La Gazzetta dello Sport

Ingabbiata

Inter senza grinta, l’Udinese la frena Poca mira e poco gioco: l’unica occasione sciupata da Lautaro è su assist di... Becao

- di Pierfrance­sco Archetti INVIATO A UDINE

Per fortuna dell’Inter, e delle palpitazio­ni cardiache dei suoi tifosi, è l’ultima giornata di andata e non del ritorno. Immaginate cosa potrebbe succedere se al turno conclusivo la capolista venisse demolita per 3-0 e la prima inseguitri­ce non riuscisse a battere una rivale non di prima fascia. Meglio che i nerazzurri non guardino troppo lontano e si fermino sul momento. L’Inter gira a 41 punti, che sono cinque in meno dello scorso anno, quando era seconda dietro la Juventus, due lunghezze più sopra. La seconda annata dell’era Conte non è troppo fuori linea con la precedente: è cambiata la capolista, sono diverse le condizioni ambientali, calendario, rischio quotidiano di assenze dopo tampone - ma valgono per tutte. Cosa deve fare l’Inter per tentare di migliorars­i? Nello scorso girone di ritorno, spezzato dallo scoppio della pandemia, raccolse dieci punti in meno dell’andata, tuttavia finì seconda. Per salire di un gradino non ha che la strada della continuità, deve mostrare la maturità adeguata per sentirsi sicura in qualsiasi evenienza. Non sempre ci è riuscita in questa prima parte di annata, e Udine conferma la tesi. I confronti da domenica scorsa si basano sulle certezze sfoderate contro la Juventus, per rendere l’idea; non sui tremori delle settimane prima, a Roma o con la Sampdoria. L’Inter deve essere sempre credibile: stavolta dopo la grande impresa c’è il ritorno sulla terra perché mancano cattiveria, velocità e anche gli acuti: forse ne sarebbe bastato uno solo, gentilment­e offerto, per pennellare di colore una serata grigio umido.

I motivi e la rabbia

L’Inter esce furibonda per una questione di recupero: espulsi Conte e Oriali, la bagarre continua nel tunnel. Ma l’episodio che accende i malumori nel finale è precedente, nel primo tempo. Arslan già ammonito stende Lukaku in una ripartenza, l’arbitro Maresca non estrae il secondo giallo e Gotti toglie subito il centrocamp­ista perché capisce che il primo falletto sarebbe stato tramutato in rosso. In 10 dal 26’ sarebbe stata un’altra partita. Ma in generale, anche se ha il miglior attacco del campionato, l’Inter conferma la fatica contro squadre chiuse: per la prima volta non segna, e crea poco; due occasioni nette in area, l’altra è mandata a lato da Hakimi, più un tiro al volo da fuori di Barella che non sibila lontano dalla porta. Si pensava al solito primo tempo svogliato (undicesima gara senza segnare al 45’) ma il secondo non è stato incisivo. Hakimi impreciso, Lukaku faticatore affannato, zona sinistra senza iniziativa, sia con Young che con Perisic, Vidal non più guerriero come contro la Juve. All’Inter, che pure è a conoscenza del risultato di San Siro, mancano troppi denti per mordere.

I bianconeri ingombrano la loro trequarti, l’Inter prima non apre troppo sui lati ma cerca di sfondare secondo un sistema consueto: verticaliz­zazione centrale dei difensori su Lukaku, il quale appoggia per chi gli gira attorno. Non escono chance pulite nella prima parte, e quella che dovrebbe far gridare al gol non è su una costruzion­e: l’assist per Lautaro è di Becao, ma l’argentino non fredda l’ amico Musso. Ottimo riflesso, però certe occasioni in una partita ancora stagnante vanno infilate. Ai contiani non riesce la cottura a fuoco lento degli avversari; nella ripresa c’è più spazio per Hakimi, che però è timido o senza mira. E il triplo cambio di Conte è tutto tranne che una scossa.

Udinese accorta

L’Udinese a lungo recita se stessa, anche se all’avvio dei due tempi è aggressiva in avanti: dopo resta bassa e corta, presidia il suo territorio con l’ultima linea a cinque. Offre la doppia punta ai difensori avversari ma Deulofeu, che si aggiunge a Lasagna, non mette troppi pensieri. Curiosa la situazione dell’attacco friulano. Il centravant­i di ieri sembra destinato al Verona, altre punte sono in partenza. Llorente è in arrivo, però avrà bisogno che gli arrivino dei cross. L’Udinese non vince da nove partite, però anche questo pari, dopo quello di mercoledì con l’Atalanta, vale molto: resta in sicurezza dietro, ha in De Paul e Pereyra gente di qualità che può unire il sacrificio all’iniziativa, e quando deve cambiare per necessità, chi entra sembra sia in campo da una vita; si adatta immediatam­ente alla situazione. Gotti si è fatto trovare pronto anche stavolta.

Ridimensio­nata Singoli sottotono: Hakimi poco preciso, Lukaku in affanno

Difetto Si conferma la fatica ad attaccare le squadre chiuse

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Lautaro Martinez stretto tra Kevin Bonifazi e Rodrigo Becao: l’argentino ha avuto e sprecato l’occasione più netta della partita
Senza spazio Lautaro Martinez stretto tra Kevin Bonifazi e Rodrigo Becao: l’argentino ha avuto e sprecato l’occasione più netta della partita

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