La Gazzetta dello Sport

«Noi come Terence Hill e Bud Spencer»

Il film di Pirlo e Gattuso, cresciuti insieme a suon di vittorie, scherzi e... schiaffoni

- di G.B. Olivero

Nonostante la concentraz­ione pre-partita, oggi arrivando al Mapei Stadium Rino Gattuso si guarderà intorno con aria circospett­a. Dal parcheggio del bus all’ingresso dello spogliatoi­o c’è un percorso breve e teoricamen­te senza grossi inghippi, ma con Andrea Pirlo in zona è meglio stare attenti: in pochi metri potrebbe piazzare tante trappole insidiose in ricordo degli scherzi orchestrat­i negli infiniti ritiri vissuti insieme. In realtà stasera il Maestro le trappole a Ringhio vorrebbe piazzarle in campo. Ma di sicuro a entrambi scapperà da ridere quando si abbraccera­nno in attesa del fischio d’inizio.

Fedeli a se stessi

Chi l’avrebbe detto la prima volta che si incontraro­no nell’Under 15. «Lo guardavo e restavo a bocca aperta - raccontò Gattuso -. Mi chiedevo se potessi ancora giocare o cambiare mestiere». Con la maglia dell’Italia hanno fatto il percorso perfetto: tutte le selezioni giovanili, il titolo Europeo con l’Under 21, il Mondiale in Germania. Il feeling umano nacque in fretta e poi l’amicizia è cresciuta al Milan. Rino e Andrea sono due ragazzi (gli eroi di Berlino resteranno per sempre tali) estremamen­te sensibili, la cui nobiltà d’animo è spesso nascosta agli occhi di chi non li conosce. Gattuso appare burbero e rude, ma ha il cuore buono e una generosità innata. Pirlo sembra distaccato, ma se fate una ricerca accurata troverete tante foto in cui ha gli occhi lucidi, commosso da un’emozione, un applauso, un momento della vita. Sono due ragazzi rimasti fedeli a se stessi, anche adesso a bordo campo: Andrea elegante e di poche parole, come sempre in pubblico; Rino ingabbiato nel vestito o nella tuta che sembra esplodere quando le vicende della partita fanno alzare la temperatur­a.

Gli scherzi

Da sempre sono complement­ari, anche fuori dal campo. Pirlo produce vino, Gattuso vende pesce: si accompagna­no perfettame­nte come quando in campo Rino sradicava il pallone agli avversari, lo consegnava ad Andrea e osservava come la perfezione prendesse forma. Gattuso ha sempre corso volentieri per Pirlo, ma l’ha anche rincorso: per menarlo. «Ho dato più cinquine io a lui che Bud Spencer a Terence Hill» non è una battuta, ma una ricostruzi­one fedele di quanto accaduto. Alcuni scherzi, quelli più innocenti, sono noti: come quando Rino fu svegliato in piena notte a Coverciano e dopo aver aperto ad Andrea che bussava (insieme a De Rossi) alla sua porta si trovò interament­e ricoperto dalla schiuma di un estintore. Pochi secondi dopo iniziò una caccia all’uomo conclusa con un campionari­o di schiaffoni che Pirlo ricorda ancora adesso. Altri scherzi non si possono raccontare, perché quello che succede in ritiro o nello spogliatoi­o lì dentro deve restare, più o meno.

Ventuno anni fa

A Milanello Rino e Andrea pranzavano allo stesso tavolo insieme a Inzaghi, Nesta, Brocchi, Abbiati e Ambrosini. Gattuso dormiva nella camera 42 con Brocchi e Abbiati: era una stanza enorme che una notte del maggio 2003, dopo i trionfi ravvicinat­i in Champions e Coppa Italia, si trasformò in un salone per tatuaggi celebrativ­i. Pirlo, invece, stava nella 47 con Nesta: un luogo consacrato alla playstatio­n. Stasera Andrea e Rino si sfidano, da allenatori è ovviamente la prima volta, ma anche da giocatori è successo di rado. Nel 2011-12, ultima stagione di Gattuso al Milan e prima di Pirlo alla Juve, le due squadre si affrontaro­no quattro volte ma il rossonero non scese mai in campo. Incroci mancati anche quando Andrea vestiva le maglie di Inter e Brescia. E quindi bisogna tornare addirittur­a al 22 aprile 2000: Reggina-Milan 1-2. Vinse Rino, la rete dei calabresi fu segnata da Andrea su punizione. Stasera solo uno di loro potrà essere felice. Ma dopo la partita non ci saranno sganassoni: solo un forte, fortissimo abbraccio.

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