IBRA RICOMINCIA DA + 3
Zlatan ritrova i rossoneri soli in vetta Mercato: Simakan il primo rinforzo
L’ultima volta Nel 2010-11 il Milan chiuse in testa l’andata e poi fu scudetto
Pioli adesso ha 3 punti di vantaggio. Domani Zlatan metterà altri minuti nelle gambe in Coppa Italia contro il Toro: vuol essere al top per Cagliari, quando Juve-Inter potrebbe lanciare i rossoneri verso il titolo di inverno
In qualche modo l’ha spuntata lui anche stavolta. Ricomparendo sul radar prima di quanto si potesse pensare. Parliamo di pochi giorni, certo, però per uno come Ibra poter scendere in anticipo dal lettino dell’infermeria equivale all’ennesima dimostrazione di machismo. Ibra torna e comunque il Milan aveva proseguito ugualmente il suo volo libero, lungo il quale ha trovato correnti discendenti soltanto contro la Juve. Per poi rimettersi immediatamente in quota. Anzi. Tornando a scavare un invitantissimo solco rispetto a chi sta sotto. Perché gli scontri diretti possono far male a chiunque, come insegna il pareggio dell’Inter a Roma. L’ultima volta che i rossoneri si erano trovati a più tre sulle inseguitrici era stato a metà dicembre, dopo l’undicesima giornata. Poi, sempre il fiato dell’Inter sul collo, un gradino sotto soltanto. Con più di un’occasione in cui il Diavolo era stato obbligato dal calendario a scendere in campo dopo una vittoria dei cugini, quindi virtualmente secondo. Eppure quel peso non aveva mai annebbiato la vista e imballato le gambe, ulteriore prova di maturità della banda di Pioli.
Morale
Ora si torna con una distanza di sicurezza di tre punti, ma aver riallungato adesso porta con sé anche una certa simbologia perché alla fine del girone di andata mancano due partite e il titolo, per quanto puramente onorifico, di campione d’inverno obbliga chiunque – anche i più scettici – a considerare i rossoneri come un’assoluta pretendente allo scudetto. Ritrovarsi davanti a tutti al termine del primo round peraltro restituirebbe sapori smarriti nel tempo. L’ultima volta era successo nella stagione 2010-11, ovvero quella dell’ultimo titolo. Mai come in questo caso la scienza non è esatta, però aiuta parecchio il morale. Le statistiche raccontano che nella sua storia il Milan è stato campione d’inverno in diciassette occasioni, confermandosi in vetta a fine torneo in undici circostanze (di cui sette nelle ultime otto volte). Il calendario offre un’occasione unica di allungare ulteriormente, diventando magari imprendibile, con la prossima giornata: Diavolo a Cagliari, ma Inter che ospita la Juve e Roma impegnata nel derby. L’ultimo atto del girone d’andata sarà a San Siro con l’Atalanta, che tutto sommato non porta soltanto ricordi aspri: se da un lato le cinque sberle del dicembre 2019 hanno significato una delle pagine più tristi della storia rossonera, è stata proprio la portata della disfatta ad avviare paradossalmente il nuovo ciclo.
Servono allenamenti
Riavvolgere il nastro alla trasferta di Cagliari invece è decisamente più piacevole. Perché è proprio lì che Ibrahimovic ha messo a segno il primo gol della sua seconda vita rossonera. Era un Milan ancora sperimentale, dove Pioli stava cercando di capire come vestire tatticamente la squadra che avrebbe abbandonato subito quel 4-4-2 con Leao accanto a Ibra. Lunedì prossimo in Sardegna il portoghese peraltro non ci sarà, a causa di un cartellino giallo su cui il pacato Pioli l’altra sera ha perso la pacatezza. Ma stavolta, almeno davanti, non sarà più emergenza totale. Zlatan è clinicamente a posto, ma non lo è ancora atleticamente. Lo sarà per Cagliari, dopo un’altra buona manciata di minuti domani sera in Coppa Italia nel bis col Torino, e soprattutto dopo una settimana di allenamenti veri in gruppo. Tornerà in campo dal primo minuto due mesi dopo l’ultima volta, a Napoli, e aiuterà la squadra a difendere il primato. Da fuori ha potuto osservare con chiarezza l’immutata facilità di andare a segno da parte dei compagni, e la capacità di sviluppare un gioco offensivo anche senza la presenza degli interpreti più quotati. Il confronto rispetto a un anno fa dice 40 punti contro 21 e 37 gol fatti contro 16, con Zlatan fuori in dieci partite su diciassette. In altre parole: non si può che migliorare.