INDIAVOLATISSIMO
Zlatan al primato di presenze con un club italiano. Giallo Theo e Calha, ma ci saranno
Avete mai visto Ibrahimovic giocare per il pareggio? Ovviamente no, e ovviamente Zlatan vincerà anche stavolta. Tecnicamente mancano un paio di giorni perché il sorpasso si concretizzi, ma l’operazione è già apparecchiata: Ibra batte Ibra, 118 a 117. Punteggio da Nba, ma qui la poesia di The Last Dance di Michael Jordan, che tanto aveva ispirato Z in tempi non sospetti di pre-rinnovo, c’entra poco e niente, perché Ibra è il presente e anche il futuro del Milan, se lo vorrà. Intanto, sta per superare se stesso in versione nerazzurra. Con i 45 minuti giocati contro il Torino in Coppa Italia, il campione svedese ha messo in fila 117 presenze complessive con il Diavolo, le stesse collezionate in tre stagioni all’Inter, tra il 2006 e il 2007. Lunedì, a Cagliari, il Milan diventerà il club italiano con cui ha giocato di più – la Juve, 92 presenze tra il 2004 e il 2006, resta sul terzo gradino del podio −, nonché il secondo in assoluto, in oltre vent’anni di carriera: solo le 180 partite con la maglia del Psg (con 156 gol segnati) restano un traguardo irraggiungibile.
Trova le differenze
All’Inter vestiva il numero 8, al Milan l’11 (il 21 di gennaio-agosto 2020 è una variazione sul tema). All’Inter portava i capelli sciolti e aveva il viso sbarbato, in rossonero sfoggia chignon e pizzetto. Look e numeri di casacca a parte, Ibra in campo è rimasto sostanzialmente fedele a se stesso. Certi dati sembrano essere stati fotocopiati dal nerazzurro al rossonero – ad esempio contrasti effettuati, 0,6, e vinti a partita, 0,4 −, altri si somigliano: Zlatan tentava dribbling da interista (3,2 contro i 2,3 al Milan), ma gliene riusciva in media poco più di uno a match, stesso ritmo con entrambe le milanesi. Anche il minutaggio è molto simile: a oggi, l’Ibra nerazzurro comanda con poco più di 9.700 minuti sui 9.520 in rossonero, ma lo score è destinato naturalmente a mutare nel giro di poche partite. Più Pioli lo schiererà, più lo splendido 39enne di Malmoe aggiornerà le statistiche sponda milanista. Come è cambiato allora Zlatan? In rossonero, dove incidono naturalmente anche le stagioni 2010-11 e 2011-12, Ibra ha affinato le doti di palleggiatore: sono cresciute le medie dei palloni giocati, dei passaggi effettuati e di quelli riusciti. I tifosi del Milan, insomma, oltre al totem capace di trascinare un gruppo giovane e insicuro dall’anonimato di metà classifica al primo posto, si godono uno Zlatan più rifinitore che in passato (2 occasioni create a gara contro l’1,7 dei tempi nerazzurri) ma non per questo meno letale sotto porta: all’Inter segnava un gol ogni 147 minuti, al Milan si è migliorato fino a una rete ogni 122. E il bello è che la corsa di Benjamin Ibra procede davvero all’incontrario rispetto allo scorrere del tempo: in questa stagione fin qui giocata a singhiozzo, tra la positività al Covid-19 e i guai muscolari che gli hanno fatto saltare 15 partite (quasi la metà delle 27 complessive del Milan), Z ha persino alzato le sue medie in zona gol, raggiungendo picchi mostruosi. Il bilancio recita 11 centri in 12 presenze, vale a dire una rete ogni 76 minuti.
Un altro traguardo
La bacheca, invece, dice ancora Inter: tre scudetti e due Supercoppe italiane contro un campionato e una Supercoppa vinti nella prima vita milanista. Allora Ibra però era un trentenne nel pieno della carriera, e i compagni con cui condivideva gli armadietti di Milanello si chiamavano Nesta, Seedorf, Gattuso e Pirlo, per citarne qualcuno. Vincere era ancora un obbligo – mentre lui festegpiù giava il primo scudetto in nerazzurro, il Diavolo alzava la Champions ad Atene – ma quando Galliani convinse Zlatan ad accettare la sfida rossonera i rapporti di forza in Serie A andavano riequilibrati: a Ibra si chiedeva di riportare lo scudetto al Milan dopo cinque stagioni di dominio interista e Ibra mantenne la promessa, centrandolo al primo colpo. A proposito di promesse, Z l’indiavolato ne ha fatta una anche l’estate scorsa, quando il nuovo contratto era ancora oggetto di dibattito tra i dirigenti del Portello e il suo agente Mino Raiola: «Se resto al Milan, potremo vincere il campionato». Fino a ora è stato di parola, non resta che superare anche l’Ibrahimovic di un decennio fa. Perché va bene restare leader anche sulla soglia dei 40 anni, ma farlo con un altro scudetto cucito sul petto avrebbe tutto un altro sapore.
A Cagliari lo svedese arriverà a 118 presenze in rossonero, sorpassando il triennio in nerazzurro E ora fa un gol ogni 76’