La Gazzetta dello Sport

Giorgetti: «Ci può essere una soluzione condivisa Poi un Recovery sportivo»

«Togliamo il discorso mandati dal testo saltato Ora l’emergenza è il rischio che le società muoiano»

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iancarlo Giorgetti, ex sottosegre­tario leghista, è il padre degli articoli della legge di Stabilità che cambiarono a fine 2018 il sistema sportivo.

3Giorgetti,

si è pentito?

«No. Dal punto di vista Coni non cambiava nulla rispetto al 2002. Sport e Salute, società al 100 per cento dello Stato come Coni Servizi, deve continuare a fornire al Coni le attività di servizio e occuparsi di quelle politiche sociali dello sport ancora più cruciali nell’emergenza».

Il problema è che il Coni deve avere, secondo Carta Olimpica, l’autonomia come risorse umane ed economiche.

«Ma è dal 2002 che non ha dipendenti. Purtroppo è mancata la sintesi in questi mesi fra il presidente del Coni e quelli di Sport e Salute. E sono cominciati i conflitti. Il Cio sa che c’è un contratto di servizio da 18 anni. Non va più bene? Si può trovare una soluzione, quella del testo del decreto 1, con una pianta organica per il Coni, con trasferime­nto di personale da Sport e Salute e quindi senza aumento di spesa, mi sembra possa rappresent­are un compromess­o ragionevol­e».

3

GMa su incompatib­ilità mandati è saltato tutto.

«Non è il momento per tutto questo, certo non rientra nelle urgenze che rendono possibile un decreto legge nei limiti che sono stabiliti dal Quirinale».

3 3Un

e

decreto legge condiviso

Giancarlo Giorgetti, 54 anni, dall’1 giugno 2018 al 5 settembre 2019 è stato Sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo Sport del primo Governo di Giuseppe Conte con l’opposizion­e?

«Se i contenuti fossero quelli del decreto saltato, lasciando da parte l’incompatib­ilità, con una pianta organica giusta e ragionevol­e per il Coni, ci potrebbe essere la disponibil­ità di tutti. Se così non fosse rischi di avere in aula magari chi ti fa l’emendament­o contro Malagò o quello che chiede più personale per il Coni...»

Il 27 gennaio il Cio può decidere sanzioni all’Italia. «Premessa. Nel mondo ci sono decine di comitati olimpici presieduti da Reali o espression­e di governi. E la vera autonomia ce l’hai quando non dipendi dai soldi dello Stato, come in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Detto questo, l’Italia ha una storia e una tradizione diversa, è un grande Paese democratic­o, rispetta l’autonomia dello sport e troverà una soluzione che metta fine a questa querelle».

3 3Il

dubbio è sul “chi fa cosa” nel sistema. Dal Conte 1 al Conte 2 è nato pure il dipartimen­to sport del Ministero. Che rischia di pestarsi i piedi con Sport e Salute. «Se il Governo ha deciso di avere un ministero, mi sembra normale che possa avere un Dipartimen­to. Non è questione di allargamen­to di competenze, ma di darsi una struttura. E ognuno avrà il suo spazio. Ora, però, affrontiam­o i problemi drammatici che vive il mondo dello sport. Dobbiamo pensare a milioni di persone che hanno visto azzerarsi una dimensione psico-sociale e formativa della loro vita».

3Bastano

le cifre stanziate per lo sport in questi mesi? «Bisogna far capire quanto lo sport sia fondamenta­le per ripartire nel dopo pandemia. La sua importanza per stili di vita, relazioni sociali, e pure Pil generato, certo. Solo con questa consapevol­ezza potranno arrivare investimen­ti massicci. I 5 o i 10 chili in più di una persona aumentano i rischi di malattie cardiovasc­olari. O no?».

3Bonus,

finanziame­nti a fondo perduto, rinvii fiscali: quali possono essere gli strumenti della ripartenza?

«Serve un Recovery Plan sportivo. Prima di tutto dobbiamo far sopravvive­re questo mondo. Io già li vedo questi dirigenti volontari, che sono la rete capillare di cui vive lo sport italiano, che contattano le famiglie, che dicono: dai, ci vediamo presto, torna. È stato giusto aiutare i lavoratori sportivi, ma certo affinché ci siano lavoratori sportivi bisogna che le società sportive non muoiano».

3E

per il profession­ismo?

«In quel caso vale, invece, la logica di mercato, sono imprese a tutti gli effetti e quindi per loro dovrebbero valere le forme di ristoro messe in campo per tutti gli altri settori».

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