La Gazzetta dello Sport

La spinta dell’ex Weah «Rossoneri da titolo»

L’ex numero 9: «Maldini è un amico e ha meriti enormi. La Juve è la prima rivale: da bimbo tifavo per Platini...»

- di Ricci

Dietro l’immagine di Ibra c’è di più, c’è la sostanza di uno sempre sul pezzo. L’età non conta

Ronaldo è un altro grande esempio: non era il migliore, ma ha lavorato per esserlo

Sono felice per Lukaku: oggi lo trovo più completo rispetto al suo periodo inglese

Gattuso al Milan era il mio “bimbo”: furbo, sveglio, deciso. Ora è un bravo tecnico

George Weah

George Weah da bambino tifava per la Juventus, per Michel Platini. Poi si è innamorato del Milan, per l’accoglienz­a ricevuta. Oggi il Presidente della Liberia guarda alla Serie A con occhi salomonici, augurandos­i che vinca il migliore. 3Può essere il Milan? «Chiaro, è in testa alla classifica». 3E la cosa la sorprende? «E perché dovrebbe? Stiamo parlando del Milan, mica di una squadra qualsiasi». 3Che però ha attraversa­to un lungo momento di difficoltà. «Sì, ma da diversi mesi ha iniziato un progetto preciso, brillante, concreto. Dovevano ritrovarsi e lo stanno facendo, perché la cultura della vittoria fa parte del Dna rossonero. Ecco perché non sono affatto sorpreso». 3Quanti meriti ha Paolo Maldini in questa rinascita? «Enormi. Paolo è un uomo umile, un gran capitano e un ottimo amico. Può darsi che io sia di parte, ok, però parliamo di una persona con un cuore immenso, e un gran lavoratore. Uno che ispira chi gli sta a fianco, che trasmette fiducia ora come faceva quando giocava, e ovviamente un grande leader per il gruppo, che sa ciò che bisogna fare per raggiunger­e gli obiettivi. Io non so se il Milan riuscirà a vincere lo scudetto, perché Juventus, Inter e Napoli sono grandi rivali e perché mancano ancora 20 partite e nel calcio le cose cambiano rapidament­e. Però non ho dubbi sul fatto che possa lottare fino in fondo».

3Cosa pensa di Zlatan Ibrahimovi­c?

«Un tipo forte e sicuro di sé, qualità che saltano all’occhio immediatam­ente. Ma dietro a questa immagine c’è molto altro: è uno che s’impegna al massimo ed è sempre concentrat­o al cento per cento sulla propria profession­e. Sono contento che il Milan l’abbia preso perché può essere molto utile al club nel lavoro con i giovani perché i ragazzi, tanto in prima squadra come nella Primavera, in lui hanno un grande esempio e una fonte d’ispirazion­e. Uno che possono ammirare e considerar­e un leader che li può guidare. È il migliore esempio di ciò che può fare un condottier­o, sono contento per lui».

3E l’età?

«L’età non conta. Mi vengono in mente due nomi, quelli di Pietro Vierchowoo­d e Franco Baresi, due che hanno giocato a un livello altissimo fino quasi ai quarant’anni. E poi naturalmen­te lo stesso Paolo Maldini. Se lavori duro, mantieni intatta la passione e continui a divertirti giocando, l’età sparisce».

3Come per Cristiano Ronaldo. «Esatto. Un altro grande esempio. È la testimonia­nza più alta di come grazie al lavoro e alla passione si possano raggiunger­e obiettivi sulla carta impensabil­i. La storia di Ronaldo ti dice che se credi di poter fare una cosa, la puoi fare. Non è il migliore del mondo, ma si è allenato in maniera incredibil­e per diventarlo. Sono un suo fan, perché non ha perso l’umiltà e si è guadagnato tutto ciò che ha, ha lottato metro per metro per arrivare dov’è ora».

3Per la corsa scudetto ha citato Inter, Juventus e Napoli. Il rivale più complicato per il Milan?

«Dico Juventus per due motivi: perché da bambino tifavo per la Juve e perché vince da nove anni. Quando ero piccolo in Africa non arrivavano le immagini della Serie A, eravamo legati al calcio francese e facevano vedere le immagini di Platini in Italia, così mi affezionai alla Juve. Poi la vita mi ha portato al Milan e lì ho trovato una famiglia oltre ad un fantastico ambiente di lavoro. Il Milan mi ha dato tutto, ma il tifo per la Juve è rimasto. Però la cosa che più mi fa piacere è che la Serie A sia ritornata ad essere molto competitiv­a e divertente, questo è l’aspetto più rilevante».

3L’Inter è sulle spalle di Romelu Lukaku.

«Sono contento che abbia lasciato l’Inghilterr­a per venire in Italia e stia dimostrand­o quanto è bravo. Non sempre nel corso della sua carriera è stato apprezzato come merita, per me è un grande giocatore. Se penso a lui ricordo la mia storia: quando decisi di muovermi dalla Francia all’Italia la gente mi diceva che da voi non ce l’avrei fatta perché il campionato italiano è duro, complicato, tattico. Io mi trovai benissimo perché credevo nelle mie qualità e lo stesso mi sembra stia succedendo a Lukaku: era già un ottimo giocatore ed è migliorato ancora, lo trovo più completo rispetto al suo passaggio in Inghilterr­a».

3Come vede Andrea Pirlo da allenatore?

«L’osservavo in campo e vedevo un giocatore intelligen­te, sveglio e umile, era già un allenatore. Penso che i calciatori che oggi gestisce vedano in lui ciò che era quando giocava: un talento capace di pensare e realizzare cose fuori dalla portata di altri, fattore che genera rispetto e ammirazion­e. In panchina ha appena cominciato, la Juventus è una realtà ovviamente complessa ed esigente ma ripeto, io ho sempre pensato che questo fosse il suo mestiere».

3E Rino Gattuso?

Weah ride pieno d’affetto: «Il mio bimbo – dice in italiano, e lo ripete –, bimbo Gattuso. Un ragazzo d’oro, furbo, sveglio, determinat­o, con una grande mentalità. Generoso, lottatore, uno che sa ciò che vuole e come prendersel­o. E anche un amante del bel calcio: lui era un distruttor­e, sì, uno che pressava e aveva la cultura di un calcio fisico perché quello gli chiedevano e quello sapeva fare. Però Gattuso ha sempre amato il bel calcio e ha sempre avuto una mentalità vincente, ed è ciò che mi sembra voglia trasmetter­e alle sue squadre ora che allena». «La situazione è complicata, come in tutto il mondo. Fortunatam­ente stiamo limitando i contagi e i decessi, e mi permetta di trasmetter­e attraverso la Gazzetta tutto il mio cordoglio e l’affetto alle tante persone che in Italia hanno perso i loro cari in questi mesi. Qui in Liberia stiamo facendo del nostro meglio e non andiamo male, ma anche se contenuto, il coronaviru­s è devastante. Non abbiamo ancora ricevuto il vaccino, speriamo di poterlo avere quanto prima come gli altri».

3Prima di chiudere una domanda sull’impatto del Covid in Liberia.

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George Weah, qui in azione con il Milan negli Anni Novanta, è stato un centravant­i con un fisico potente e dotato di ottima tecnica. Memorabile il suo gol «coast to coast» in Milan-Verona del 1996-97
Potenza e tecnica George Weah, qui in azione con il Milan negli Anni Novanta, è stato un centravant­i con un fisico potente e dotato di ottima tecnica. Memorabile il suo gol «coast to coast» in Milan-Verona del 1996-97

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