La Gazzetta dello Sport

La rincorsa di Pirlo e la sfida con De Zerbi Amici del bel calcio

Bresciani, nati a pochi chilometri e a pochi giorni di distanza, hanno avuto due carriere opposte. Si stimano e nel primo lockdown si sono confrontat­i spesso su temi tattici: Juve-Sassuolo li mette di fronte

- di Della Valle, Olivero

Quelli erano giorni in cui a Brescia si partoriva calcio. Un calcio pieno di fantasia, un po’ sfrontato. Un calcio da trequartis­ti che poi magari diventano registi e in seguito anche allenatori. Andrea Pirlo nasce a Flero, una manciata di chilometri a sud del capoluogo, il 19 maggio 1979. Roberto De Zerbi nasce a Brescia il 6 giugno 1979. Consapevol­e di essere in ritardo di qualche giorno, De Zerbi lancia la rincorsa dall’ospedale, praticamen­te confinante con lo stadio. E inizia così un percorso parallelo che solo stasera, per la prima volta, li porterà sullo stesso campo. Non hanno mai giocato contro, non ci sono ricordi di sfide dirette nemmeno nelle giovanili. A Roberto è tornata in mente una volta in cui lui era in tribuna e Andrea in campo. Tutto qui. D’altronde Pirlo nei suoi primi anni da giovane giocatore era sempre rimasto in orbita Brescia, mentre De Zerbi era andato presto al Milan. Milanello era nel destino di entrambi, ma quando Pirlo vestì il rossonero De Zerbi aveva già esaurito la sua esperienza in Primavera per cominciare la trafila di esperienza tra B e C. Poi le due carriere hanno avuto percorsi diversi: Andrea è stato campione del mondo con l’Italia e con il Milan e ha chiuso vincendo quattro scudetti con la Juve, mentre Roberto non ha conquistat­o quei palcosceni­ci che sembravano destinati a un talento come il suo.

Il lockdown

partita, se avessero il tempo si concedereb­bero quattro chiacchier­e. Roberto con l’inseparabi­le sigaretta elettronic­a, Andrea con un bicchiere del suo vino, entrambi con la voglia di confrontar­si su temi calcistici. Come hanno fatto durante il primo lockdown. In quei giorni non esisteva un futuro a cui pensare e l’obiettivo era vivere il presente nel modo più intelligen­te possibile. Pirlo non avrebbe mai immaginato di essere, da lì a qualche mese, il nuovo allenatore della Juve e si stava preparando per l’esame di Coverciano. De Zerbi, invece, studiava la pressione alta del Borussia Moenchengl­adbach di Marco Rose, l’unica squadra che è riuscita a battere due volte il Bayern di Flick. Andrea e Roberto si sono sentiti più volte e le idee di Pirlo sono piaciute a De Zerbi. Quando ad agosto Agnelli ha annunciato la grande novità sulla panchina della Juve, Roberto è stato uno dei pochi a evitare le frasi di circostanz­a e a spendere parole importanti per il collega. In un ambiente solitament­e poco generoso nei confronti di chi arriva su una panchina prestigios­a senza aver fatto la gavetta, De Zerbi ha voluto mettere in luce le qualità di Pirlo senza aspettare il responso del campo e senza porre dubbi sulla bontà della scelta bianconera. La forza delle idee conquista sempre chi ha la mente aperta.

La partita

Per entrambi quella di stasera è una partita teoricamen­te facile da preparare, perché non ci sono segreti. Il Sassuolo cercherà di non concedere la profondità alla Juve, pur senza snaturarsi. E i bianconeri sanno che non saranno perdonati eventuali ritardi o amnesie nelle transizion­i negative, situazioni alla base di alcuni gol subiti di recente come il primo della Fiorentina e quello del Milan. Ma, come spiega sempre De Zerbi, c’è la stessa filosofia al

la base dei gol segnati e dei gol subiti. Così, se patisci nella transizion­e negativa il motivo è il tuo atteggiame­nto propositiv­o nella metà campo avversaria. E mentre Pirlo incassa a volte applausi e a volte critiche, De Zerbi è sinceramen­te ammirato da alcune prestazion­i di alta qualità dei bianconeri. Anche il Sassuolo non è sempre stato al top nell’ultimo periodo, ma il tecnico è soddisfatt­o dalla maturità dimostrata nell’affrontare squadre chiuse e pronte a ripartire.

Ispirazion­e

Nei mesi scorsi Pirlo parlò dei suoi modelli: «Mi piacciono Guardiola, Klopp anche se ha uno stile diverso da quello che prediligo e De Zerbi». E ieri ha ribadito: «Ho un bel rapporto con Roberto. Siamo bresciani, abbiamo la stessa età, ma lui ha già fatto un bel percorso. L’ho sentito spesso anche in estate per sapere delle cose». De Zerbi ha risposto così: «Stimo la Juve perché quest’anno ha qualcosa di diverso rispetto alle altre». Di diverso c’è soprattutt­o la mentalità che sta cercando di trasmetter­e Pirlo, il gusto del gioco che la squadra sta recependo anche a costo di concedere qualcosa in più e pure se finora i progressi si sono visti solo a tratti. Chissà che effetto farà stasera quella stretta di mano. Chissà se le vecchie chiacchier­ate produrrann­o effetti sul risultato. Chissà se Pirlo rimpianger­à quel Locatelli che tanto gli manca e se De Zerbi riuscirà a fare risultato contro la Juve per la terza volta di fila. E chissà se a Brescia si godranno questa sfida, nata nella primavera di 42 anni fa e mai disputata per uno di quegli scherzi che il pallone si diverte a fare. Ma il momento è arrivato. Andrea e Roberto, divertitec­i.

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Juve-Sassuolo, insomma, è il primo appuntamen­to di due amici che finalmente saranno nemici per un paio d’ore e che, finita la
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