Ternana padrona e imbattuta in C con un “governo” destra-sinistra
L’allenatore Cristiano Lucarelli: bel gioco di squadra, numeri record e origini popolari. Il presidente Bandecchi ha idee politiche opposte, ma è attento al sociale
Se fosse un libro, l’autore sarebbe Antonio Pennacchi, lo scrittore de “Il fasciocomunista”. Se fosse un film, assomiglierebbe a “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri, regista di culto, purtroppo morto giovane. Questa storia della Ternana dominante nel girone C della Serie C, prima in classifica con otto punti di vantaggio sul Bari di De Laurentiis, contiene qualcosa di speciale perché i motori della rinascita rossoverde sono due livornesi di opposti pensieri politici, Cristiano Lucarelli e Stefano Bandecchi, che a Terni hanno trovato una sintesi vincente. Caduto il Milan contro la Juve, la Ternana è l’unica squadra ancora imbattuta dei campionati professionistici italiani, dalla Serie A alla C.
“Shangai” sì, però...
L’umana vicenda di Lucarelli è nota, l’ha raccontata lui stesso tempo fa in “Tenetevi il miliardo”, il libro scritto con Carlo Pallavicino in cui narrava di come avesse rinunciato a un miliardo di vecchie lire pur di andarsene dal Torino e giocare nel “suo” Livorno. Il denaro è importante, ma non è tutto, specie per chi come Cristiano è cresciuto a “Shangai”, il quartiere dei portuali livornesi, dove il vecchio Pci, Partito comunista italiano, alle elezioni vinceva per plebiscito. Nel suo curriculum un incontro speciale, con Aleida, la figlia di Che Guevara: «Cristiano - disse lei - ha nella testa grandi principi e mio padre ci avrebbe volentieri giocato insieme». Lucarelli non ha barattato le idee con i soldi e con la carriera, quel che pensava a vent’anni continua a pensarlo a 45, però ogni volta che fa qualcosa di bello e di buono nel calcio, fossero i tanti gol che segnava da centravanti o i successi da allenatore a Terni, viene fuori la faccenda del “comunismo”, dell’”infanzia proletaria”. Non è escluso che l’etichetta lo abbia danneggiato, di certo gli è costata pregiudizi e ironie da bar dello sport. Per quello che vale, qui rendiamo merito alla sua Ternana: 13 vittorie e 4 pareggi in 17 giornate, 43 gol segnati e appena 12 subiti. Perché Lucarelli fa praticare un gioco molto offensivo senza perdere l’equilibrio. Un 4-2-3-1 in cui i due terzini sono in realtà due ali, a destra per esempio «scavalla» Defendi, ex Atalanta e Bari, e in cui i tre dietro la punta sono più attaccanti che altro. L’utopia funziona perché tutti sgobbano allo stesso modo nelle due fasi, senza privilegi né deroghe: ahia, ci risiamo con il “collettivismo comunista”. Si scherza, caro Cristiano, non se la prenda.
Di destra sì, però...
Nel 2014, non appena si sparse la notizia che il livornese Stefano Bandecchi, anche lui di “Shangai”, ma anti-comunista, stesse per rilevare il Livorno da Aldo Spinelli, la curva amaranto, nota per le sue simpatie di estrema sinistra, si mosse per bloccare l’operazione. «Bandecchi attento... A Livorno fischia ancora il vento!», recitava uno striscione esposto allo stadio Picchi. Così non se ne fece nulla. Stefano Bandecchi, ex paracadutista ed ex sostenitore di Alemanno, proprietario di UniCusano, un’università attiva nel mondo dei media con radio e tv, viene da destra. Oggi è più vicino a Forza Italia, sta con il centro-destra, e fa cose di sinistra. Per esempio ha acquistato i diritti tv della Ternana in Serie C - li ha pagati circa 230mila euro - e fa trasmettere le partite in chiaro, gratis, sul canale 264 del digitale terrestre, Cusano Italia Tv. La seconda voce delle telecronache è Massimo Zampagna, ternano, ex centravanti di Ternana, Messina, Atalanta e di tante altre squadre, un uomo di manifeste simpatie “comuniste”, con tatuaggio di Che Guevara su una gamba. Bandecchi non lo dice, perché la beneficenza si fa e basta, ma a Terni tutti sanno che dall’inizio della pandemia si è preso in carico un migliaio di famiglie indigenti e le aiuta a vivere. E questo è un terreno su cui Lucarelli e Zampagna non lo osteggiano, anzi lo appoggiano. Potremmo definirlo il compromesso storico rossoverde, i colori della Ternana.
La città
Perché nel frattempo il mondo è cambiato, la globalizzazione ha portato crisi e disoccupazione e Terni, la città delle acciaierie, non è sfuggita alla tendenza. Oggi negli stabilimenti siderurgici lavorano circa 2.500 operai, un quarto del picco occupazionale raggiunto nel secolo scorso. E Terni non è più comunista, ora è retta da una giunta di centro-destra con un sindaco leghista. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia amministrano Terni: difficile soltanto pensarlo tra il 1946 e il 1990, quando la città venne governata sempre da giunte comuniste.
L’anniversario
Nella primavera del 2022 la Ternana festeggerà i 50 anni della prima promozione in Serie A. Correva l’anno 1972, la Ternana vinse il campionato di Serie B. L’allenatore era Corrado Viciani, il tecnico del “gioco corto”, un mix di calcio totale e di tiqui-taca ante litteram, ulteriore prova di come nessuno inventi nulla, casomai rielabori. Gli scongiuri sono doverosi, ma se la Ternana salisse in B, perché non provare subito a ritornare in Serie A? Bandecchi vuole rifare lo stadio Liberati. Ha pronto un progetto per un impianto nuovo da 20mila posti, i lavori sarebbero a spese sue. In cambio chiede di costruire una clinica, per metà privata e per metà convenzionata con il servizio sanitario pubblico. Un “do ut des” da capitalista, ma pensiamo che Lucarelli (e Zampagna) approvino il piano.
(ha collaborato Massimo Laureti)