Austerity, in F.1 tutto congelato Per la Ferrari i soliti tormenti
Nuove nubi sembrano addensarsi sul cielo di Maranello. La discussione che si sta affrontando in queste settimane e che riguarda le misure per contenere i costi alla vigilia di una stagione che minaccia di essere “povera” (di introiti) a causa di gare rimandate, cancellate o disputate a porte chiuse, potrebbe indurre a posticipare di ulteriori 12 mesi la rivoluzione prevista nei piani originari di Ross Brawn per questa stagione. Una scelta per la sopravvivenza delle scuderie più deboli che avrebbe l’effetto di un colpo di spugna sulle dichiarazioni pre natalizie di Mattia Binotto: «Penso che per la Ferrari il 2022 sarà più importante del 2021. Questo perché dal 2022 si aprirà una nuova era», erano state le parole del team principal. Tradotto: un anno di transizione, dove ci sarà da soffrire per poi tornare a giocarsela con la Mercedes dalla stagione successiva. Perché per quanto alla Gestione Sportiva possano aver compreso i difetti della SF 1000 e sviluppato il motore al punto da far dire al proprio capo che nel 2021 si può ambire al terzo gradino del podio della classifica generale, nessuno a Maranello si illude che in un solo inverno si possa colmare il divario con Mercedes e Red Bull. Invece se, davvero, si rendesse necessario uno slittamento al 2023... beh, la Ferrari sarebbe costretta a recitare per due anni un ruolo di comprimario che sarebbe deleterio per l’intera F.1. Usare eventualmente il diritto di veto? Rischierebbe di mettere a rischio lo stesso campionato dove dal 1974 Maranello ha investito in maniera esclusiva. Una scelta confermata recentemente quando si è scartato lo sbarco in IndyCar. Uscire indenni dalle macerie sarebbe dura.