La Gazzetta dello Sport

La mentalità “cannibale” delle ragazze in bianconero

- di Fabiana Della Valle

Ci sono sconfitte che raccontano più di una vittoria. In mezzo alla striscia interminab­ile di successi in campionato (10 su 10), è stato un k.o. ad aver dato alle ragazze della Juventus la consapevol­ezza della propria forza, anche fuori dai nostri confini: il 2-3 allo Stadium contro il Lione. Quando riesci a mettere in difficoltà una squadra che ha trionfato 5 volte in Champions League, costringen­dola a dare tutto per batterti nel finale, significa che sei sulla strada giusta per fare il salto di qualità, anche in Europa. Non a caso il trionfo in Supercoppa porta la firma di Barbara Bonansea, tre gol e mezzo (ha costruito il 2-1 alla Roma segnato da Girelli) tra semifinale e finale, unica italiana inserita nella top 11 della Fifa, che ha mostrato ancora una volta di essere di una categoria superiore. Ormai la Juventus che domina in Italia non fa più notizia: ieri ha alzato al cielo il sesto titolo in quattro anni di vita. Cambia il genere ma non la categoria: che siano uomini o donne a prendere a calci il pallone, Madama ha sempre le fattezze del cannibale. Merito degli investimen­ti e della lungimiran­za del club di Andrea Agnelli, che quando ha deciso in intraprend­ere questo nuovo cammino lo ha fatto con un solo obiettivo: diventare i numeri uno. L’immagine più bella della giornata è capitan Sara Gama che scende dalla pedana per ricevere il trofeo in mezzo alle sue compagne: più vinci e più cresce la voglia, è ciò che t’inculcano alla Juve dal primo giorno in cui entri a far parte della famiglia. È la mentalità che fa la differenza e ora le ragazze di Rita Guarino hanno la testa giusta, oltre che i mezzi, per diventare competitiv­e anche in Champions. La sconfitta con il Lione ne è la prova più evidente.

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