LE MILANESI E I MOTIVI DELLA FUGA
Cominciamo dalla fine: sarebbe folle e sbagliato escludere qualcuno, Juve e Napoli in particolare, dalla lotta scudetto. Ma di sicuro e questa è la conclusione Milan e Inter sono lì, a giocarsi la tappa di montagna che vale il traguardo di inverno, a contendersi per motivi opposti il ruolo di squadra favorita. Ci crede il Milan, ci crede l’Inter, dall’alto di un girone che ha mostrato (nel caso del Milan) e confermato (nel caso dell’Inter) tutte le qualità delle due squadre, e la legittima aspirazione al titolo. Programmato dai nerazzurri e - via via diventato una concreta ambizione per i rossoneri. Pensateci un attimo: se vi avessero detto in estate che a gennaio sarebbero arrivati tre acquisti di valore per rinforzare ancora di più la rosa, a chi avreste pensato? Immediatamente a Conte. Succede invece a Pioli, che si è guadagnato con merito insieme al club l’opportunità di puntare al bersaglio grosso. Il Milan, a ragionarci bene, non è una sorpresa. Ma una valutazione forse sbagliata dalla concorrenza, e da chi per professione fa pronostici: a settembre il suo scudetto veniva dato 26 a 1, un’enormità e una goduria per chi all’epoca - e non solo per un atto di fede - ci ha creduto. Sì perché, sempre a ripensarci, è stata forse sottovalutata una rosa che nel post-lockdown aveva fatto così bene. E può contare su gente come Donnarumma, Theo Hernandez, Kessie, Calhanoglu e Ibra, per fare i primi cinque nomi. Bene: ci sono squadre in cui questi cinque, senza escludere anche gli altri, non sarebbero titolari certi? Il Milan è insomma una squadra credibile per almeno cinque motivi: la forza sottovalutata di molti calciatori, la saggezza e l’intelligenza di un allenatore come Pioli, la personalità di Ibra, la libertà di poter giocare senza pressioni, l’intuito di una società che ha colto il momento giusto per rinforzare il gruppo. E uno come Mandzukic può essere decisivo. Il Milan sarebbe lanciatissimo, costringendo così i bookmaker a dormire sonni poco tranquilli, se non ci fosse l’Inter. Perché la differenza, a oggi, è tutta nello scontro diretto. Però l’Inter, esattamente come il Milan, ha almeno cinque motivi per poter puntare seriamente allo scudetto: la ricchezza di una rosa straordinaria, la personalità e l’affidabilità di Conte nelle competizioni nazionali, la rabbia di un gruppo costretto a puntare tutto sul campionato, la potenza di Lukaku e la bravura della società, capace di gestire e assorbire il trauma dell’eliminazione in Champions. E se Mandzukic è il rinforzo di Pioli, chissà che Sensi nel girone di ritorno non possa essere l’uomo in più di Conte. Il derby, insomma, è appena cominciato. Tra due squadre che la settimana prossima si rivedranno in Coppa Italia e tra un mese, il 21 di febbraio, avranno il faccia a faccia in campionato. Due squadre che si ritrovano nei loro allenatori, nei loro centravanti, ma - andando oltre - potrebbero specchiarsi in Kessie e Barella, due coetanei (ha appena due mesi in più il rossonero) e la stessa voglia di correre, lottare, sudare e sacrificarsi. Perché, per uno scudetto, bisogna mettersi alle spalle gli interessi personali. E non solo gli avversari.