Mito in auto e moto La Dakar perde la leggenda Auriol
«Hubert sembra stare un po’ meglio, è uscito dal coma, c’è un problema agli occhi ma riconosce le persone. Poverino». Così sabato, al telefono, Ciro De Petri — tra gli “eroi” della Dakar degli Anni 80 e 90 — ci aveva informato sulle condizioni del suo grande amico Hubert Auriol. Che da anni lottava con un tumore alla spina dorsale, e che da alcuni mesi era ricoverato a Parigi per avere contratto il Covid a Marsiglia in occasione di una presentazione del suo libro, “T.D.S.P.P. Tout Droit Sur Piste Principal”, titolo che riprendeva l’annotazione frequente sul roadbook preparato da Thierry Sabine, papà della Dakar. Ieri la morte, in seguito a un’emorragia cerebrale.
Trionfi e dramma
Solo in tre hanno vinto la Dakar moto e auto, Stephane Peterhansel — che sta dominando la gara auto 2021 con 7’ su Al Attiyah — e Nani Roma gli altri due, ma Auriol, protagonista sin dalla prima edizione nel 1979, fu il capofila, 1° nel 1981 e nel 1983 con la mitica Bmw R80, prima di imporsi nel 1992 con la Mitsubishi. In mezzo, il dramma sportivo del 1987, quando con la Cagiva stava dominando, ma proprio all’ultima tappa si ruppe entrambe le caviglie contro alcune radici sporgenti. «E ricordo le lacrime quando sull’elicottero mi diceva di chiamare Claudio Castiglioni (n. 1 Cagiva; n.d.r.) per dirgli che avevamo battuto la Honda. Era un grande» lo piange Carlo Pernat, allora team manager della Casa di Varese. Pochi mesi dopo, con Henri Pescarolo, stabilì il record del giro del mondo su aereo a elica. Della Dakar, Auriol — invitato lo scorso anno alla prima in Arabia Saudita — fu poi direttore di gara dal 1995 al 2004, prima di fondare con René Metge e Jean Louis Schlesser l’Africa Race. Se ne va a 68 anni, un giorno prima di Fabrizio Meoni, che 16 anni fa oggi ci lasciava in Mauritania. Il Cinghiale e l’Africain, chissà come si divertirebbero a commentare la gara attuale, che a metà della tappa marathon (senza assistenza) e dopo 4mila km percorsi, vede nelle moto José Ignacio Cornejo (Honda) e Toby Price (Ktm) separati da 1”, coi primi dieci in 17’.