Real Madrid
accontano le cronache dell’anno 2004, quello in cui Cristiano Ronaldo giocò (e vinse) la prima di una interminabile serie di finali della sua carriera, che Robbie Ryan, sfortunato terzino irlandese che aveva in consegna la fascia su cui si muoveva l’indemoniato ragazzo portoghese, già dopo pochi minuti capì che non ce l’avrebbe fatta a fermarlo e cominciò a sperare in una salvifica sostituzione. Ryan uscì dal campo dopo 29 minuti del secondo tempo di ManchesterMillwall, che furono comunque abbastanza per assistere “dal vivo” alla rete dell’1-0 di CR7: stacco poderoso e capocciata chirurgica alla sua maniera. Diciasette anni dopo Ryan fa l’operaio alla metropolitana di Londra mentre Ronaldo è ancora lì, forse un tantino meno indemoniato ma sicuramente non meno smanioso e chirurgico quando si tratta di finali. A Reggio Emilia ha fatto un tiro nello specchio e un gol, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo, Cristiano alza il livello nelle partite che contano, perché un trofeo da sollevare è sempre una soddisfazione, che sia una Champions League o un semplice titolo nazionale.
RQuota 30
Mercoledì sera CR7 stringeva con orgoglio non solo la Supercoppa italiana, che aveva già inserito nel suo museo personale due anni fa, ma anche il premio di Mvp della partita, assegnatogli dallo sponsor dell’evento, PS5, che nella foga ha fatto cadere a terra: niente di irreparabile, ma il numero 7 è andato subito a sincerarsi che fosse possibile aggiustarlo. Ronaldo finora ha sbaciucchiato 30 trofei con i quattro club con cui ha giocato (Sporting, United, Real e Juventus), più altri 2 con la casacca del Portogallo, eppure ogni volta è come se fosse il primo. Non c’è niente che riesca a caricarlo come una finale. Il cerimoniale è lo stesso (saltello al momento dell’ingresso in campo, mani dietro alla schiena e sguardo imperturbabile durante l’inno) ma le vibrazioni sono diverse. Il segreto è rimanere freddi anche quando la temperatura