzazione. E’ quel centravanti che Miha vuole. Anche se ieri - con un Bologna così - chissà se un «9» avrebbe tirato in porta...