Conte fa i conti
Il tecnico in difesa «Niente mercato? È così da agosto»
Hakimi è stato preso ad aprile, poi la linea del club è stata chiara
È giusto tranquillizzare tutti, l’Inter è una società solida
Antonio e le difficoltà dell’Inter «Ora il verbo volere non esiste»
Alla lettera V, togliere una riga. «Il verbo volere non esiste»: qui non siamo alla revisione della lingua italiana, Antonio Conte ha dipinto perfettamente il quadro di un club che guarda al mercato più o meno come chi sogna sei numeri la notte e spera di sbancare al Superenalotto il giorno dopo. Ma poi c’è la realtà. E la realtà dice che alla guerra scudetto – non s’offenda nessuno, si ragiona in termini sportivi – il tecnico va fino in fondo con questo esercito, con pregi e difetti in mostra fin qui.
Le quattro condizioni
Eccolo, il senso del Conte che non può far altro che compattare ancor di più l’Inter: l’ha fatto a più riprese anche con i giocatori, ad Appiano, dal post Natale in poi. E il messaggio di ieri dopo il pareggio di Roma è andato ancora una volta in questa direzione. Nella speranza, per l’Inter, che da qui in avanti accadano queste quattro cose, per cullare sogni di gloria: 1) non ci siano infortuni pesanti nei ruoli chiave, leggi Lukaku; 2) la squadra smetta di fare i conti con la paura di vincere, negli scontri diretti; 3) il fattore “una sola partita a settimana” duri il più a lungo possibile, così da procurarsi un reale vantaggio in una possibile volata tricolore; 4) le seconde linee (e lo approfondiamo altrove) diano finalmente un apporto decisivo alla causa.
Solo lavoro
Chi fa da sé fa per tre, dicevano i nonni. Conte nonno non è, ma abbastanza esperto dal fissare alcuni punti fermi del suo ragionamento: «Da qui in avanti il verbo non è volere, ma lavorare – ha spiegato l’allenatore –. Mi è stato detto di non chiedere nulla, ho detto ok, cerchiamo di fare con quello che c’è in casa». Si apre la dispensa e si pensa alla cena, nulla più. E in dispensa, giusto per intendersi, “rischia” di restare anche uno come Christian Eriksen, il cui addio era stato praticamente ufficializzato prima di Natale. O come Andrea Pinamonti, difficilmente piazzabile non perché manchino le richieste, ma per via di uno stipendio da due milioni netti.
Necessità e virtù
Conte ha tenuto a precisare: «Per me mica è una novità, è da agosto che è così, il mercato non l’abbiamo fatto neppure allora. Hakimi è stato preso ad aprile, da allora in poi sono arrivati solo parametri zero o rientri dai prestiti. La linea del club è molto chiara, netta e decisa, non faremo assolutamente niente». L’ha deciso la proprietà, la famiglia Zhang, su cui l’a.d. Beppe Marotta ha precisato: «L’Inter è una società solida, è giusto tranquillizzare tutti. Viviamo un momento di contrazione finanziaria in tutto il mondo». Situazione che ha portato il fondo Bc Partners ad avviare una due diligence sul club nerazzurro. Conte non può far altro che accettare, purché sia chiaro il seguente messaggio: se scudetto sarà, è perché l’Inter sarà andata oltre le potenzialità dell’organico che allena. «Sono molto contento di questo gruppo di ragazzi – ecco l’opera di protezione dell’allenatore - che alleno e che hanno voglia fare delle belle cose per l’Inter». In fondo, mica poi così distante dal pensiero di Marotta. «Giusto compattarsi e onorare la maglia, sono molto positivo sul futuro – ha aggiunto l’a.d. -. Stiamo valutando una riconferma totale di questo gruppo. Faremo di necessità virtù». Si può aggiungere un “tanta”? Tanta necessità e tanta virtù.