CONTE RESTA A GALLA SI SALVA IN SENATO MA È TUTTO IN SALITA CAOS FINALE SUL VOTO LA VAR ENTRA IN AULA
Dagli applausi per la Segre a Lady Mastella contro la Meloni Casellati show
Da Italia viva e Renzi non leale collaborazione ma attacchi...
Giuseppe Conte
Presidente del Consiglio
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Ha vinto il secondo round, quello in Senato, la partita di Giuseppe Conte continua.
Un voto col brivido finale, con tanto di “Var”, in mezzo ad un pericoloso stallo istituzionale determinato da due poli contrapposti. In fondo ad un giorno pieno di pathos a Palazzo Madama, vissuta nel ricordo di Emanuele Macaluso, scomparso ieri all’età di 96 anni, e del giudice Paolo Borsellino, di cui ricorreva l’81° anno dalla nascita, il premier ha incassato la fiducia con 156 voti a favore - 140 no e 16 astenuti (i senatori di Italia viva) -: un perimetro di maggioranza ristretto (dopo i 321 sì, i 259 no e i 27 astenuti alla Camera) che consente però a Conte di mantenere il suo ruolo ma che non consolida la sua squadra di governo dopo lo sganciamento della pattuglia renziana. Un voto che apre pure crepe nell’opposizione con due senatori forzisti, Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, che hanno rotto col partito e votato con la maggioranza. Come Riccardo Nencini, leader socialista e detentore del simbolo Psi, che ha consentito a Iv di vivere come gruppo autonomo in Senato. I 156 voti sono il passaporto per evitare di andare al Colle o il passaggio dal capo dello Stato Sergio Mattarella (invocato dal centrodestra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni) sarà necessario? Conte, a caldo, ha detto: «Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza. L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica. Priorità a piano vaccini, Recovery Plan e dl Ristori».
2 In Aula è scoppiato ad un certo punto il caos.
Non solo il voto a favore della maggioranza di Renata Polverini
del giorno prima alla Camera. Di più. Alla chiama della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati hanno risposto clamorosamente “sì” al governo proprio i senatori di FI Causin e Rossi, ex assistente (di Silvio Berlusconi: entrambi sono già «fuori da Fi», ha tuonato il vicepresidente Antonio Tajani. Ma in Aula si sono registrati momenti di forte tensione soprattutto per il voto di Lello Ciampolillo (fuoriuscito dal M5S e ora nel Misto) e dello stesso Nencini: erano arrivati allo scadere della chiusura ed è stato necessario rivedere il video per accertare la loro presenza prima dello stop al voto decretato da Casellati (i due si sono pronunciati con un “sì”).
3 Renzi-Conte: una resa dei conti.
Molto duro l’intervento del leader di Iv: una contrapposizione frontale. L’accusa principale è stata quella di anteporre la conservazione della poltro
Fiducia stretta a quota 156. Un caso l’ex M5S Ciampolillo con esito bloccato. Renzi si astiene, sì di due forzisti Salvini e Meloni protestano: «Ci rivolgeremo al Colle»
na al mantenimento di una linea politica coerente nel tempo: «Conte ha scelto un arrocco dannoso. Ha cambiato la terza maggioranza in tre anni. Mi auguro che metta al centro le idee e non lo scambio di poltrone perché il Paese non si merita un mercato indecoroso. Serve un governo più forte».
4 Anche il premier è stato intransigente.
In sede di replica, Conte ha pure indicato proprio quelle
“poltrone”, su cui ci si può sedere anche «con disciplina e onore», ha spiegato: «Anche sulla cabina di regia - ha aggiunto guardando negli occhi Renzi -, avete detto che “non era accettabile”, che era “indecente”, ma quando mai si è detto che non si poteva discutere? Ma quando mai si è imposto qualcosa a voi? Quando si sceglie la via del dialogo e del confronto voi avete trovato sempre il sottoscritto a difendervi, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto, avete preso una strada diversa, non leale, di non collaborazione», costruita su «attacchi mediatici, sul parlare fuori e non dentro: la strada dell’aggressione a fronte delle offerte di dialogo». Parole come lapilli, anche quelle dell’ex ministra Bellanova. Che, pur accusando il premier di «ricerca tartufesca di “responsabili”», alla fine ha confermato la scelta dell’astensione di Iv (circolavano voci di voto contrario).
5 Bagarre pure per le alcune frasi di Salvini. «Ricordo ai senatori a vita che si apprestano a votare la fiducia, cosa diceva il leader dei 5 Stelle di loro, “non muoiono mai o muoiono troppo tardi”...», ha detto il leader della Lega, citando il fondatore del M5S Beppe Grillo e scatenando le proteste dai banchi della maggioranza (rimostranze anche di Casellati per il riferimento irrispettoso). «Ai senatori a vita, che legittimamente vengono a votare, che coraggio che avete...», ha chiosato l’ex ministro, prima di concludere con un «andate a casa che è ora», rivolto a Conte. «E ora ci rivolgeremo a Mattarella», ha poi concluso dopo il caos Ciampolillo-Nencini. Al culmine di una serata incandescente.