A tutto Keita
«Ranieri è il top Con la Samp voglio superare i miei limiti»
L’attaccante: «La squadra si fida di me. Pressioni? Non le sento... Le avevo già a 10 anni al Barça»
E’ stato facile inserirmi. Con Quagliarella c’era già un’amicizia lontano dal calcio
Nei momenti più difficili riesco a dare il massimo e ad andare oltre gli imprevisti
Keita Balde
Nella sua terza vita italiana, Keita Balde si era presentato così ai blucerchiati: «Salpiamo insieme marinai. Io sono pronto». La Samp lo aspettava e lui aspettava la Samp, in un sentimento di stima reciproca che adesso può portare lontano entrambi.
Non è stato semplice, né rapido, ricominciare, ma la sfida all’Inter ha fatto capire perché Ranieri abbia puntato tanto su di lei.
«Era un mio desiderio ritornare in Italia, il Paese dove ho iniziato la mia carriera da professionista, in un campionato fra i migliori del mondo».
Quanto l’ha aiutata avere ritrovato qui vecchi amici come Candreva, con cui ha giocato nella Lazio e nell’Inter, e Adrien Silva, suo compagno nel Monaco?
«Tutto ha influito positivamente, ma soprattutto la presenza di Ranieri. Al di là del fatto che lui sia oggi il mio allenatore, è un uomo che va rispettato per la sua carriera, per quello che ha fatto e che ha saputo dare al calcio. Lo ringrazierò sempre per la fiducia. Il gruppo, poi, è straordinario. Anche con Quagliarella c’era già un’amicizia lontano dal calcio. È stato facile inserirmi».
Ora sorride, ma è stato un percorso a ostacoli: dopo il lungo stop per la sospensione della Ligue 1, quando era al Monaco, ha dovuto poi fare i conti con la positività al Covid-19, con l’infortunio e infine, appena rientrato, con quell’espulsione nella gara contro il Sassuolo...
«Sono abituato, la vita è fatta di avversità. Chi è forte mentalmente riesce a superarle. In momenti simili riesco a dare il massimo e ad andare oltre gli imprevisti. Sono venuto qui con la testa giusta e tanta voglia di fare. La squadra si fida di me, devo dare tutto me stesso per ripagarli. Sono solo all’inizio del mio cammino».
Il suo arrivo a Genova è stato una scossa per l’ambiente. «Dico la verità: la Samp, intesa come squadra e società, mi è sempre piaciuta sin da quando giocavo nella Lazio e poi nell’Inter. E poi qui nella Primavera c’era pure il mio fratellino (Ibourahima, ora in prestito al Foggia, ndr). Quando c’è stata l’opportunità di venire non ci ho pensato due volte. Mister e presidente mi hanno fatto vedere il progetto, convincendomi subito. Ho detto sì alla Samp per divertirmi e portarla in alto».
3Il suo abbraccio con Quagliarella alla fine della gara con l’Inter aveva un significato particolare?
«Fabio è un grande giocatore e un super professionista. Che giochi o no, è fondamentale per l’aiuto e per i consigli che offre».
Lei è molto sensibile agli aspetti sociali. L’estate scorsa si mosse in prima persona per garantire l’alloggio a un centinaio di braccianti agricoli stagionali in Catalogna. «Uno deve sentire certe cose. Sono cresciuto in una famiglia umile e in un ambiente tranquillo. Provo ad essere un esempio, anche per mio figlio».
Venerdì, invece, ha dialogato a distanza grazie a un robot con i piccoli ricoverati del Gaslini, confermando lo stretto rapporto fra la Sampdoria e l’ospedale pediatrico genovese.
«Farei tutti i giorni esperienze del genere. Sono gli aspetti che contano nella vita».
C’è un video del 2005 che la vede protagonista di una lezione di calcio con Eto’o nei panni di professore: lei aveva nove anni e giocava già nel settore giovanile del Barcellona.
«Fu una giornata indimenticabile, me lo ricordo benissimo. Eto’o era uno dei miei idoli ed ebbi la fortuna di allenarmi con lui insieme ai miei compagni».
La trasferta di La Spezia, poi Udinese e Parma prima di chiudere il girone d’andata. Un trittico che può farvi svoltare?
«Secondo me sono le tre partite più importanti della stagione. Dobbiamo essere mentalmente a posto. Con l’Inter abbiamo fatto un grande lavoro, ma ormai è il passato. Puntiamo a vincerle tutte e tre».
Le responsabilità non la turbano.
«Affatto: avevo la pressione addosso già a dieci anni nel Barcellona. Sono consapevole dei miei mezzi e del fatto che la gente si fida di me: a queste condizioni, vado oltre i miei limiti».