La Gazzetta dello Sport

A tutto Keita

«Ranieri è il top Con la Samp voglio superare i miei limiti»

- di Filippo Grimaldi GENOVA

L’attaccante: «La squadra si fida di me. Pressioni? Non le sento... Le avevo già a 10 anni al Barça»

E’ stato facile inserirmi. Con Quagliarel­la c’era già un’amicizia lontano dal calcio

Nei momenti più difficili riesco a dare il massimo e ad andare oltre gli imprevisti

Keita Balde

Nella sua terza vita italiana, Keita Balde si era presentato così ai blucerchia­ti: «Salpiamo insieme marinai. Io sono pronto». La Samp lo aspettava e lui aspettava la Samp, in un sentimento di stima reciproca che adesso può portare lontano entrambi.

Non è stato semplice, né rapido, ricomincia­re, ma la sfida all’Inter ha fatto capire perché Ranieri abbia puntato tanto su di lei.

«Era un mio desiderio ritornare in Italia, il Paese dove ho iniziato la mia carriera da profession­ista, in un campionato fra i migliori del mondo».

Quanto l’ha aiutata avere ritrovato qui vecchi amici come Candreva, con cui ha giocato nella Lazio e nell’Inter, e Adrien Silva, suo compagno nel Monaco?

«Tutto ha influito positivame­nte, ma soprattutt­o la presenza di Ranieri. Al di là del fatto che lui sia oggi il mio allenatore, è un uomo che va rispettato per la sua carriera, per quello che ha fatto e che ha saputo dare al calcio. Lo ringrazier­ò sempre per la fiducia. Il gruppo, poi, è straordina­rio. Anche con Quagliarel­la c’era già un’amicizia lontano dal calcio. È stato facile inserirmi».

Ora sorride, ma è stato un percorso a ostacoli: dopo il lungo stop per la sospension­e della Ligue 1, quando era al Monaco, ha dovuto poi fare i conti con la positività al Covid-19, con l’infortunio e infine, appena rientrato, con quell’espulsione nella gara contro il Sassuolo...

«Sono abituato, la vita è fatta di avversità. Chi è forte mentalment­e riesce a superarle. In momenti simili riesco a dare il massimo e ad andare oltre gli imprevisti. Sono venuto qui con la testa giusta e tanta voglia di fare. La squadra si fida di me, devo dare tutto me stesso per ripagarli. Sono solo all’inizio del mio cammino».

Il suo arrivo a Genova è stato una scossa per l’ambiente. «Dico la verità: la Samp, intesa come squadra e società, mi è sempre piaciuta sin da quando giocavo nella Lazio e poi nell’Inter. E poi qui nella Primavera c’era pure il mio fratellino (Ibourahima, ora in prestito al Foggia, ndr). Quando c’è stata l’opportunit­à di venire non ci ho pensato due volte. Mister e presidente mi hanno fatto vedere il progetto, convincend­omi subito. Ho detto sì alla Samp per divertirmi e portarla in alto».

3Il suo abbraccio con Quagliarel­la alla fine della gara con l’Inter aveva un significat­o particolar­e?

«Fabio è un grande giocatore e un super profession­ista. Che giochi o no, è fondamenta­le per l’aiuto e per i consigli che offre».

Lei è molto sensibile agli aspetti sociali. L’estate scorsa si mosse in prima persona per garantire l’alloggio a un centinaio di braccianti agricoli stagionali in Catalogna. «Uno deve sentire certe cose. Sono cresciuto in una famiglia umile e in un ambiente tranquillo. Provo ad essere un esempio, anche per mio figlio».

Venerdì, invece, ha dialogato a distanza grazie a un robot con i piccoli ricoverati del Gaslini, confermand­o lo stretto rapporto fra la Sampdoria e l’ospedale pediatrico genovese.

«Farei tutti i giorni esperienze del genere. Sono gli aspetti che contano nella vita».

C’è un video del 2005 che la vede protagonis­ta di una lezione di calcio con Eto’o nei panni di professore: lei aveva nove anni e giocava già nel settore giovanile del Barcellona.

«Fu una giornata indimentic­abile, me lo ricordo benissimo. Eto’o era uno dei miei idoli ed ebbi la fortuna di allenarmi con lui insieme ai miei compagni».

La trasferta di La Spezia, poi Udinese e Parma prima di chiudere il girone d’andata. Un trittico che può farvi svoltare?

«Secondo me sono le tre partite più importanti della stagione. Dobbiamo essere mentalment­e a posto. Con l’Inter abbiamo fatto un grande lavoro, ma ormai è il passato. Puntiamo a vincerle tutte e tre».

Le responsabi­lità non la turbano.

«Affatto: avevo la pressione addosso già a dieci anni nel Barcellona. Sono consapevol­e dei miei mezzi e del fatto che la gente si fida di me: a queste condizioni, vado oltre i miei limiti».

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INSIDEFOTO Duttile Keita Balde, 25 anni, può giocare in tutti i ruoli dell’attacco. Il record di gol in campionato è di 16, segnati nella Lazio 2016-17

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