Gerarchia più telepatia Così l’Eurolega di Milano ha cambiato musica
La vittoria contro il Real (e a Madrid!) cambia le prospettive per Milano in Eurolega. Sia chiaro, la classifica è più fluida che mai. Basta poco per ribaltare tutto. L’Olimpia è al 7° posto, ai playoff vanno le prime 8 e mancano 16 giornate. Sotto ci sono club dal grande passato: Olympiacos, Vitoria, Efes, Maccabi, Fenerbahce, Panathinaikos. Brutti clienti. Come mai questa vittoria è così importante? Certo, qualcuno può dire che il Real giocava senza il grandissimo play Campazzo, ora a Denver nella Nba. E non aveva Llull, Rudy Fernandez, Randolph. Vero, ma le squadre non giocano in quattro se uno è assente. Milano sta salendo in classifica per due motivi. Primo: le gerarchie. Ettore Messina, dopo un periodo di studio (compreso l’anno scorso), ha tracciato ciò che gli allenatori americani chiamano la “linea”. Quelli il cui nome è scritto SOPRA la riga giocano nella rotazione principale; quelli SOTTO devono aspettare il loro turno. È una valutazione tecnica. Il giocatore dopo la partita, guarda il tabellino. L’allenatore guarda il tabellone. Secondo: la squadra, con diversi nuovi, ha trovato un’intesa. È una specie di telepatia. Uno “legge la mente” del compagno. Così
Gigi Datome parte un millesimo di secondo prima per ricevere il passaggio-assist da Sergio Rodriguez. Come si dice: “Giocano a occhi chiusi”. Altri fattori. Ogni giocatore sa cosa si aspetta da lui. La conoscenza del ruolo dà certezza a tutti. Ognuno ha un compito gradito e abituale e non sgradito e sconosciuto. Riccardo Moraschini, con il Real, ha preso 10 rimbalzi. Amici sportivi! Moraschini è una guardia, non un pivot. Ma sapeva che per vincere doveva fare qualcosa di essenziale. Logico che una vittoria così dà fiducia alla squadra. È altrettanto vero che non bisogna mai presumere nulla ad alto livello. Per questo Messina ha voluto in squadra diversi veterani e non solo per l’età anagrafica! Ha voluto gente abituata a competere al vertice. Nessuno deve dire a Rodriguez, che ha vinto ovunque: «Oh, Chacho, occhio al futuro». Lo sa meglio di tutti e lo dice ai compagni. Questa si chiama leadership. E lui è un leader.
All’inizio ho detto che questa vittoria “cambia” le prospettive per l’Olimpia in Eurolega. Forse “cambia” non è la parola giusta. Meglio “chiarisce”. Cioè ora è tutto chiaro. Primo: sono in una buona posizione in classifica per qualificarsi per i quarti, traguardo importantissimo. Poi conoscono gli avversari, sanno che sono duri ma non imbattibili. Infine sanno che non possono permettersi passi falsi: un branco di lupi affamati ringhia sotto le prime otto in classifica. Considerazione finale: si gioca senza pubblico. Vitoria avrebbe sbancato il Forum con 11.000 milanesi a tifare? Non penso. Rovescio la domanda: l’Olimpia avrebbe sbancato Madrid con 10.000 tifosi nell’arena? Molto più difficile. Quindi non esiste più il “fattore campo”. Esiste il “fattore rendimento”. Cioè, non devi contare sul pubblico. Ogni arena è un “playground”. E la regola sul playground è questa: chi vince rimane in campo, chi perde esce.