La Gazzetta dello Sport

NON SOLO LUKAKU ALL’INTER IL GOL È DI TUTTI

NON SOLO LU-LA, L’ATTACCO È UNA MACCHINA CON 12 MARCATORI CONTE PENSA IN GRANDE I nerazzurri segnano in tantissimi modi: 45 reti sono il top in Serie A, 10 arrivano da colpi di testa Mancano solo le punizioni

- di D’Angelo, Stoppini

Aggrappars­i alla Lu-La è un atto dovuto. Del resto, quando hai a disposizio­ne una coppia di attaccanti da top 10 al mondo così ben assortiti tra loro è più che mai giusto lasciarsi trascinare dalle loro prodezze. Ma la vera vittoria dell’Inter 2.0 di Antonio Conte è stata la capacità di andare oltre i gol di Romelu Lukaku e Lautaro Martinez, che restano un valore aggiunto fondamenta­le per le ambizioni di scudetto ma non più l’unica arma per assaltare le difese avversarie. Benvenuti nel laboratori­o di Appiano Gentile, sede lavorativa della nuova fabbrica del gol della Serie A. Conte e il suo staff studiano notte e giorno nuove strategie per continuare a crescere e sorprender­e gli avversari. E il lavoro ha portato a risultati immediati, ma non è certo il momento di accontenta­rsi. Molto si può ancora migliorare e sistemare, ma intanto – come ha detto lo stesso Conte post Juventus – la squadra inizia a raccoglier­e i frutti di 18 (intensissi­mi) mesi di lavoro: miglior attacco del campionato, grazie all’esplosivit­à della Lu-La ma anche - se non soprattutt­o - alle tantissime soluzioni offensive. Dodici giocatori in rete in diciotto giornate, 45 reti realizzate con soltanto tre rigori trasformat­i: qui il gol è di tutti.

Gruppo in crescita

L’Inter è tornata a pensare in grande perché è nuovamente in grado di giocare da grande, gestendo i ritmi della partita per tutti i 90 minuti, senza farsi prendere dalla foga di volere a tutti i costi chiudere subito la pratica e restando sempre con la testa nella partita. Lo dimostrano le tante rimonte, lo evidenzia il dato dei gol arrivati nell’ultima mezzora di gioco: 23, più della metà del totale realizzato. Certo, non è tutto bello. Intanto Conte avrebbe fatto volentieri a meno di vivere serate in apnea e vedere i suoi costretti agli straordina­ri per rimettere in piedi le partite, cosa che forse ha anche pesato sul deludente cammino in Champions. Ma la capacità di ribaltare le partite è anche un inno alla tenuta fisica e mentale del gruppo, mai come ora consapevol­e della propria forza e anche dei propri limiti. Limiti che Conte sottolinea spesso nei post-gara: «Dobbiamo imparare a “uccidere” le partite, essere più cinici, sentire “l’odore del sangue”...». Ora manca sfatare l’ultimo tabù per sentirsi davvero “invincibil­i”. L’ultimo gol dell’Inter da calcio di punizione risale all’aprile 2018 e porta la firma di Joao Cancelo. Una vita fa, insomma. Neanche l’arrivo nell’ultimo anno di artisti della specialità come Eriksen e Kolarov è servito per invertire il trend. Però almeno i piedi buoni tornano decisivi anche per i cross dalle fasce o per i calci d’angolo, dove nessuna in Serie A è letale come la banda di Antonio Conte: dieci reti di testa, sei firmati dai centrali di difesa.

Equilibrio ritrovato

Sì perché le vie del gol sono infinite e l’Inter ha dimostrato nel girone di andata di saperle percorrere quasi tutte e con uomini differenti, riuscendo anche a rendere positivo un dato che per una big può suonare come negativo. I nerazzurri sono infatti la squadra che tenta meno dribbling del nostro campionato, ma ciò significa che la forza offensiva è determinat­a più dal gioco di squadra che dalle individual­ità. L’Inter cerca il fraseggio in attesa di trovare l’imbucata letale, oppure si accende sfrut

tando la velocità e la potenza dei suoi esterni, per costruire da una fascia e magari chiudere con l’inseriment­o dell’uomo della corsia opposta. Il ritorno al 3-5-2 è stato decisivo per ritrovare equilibrio, ma anche per rivedere Brozovic nella sua migliore veste da regista-interditor­e-rifinitore (6 assist, secondo in A dietro Mkhitaryan) e liberare gli inseriment­i di due mezzali d’assalto come Barella e Vidal. E non è un caso se la vittoria sulla Juve nasce anche dall’abilità di “andare” senza palla di Nicolò e Arturo.

Le sfumature del gol

Il titolo migliore per questa prima parte di stagione sarebbe “45 sfumature del gol”. Perché la squadra di Conte segna in tanti modi diversi e quasi sempre da dentro l’area. I gol da fuori sono solo tre - come gli autogol a favore contro Fiorentina, Sassuolo e Crotone — e portano le firme di Lautaro, Barella e Brozovic. Lukaku è il capocannon­iere (12 centri) e uomo infallibil­e dal dischetto (3 su 3 in questo campionato, 11 su 11 da quando è all’Inter) mentre il leader di testa è Danilo D’Ambrosio (3). La curiosità? Hakimi ha realizzato 4 dei suoi 6 gol di sinistro (il piede “debole”), calciando a giro sul palo lungo. A guardar bene mancano ancora gli acuti di Bastoni ed Eriksen, ma tempo al tempo: al Luna Park nerazzurro c’è spazio per tutti.

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