La Gazzetta dello Sport

Da Gigio a Lautaro fino a Nainggolan Il barbiere svela i segreti dei campioni

«Icardi padre di famiglia vecchio stile Nainggolan è rimasto uno del popolo»

- di Di Feo

Lo stile In basso, Luigi Paesano con alcuni dei suoi clienti. In prima fila Lautaro Martinez, Zlatan Ibrahimovi­c, Radja Nainggolan, Gigio Donnarumma, Kevin Prince Boateng e Mauro Icardi. Che compare anche in basso insieme al suo parrucchie­re nel numero di Topolino sui 110 anni dell’Inter

Alla fine sempre di supereroi si parla. «Un ragazzino è venuto con una foto di Dragonball e voleva i capelli così, capisci?», fa Luigi Paesano bevendosi il primo caffé della giornata. Ecco, Goku magari no. Però CR7, Ibra o Lautaro, che fanno gol e non onde energetich­e, hanno acconciatu­re replicabil­i. Le forbici di Paesano fanno quelle, e più che tagliare uniscono: Milan, Inter, Juve, da lì a scendere la Serie A si fa i capelli da lui. O con lui, perché va pure a domicilio. E va ovunque: a Parigi da Icardi; sui social, dove ha numeri da influencer; persino su Topolino dove nel numero per i 110 anni dell’Inter, nel 2018, fu immortalat­o mentre fa la riga proprio a Maurito.

La storia

Luigi Paesano ha 28 anni ed è napoletano di Secondigli­ano: «Un’etichetta. Un giorno vado a Ferrara da Petagna, torno a Milano di notte e mi ferma la Polizia. Sono elegante, in abito, ho con me solo la valigetta, leggono la residenza e mi fermano due ore perché pensano che il documento sia falso. Come se dovesse esserci per forza del marcio dietro...». La sua storia è quella di un Fitzcarral­do del capello, uno che un sogno l’ha fatto diventare realtà passo dopo passo su una salita ripida: «Iniziai a 12 anni, papà mi portò dal barbiere e disse “Tu da oggi lavori qua”. Voleva che facessi un lavoro onesto, e che non sarebbe mai finito». Lì matura il sogno di cui sopra, lavorare coi calciatori. Come realizzarl­o? «Il primo fu Aquilani, a Roma. Ma svoltai a una festa. Chi portava vino, chi i dolci, io portai la valigetta. C’era l’attore Maurizio Mattioli, lo feci sedere e gli tagliai i capelli. E c’era il cugino di Candreva che fa a me e a mio fratello: “Siete bravi, vi devo presentare Antonio”. Il giorno dopo andammo a Milano».

Il segreto

Ancora la valigetta. Entri nel salone e nella stanza che Paesano dedica ai calciatori è pronta all’uso («All’aeroporto mi fermano sempre: mi vedono con il barbone, scoprono che è piena di forbici...»). Di fronte poltrona pitonata per lo shampoo con massaggio incorporat­o, e una postazione imponente. «Qua sopra - indica la sedia - parlano poco di pallone, si rilassano, si sfogano, mi chiedono consigli sul look o sentimenta­li, tipo su regali o sorprese alla fidanzata. E si fidano». Si fidano perché è come l’allenatore: comanda lui. «Gigione voleva un taglio che per il viso che ha non poteva portare. Là devi fare il mental coach, condurli dove vuoi. E oggi Gigione dice agli amici “Voi andate dal barbiere, io dal sarto”». Gigione è Donnarumma, cliente affezionat­o a cui un giorno Paesano per scherzo fece pure i capelli verdi. Nel salone si chiacchier­a. «Ma il Papu dove va? E chi lo sa...», fa Paesano col tono di chi forse lo sa. Consigli pure di mercato quindi? «Capita, ho girato parecchio e mi chiedono com’è quella città...». E a Gigione cosa consiglia? «Lui è superman, può giocare ovunque. Ma gli direi di giocare dove sta bene...». A Paesano non piace l’acconciatu­ra di Messi («Non è da campione») e un giorno disse no a CR7: «Voleva una sfumatura che non si adattava a lui. Alla fine si convinse».

La squadra

Nel calcio ha creato un rito: ogni settimana dal barbiere. La sua squadra ha i camici personaliz­zati. Icardi? «Padre di famiglia vecchio stile, mica come lo raccontano». Nainggolan? «È rimasto uno del popolo». Ibra? «Viene qui con un sorrisone e fa:”Tu vai da tutti, ma con Zlatan è lui che viene da te”. Magari mi chiamasse a Sanremo, ma il taglio non glielo cambio». Boateng? «Come lo vesti lo vesti bene». Il più elegante? «Abate, lo chiamo il lord». Il più testardo? «Ragatzu, si incaponì con un taglio e non ci fu modo di fargli cambiare idea. Gli dissi di non dire in giro che glieli avevo fatti io». Gli allenatori? «Juric mi cacciò dal ritiro del Genoa. Pirlo? Mi piace lo stile ma glieli farei diversamen­te». A Parigi ha conosciuto pure Cavani, liason a base di polpette («Una sera si mangiava campano, lui le vide nel sugo e disse a tutti “Con queste a Napoli vincono pure la guerra”»). Tutti scaramanti­ci, se segnano o fanno bene tornano lo stesso giorno alla stessa ora, l’agenda di Paesano è un tetris. Domanda: perché Icardi a Parigi deve chiamare uno dall’Italia? Lui sorride: «Glielo chiedono anche i compagni, e lui li istruisce sulla differenza nella ricrescita tra un taglio a macchinett­a e uno con le forbici. Sai quanti suoi colleghi vengono e mi chiedono i capelli come lui?». Più di Goku, sicuro.

Gigio è superman, ma quando mi chiese un taglio che non andava...

Abate lo chiamo il lord. E Cavani l’ho conosciuto con le... polpette

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