Sport e Salute-Coni, non c’è tregua
Cozzoli: «Pronti per un nuovo contratto di servizio». Malagò: «No, serve una legge»
Dei sei decreti attuativi della legge delega arrivati in Cdm a fine novembre, cinque sono stati approvati, mentre è saltato quello sulla governance. Già dopo l’approvazione della legge delega, ad agosto del 2019, il Cio aveva evidenziato la violazione della Carta olimpica per la mancata autonomia del Coni e il 27 gennaio prossimo, giorno dell’esecutivo, potrebbe punire l’Italia con delle sanzioni. Come soluzioni, Sport e Salute propone un contratto di servizio, mentre il Coni vuole un decreto legge
Il tempo corre. Mancano meno di due settimane alla fatidica data del 27 gennaio, quando l’esecutivo del Cio potrebbe sanzionare l’Italia, obbligandoci a partecipare ai Giochi di Tokyo senza inno e senza bandiera per violazione della Carta olimpica in merito all’autonomia del Coni. Eppure tra Coni e Sport e Salute
la tensione è altissima, come dimostrano i fatti di ieri. In audizione al Senato, il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, è infatti tornato sulla questione avanzando una proposta. «Ci sarebbe una terza via: un nuovo contratto di servizio tra Sport e Salute e il Coni che prevede la gestione diretta e autonoma da parte del Coni dei dipendenti e dei presidi organizzativi oggi in avvalimento. Questo accoglierebbe le istanze del Coni rendendo superfluo l’intervento legislativo».
L’ira del Coni
Una soluzione tecnica, dunque, ma assolutamente inadeguata per il presidente Malagò, certo che serva una legge. Per questo le parole di Cozzoli sono state definite, in un durissimo comunicato del Coni, «improvvide e ingiustificabili» e motivo di «pesante irritazione». «Queste affermazioni - si legge - rappresentano la prova provata che il Coni non è autonomo e che le sanzioni previste dalla Carta Olimpica per tali infrazioni non possono essere interpretate o oggetto di previsioni da parte di chi non ha alcun ruolo nell’ordinamento olimpico. Abbiamo chiesto più volte al Governo una legge per regolare l’autonomia del Coni e non contratti di servizio con SpA di Stato che rispondono all’Autorità governativa e non all’Ente Coni». Il Governo non sembra però cambiare posizione sul decreto legge, soluzione su cui Conte e il ministro Spadafora stanno già lavorando. Da registrare il pronunciamento di alcuni esponenti politici dell’opposizione (Mulè di Fi e Belotti della Lega) a favore della proposta Cozzoli, considerata anche, seppur in modo articolato, «un buon punto di partenza» dai 5 Stelle. Mentre fonti vicine al Pd ribadiscono di «puntare sul decreto». Il problema ora sembra essere quello dei contenuti del decreto stesso, con la divisione delle prerogative tra un Coni autonomo e e Sport e Salute.
Il vincolo sportivo
Ieri, durante l’audizione al Senato, c’è stata anche la proposta di Franco Carraro sul vincolo sportivo: «Facciamo scattare l’abolizione dal 2024 e invitiamo le federazioni a predisporre dei percorsi perché le società arrivino pronte al traguardo. Spostiamo poi di un anno, quindi a settembre 2022, le misure sulle nuove tutele». Nelle stesse ore la conferenza delle Regioni ha definito le modifiche da inviare al governo tra cui c’è proprio lo spostamento dell’abolizione del vincolo al 2025, ritenuta però fondamentale da tutte le associazioni degli atleti.