Moioli TU SÌ CHE VOLI
«TROVO SPONSOR E GARE E MI ALLENO DA MAGGIO SE NON SI INIZIA È LA FINE»
L’allarme dell’olimpionica del cross, sola disciplina invernale ancora ai box: «Piste costose, il Covid ci ha dato una mazzata. In Italia due tappe di Coppa su tre perché mi sono mossa io»
Siamo ormai a metà gennaio ma c’è una specialità della neve che deve ancora iniziare la sua stagione. E c’è la sua campionessa olimpica che scalpita e che lancia un allarme. «Quest’anno noi dello snowboardcross faremo tre gare di Coppa del Mondo. Tre. Bisogna cambiare o siamo destinati a sparire». Nel marzo scorso Michela Moioli aveva fatto innamorare gli italiani, anche chi due anni prima non si era accorto del suo oro olimpico a PyeongChang e della sua rivincita dopo la rottura del crociato del ginocchio sinistro in finale a Sochi 2014, quando era a un passo dal podio. La conquista della terza Coppa del Mondo nei giorni in cui il Covid flagellava Alzano e la campionessa bergamasca — con alcuni dei suoi affetti più cari in terapia intensiva e le avversarie che si giravano dall’altra parte quando la incrociavano — l’aveva resa un simbolo di resistenza e rinascita. Doti che Michela ha dentro di sé e che deve tirare fuori ancora, per tanti motivi.
3Come sta, Michela? «Fisicamente bene, meglio della stagione scorsa. Mentalmente però questa situazione è frustrante. L’avevo messo in conto, ma è dura. Vedere gli altri gareggiare e vincere m’ha fatto salire la grinta. Ho iniziato ad allenarmi per questa stagione a maggio, dopo la preparazione ho fatto tanto snowboard a Cervinia e in queste settimane senza gare ho portato avanti il lavoro a secco. Credo anche di essere migliorata nella partenza, di questo sono contenta. E il fatto di aver ritardato così tanto l’inizio della Coppa del Mondo è pure un vantaggio, perché non sono ancora convintissima dei materiali».
Nel frattempo ha trovato alcuni sponsor.
«Uno è la Gewiss, l’azienda di Bergamo che ha rifatto lo stadio dell’Atalanta. Ho conosciuto il presidente Fabio Bosatelli, così l’ho chiamato per chiedergli se volevano sponsorizzarmi. Lui è stato sorpreso dalla mia schiettezza. Sono andata a parlarci. Sono felice della fiducia che mi hanno dato». Fa sempre così con i possibili sponsor? «Bisogna darsi da fare. Ho conosciuto il proprietario di Noberasco facendo surf a Levanto, abbiamo chiacchierato un po’ e mi hanno fatto una proposta. È un’azienda giovane, fa prodotti che uso. In più sul casco ho il logo di Livigno e sulla tavola quello della Despe, la Demolizioni Speciali di Torre dei Roveri, che continua a sostenermi nonostante la crisi».
A proposito della sua terra, sabato e domenica sarà a Colere per due gare Fis. È la località in cui cominciò con la tavola, a tre anni.
«Sono felicissima, mi fa bene iniziare con competizioni di livello un po’ più basso. Ho saputo comunque che ci saranno anche le francesi ed Eva Samkova (oro ai Giochi di Sochi 2014 e bronzo a PyeongChang 2018, ndr), così possiamo avere un confronto».
Perché ci sono così poche gare di Coppa del Mondo in calendario?
«Il problema è che costruire una pista per il cross costa troppo. In un momento di crisi le discipline minori vengono tagliate».
Chiesa Valmalenco ospiterà due cross, il 23 e 24 gennaio, e Veysonnaz il terzo, il 20 marzo. Tutte le altre località si sono tirate indietro. «Non abbiamo mai avuto molte gare a disposizione, l’anno scorso ne disputammo sei. Il Covid è stato un motivo in più per non organizzarle visto che le stazioni non possono avere pubblico, ma la realtà è che ci portiamo dietro gli errori del passato. Per essere credibili ci servono le gare. Quello che manca è una struttura, un’organizzazione che ci dia la possibilità di emergere. Noi facciamo parte della Fis, ma appunto, è la
Ho chiamato il presidente di Gewiss per farmi sostenere. La schiettezza l’ha stupito
Michela Moioli Su come trova gli sponsor
federazione internazionale dello sci».
Che cosa si potrebbe fare? «Innanzitutto semplificare, a partire dalle piste. Non servono curve e paraboliche gigantesche, che tra l’altro non usiamo perché passiamo a mezzo metro dal palo. Meno neve da spostare significa costi ridotti. Dobbiamo adattarci. Poi nei grandi eventi ci si potrà permettere di più, ma per la Coppa non servono strutture giganti».
Come quelle olimpiche.
«Lo dico anche contro i miei interessi. Nelle piste facili c’è più da battagliare, ma sono ben contenta di doverlo fare per poter gareggiare di più. Ognuno deve fare la propria parte».
Ha provato a portare una gara in Città Alta a Bergamo, ma è andata male.
«Ci riusciremo il prossimo anno, ne sono convinta. Organizzarla in una stagione olimpica e con il pubblico sarà meglio. Sono però fiera che con il mio impegno siamo per lo meno riusciti a portare una tappa a Chiesa Valmalenco (la data di Bergamo è stata spostata in Valtellina,
ndr). Anzi, due. Altrimenti avremmo avuto solo Veysonnaz. Ma spero vivamente che nelle prossime settimane inseriranno altre gare». Quella di Bergamo sarebbe una gara cortissima. «Ci sta. Sarebbe bello creare un circuito di 4-5 city event nelle città in giro per l’Europa, diventerebbe una bella vetrina, utile anche per trovare questo benedetto title sponsor della Coppa del Mondo che ancora non abbiamo. Sopravvive chi si adatta. Per quanto mi riguarda, sono disposta anche a rinunciare a qualcosa pur di fare più gare. Io vivo per la competizione».
Ci sono novità per i Mondiali 2021, annullati in Cina per le restrizioni per il Covid-19? «Ancora nessuna. Si era parlato di San Candido ma non se ne farà nulla. Forse andremo in Svezia, vedremo. Quel che arriva arriva, l’importante è che ci facciano gareggiare».
Ha mai pensato di mollare? «No. Ho ben chiaro cosa voglio fare. Punto ai Giochi di MilanoCortina 2026 per essere il più competitiva possibile».