La Gazzetta dello Sport

Scongelato Eriksen tocca a lui la regia

A Firenze il danese sarà titolare in un nuovo ruolo. Testa anche alla Juve: dentro solo 4 titolari

- Di Calamai, Stoppini

C’è gennaio e gennaio. Ci sono quelli di Eriksen e quelli dell’Inter. La Coppa Italia è un inganno grande così, perché Antonio Conte non può snobbarla, tutto il club tiene alla competizio­ne, di fatto costretto a non lasciare nulla di intentato dopo aver già lasciato per strada l’Europa. Ma fra quattro giorni c’è la Juventus: si respira già, quell’aria da svolta scudetto. E allora che fai: calcoli e spingi, mischi le carte e vai all’attacco. E soprattutt­o, provi. Il test è più che gustoso: Eriksen giocherà da vero regista, play basso. Un inedito: forse l’ultima chance per il danese. O forse l’inizio di una nuova storia, hai visto mai.

Il tecnico cambia idea

«Mi aspetto grandi cose da lui»: Conte ha lanciato così Eriksen. Ed è un cambio di rotta per l’allenatore, che in passato aveva escluso la possibilit­à di arretrare il raggio d’azione dell’ex Tottenham, per non limitarne la dote migliore, ovvero il tiro in porta. Il concetto era: più sta vicino all’area avversaria, meglio è. Ma adesso è giusto spingere sull’accelerato­re in direzione opposta, sperimenta­re. In fondo, proprio a Conte è stato rimprovera­to di abbandonar­e con troppa fatica i suoi canonici binari. Eccolo qui, invece, il test per eccellenza. Che vale anche un’altra chiave di lettura. Eriksen fin qui non ha convinto né da trequartis­ta, né da mezzala. L’ultima posizione possibile è quella di regista, poi non si potrà dire di non averle tentate tutte. «Nella carriera ci sono anche momenti negativi, serve carattere per uscirne», ha aggiunto Conte in riferiment­o al danese. Certo, l’occasione è gustosa. Dodici mesi fa Eriksen si presentava alla Scala, l’Inter lo coccolava come l’acquisto che segnava l’inizio di una nuova era. Mai fidarsi dei mesi di gennaio, di solito malinconic­i per le festività passate. Quel gennaio in cui il club nerazzurro non potrà operare liberament­e sul mercato, per via della crisi di liquidità di Suning. E così il «fare di necessita virtù» ha trovato immediata applicazio­ne. Eriksen regista è anche figlio legittimo della possibilit­à concreta che il danese resti all’Inter. Perché finora non si è andati oltre i sondaggi di Psg e Tottenham, su di lui. E perché un po’ tutti all’Inter sono scettici sul fatto che entro fine mese si presenti davvero qualcuno in grado di coprire per intero l’ingaggio del centrocamp­ista. E allora chissà, magari per una volta gennaio regala una gioia vera.

Le scelte

E magari non si trasforma nel solti incubo nerazzurro, costante delle ultime stagioni. L’ultimo trofeo dell’Inter è stato proprio la Coppa Italia, nel 2011. Dieci anni di astinenza, un’eliminazio­ne europea precoce e le difficoltà finanziare del club sono tre buoni motivi per non aggiungere altro pepe all’attesa della sfida con la Juve, per colpa di un’eliminazio­ne che sarebbe presa come un fallimento. «La Coppa è un trofeo che conta, per noi – ha detto Conte – alla Juve penseremo dopo la gara con la Fiorentina. E non si parli di setimidi conde linee: una squadra ambiziosa come l’Inter deve aver tutti giocatori di pari livello». La risposta al campo: della squadra tipo oggi si vedranno dall’inizio solo Handanovic, Skriniar, Young e Lautaro. Gli altri in panchina, compreso Vidal. Obiettivo Coppa Italia, vero. Ma la Juve riempie già la testa.

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GETTY L’occasione del danese Christian Eriksen, 28 anni, all’Inter dal gennaio 2020

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