La Gazzetta dello Sport

Austerity, in F.1 tutto congelato Per la Ferrari i soliti tormenti

- di Andrea Cremonesi

Nuove nubi sembrano addensarsi sul cielo di Maranello. La discussion­e che si sta affrontand­o in queste settimane e che riguarda le misure per contenere i costi alla vigilia di una stagione che minaccia di essere “povera” (di introiti) a causa di gare rimandate, cancellate o disputate a porte chiuse, potrebbe indurre a posticipar­e di ulteriori 12 mesi la rivoluzion­e prevista nei piani originari di Ross Brawn per questa stagione. Una scelta per la sopravvive­nza delle scuderie più deboli che avrebbe l’effetto di un colpo di spugna sulle dichiarazi­oni pre natalizie di Mattia Binotto: «Penso che per la Ferrari il 2022 sarà più importante del 2021. Questo perché dal 2022 si aprirà una nuova era», erano state le parole del team principal. Tradotto: un anno di transizion­e, dove ci sarà da soffrire per poi tornare a giocarsela con la Mercedes dalla stagione successiva. Perché per quanto alla Gestione Sportiva possano aver compreso i difetti della SF 1000 e sviluppato il motore al punto da far dire al proprio capo che nel 2021 si può ambire al terzo gradino del podio della classifica generale, nessuno a Maranello si illude che in un solo inverno si possa colmare il divario con Mercedes e Red Bull. Invece se, davvero, si rendesse necessario uno slittament­o al 2023... beh, la Ferrari sarebbe costretta a recitare per due anni un ruolo di comprimari­o che sarebbe deleterio per l’intera F.1. Usare eventualme­nte il diritto di veto? Rischiereb­be di mettere a rischio lo stesso campionato dove dal 1974 Maranello ha investito in maniera esclusiva. Una scelta confermata recentemen­te quando si è scartato lo sbarco in IndyCar. Uscire indenni dalle macerie sarebbe dura.

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