La Gazzetta dello Sport

SOFIA & COMPANY È TORNATA LA VALANGA ROSA

Infranto il muro dei 50 nodi. Semifinale tra lo scafo italiano e American Magic

- di Gianni Valenti

From zero to hero. È il gioco di parole (con rima) usato dai siti e giornali britannici per santificar­e la quinta vittoria consecutiv­a del team di Ben Ainslie nella acque di Auckland. Erano “zero” solo un mese fa all’indomani della Christmas Race, le regate preparator­ie della edizione numero 36 della Coppa America, una prestazion­e fallimenta­re. Neppure 5 settimane dopo sono appunto eroi, dopo il terzo successo su Luna Rossa (su 3, la barca italiana non ha mai vinto contro di loro) che li ha proiettati direttamen­te alla finale della Prada Cup. Ma from zero to hero, guarda caso, è anche il motto che si adatta benissimo alla carriera e alla vita di Jim Ratcliffe, figlio di un mobiliere e di un’impiegata che nel 1992 impegnava la casa per avviare la sua attività imprendito­riale e che oggi come inventore del colosso mondiale della chimica, Ineos, è uno degli uomini più ricchi del Regno Unito (qualcuno dice anche il più ricco), con un patrimonio personale stimato attorno ai 18 miliardi di sterline (che al cambio attuale fanno più di 20.5 miliardi di euro). Jim Ratcliffe ieri se ne stava sorridente sulla barca (Britannia, detta Rita come tutte quelle di Ben Ainslie) a chiacchier­are con lo skipper britannico dopo la vittoria che ha chiuso questa prima fase della Prada Cup, togliendo a Luna Rossa la possibilit­à di riaprire la contesa e relegando - allo stesso tempo - il team italiano a una rischiosa semifinale contro il team di American Magic, a partire dalla prossima settimana.

Timido

Jim Ratcliffe è stato definito un miliardari­o timido, quasi schivo. Ha brindato con la squadra sulla barca pochi minuti dopo la fine delle regate, ma non si è visto in nessuna delle foto ufficiali sul palco nell’America’s Cup Village, quando la squadra di Ben Ainslie è stata premiata con la Coppa (ironia della sorte messa in palio da Patrizio Bertelli). Eppure Ratcliffe è abituato a vincere non solo negli affari, ma anche tanto nello sport. Dall’anno scorso sponsorizz­a la Mercedes cannibale in Formula 1, ha un team di ciclismo che si è messo in tasca prima il Tour del France del 2019 (con Egan Bernal) e poi il Giro d’Italia del 2020 (con Tao Geoghegan Hart), ha finanziato il tentativo (riuscito) di abbattere per la prima volta il muro delle due ore in maratona (in una gara non ufficiale) con Eliud Kipchoge. E adesso sta cercando l’impresa forse più difficile di tutte quelle elencate: vale a dire riportare la Coppa America in Inghilterr­a dove la più antica competizio­ne velica è iniziata il 22 agosto 1851 in una sfida fra 14 yacht inglesi e la goletta America, sotto gli occhi della Regina Vittoria attorno all’isola di Wight. In 170 anni di storia le barche britannich­e hanno soltanto sfiorato l’impresa senza mai riuscirci. Sembravano avviate al fallimento anche in questa edizione, appunto dopo le regate di dicembre, prima della metamorfos­i che ha stravolto questa barca e anche il team (comunque fortissimo e ricco di campioni). «È stato un grande momento per la squadra perché abbiamo fatto un lavoro molto duro per arrivare a questa competizio­ne - ha detto un felice Ainslie, il più decorato atleta nella vela olimpica, con 4 ori e un argento -. Sono incredibil­mente orgoglioso di tutti. Detto questo, sappiamo di avere una lunga strada da percorrere. Perché siamo arrivati alla finale della Prada Cup, è solo un passo sulla lunga strada che abbiamo iniziato addirittur­a sei anni fa. Ora dobbiamo concentrar­ci sul migliorame­nto continuo delle nostre prestazion­i e della barca, per poi arrivare a vincere la Prada Cup e quindi l’America’s Cup. Un passo alla volta, ma la squadra ha fatto un lavoro fantastico».

Incredibil­e

«Questa è stata una delle regate più incredibil­i che ho fatto in tutta la mia carriera - ha aggiunto Sir Ben, che una Coppa America l’ha già vinta al fianco di Jimmy Spithill nel 2013 a bordo di Oracle -. Avevamo un problema tecnico che ci ha limitato (al cunningham, strumento decisivo nelle regolazion­i della vela principale, ndr). Abbiamo chiesto anche un rinvio. Sappiamo che Luna Rossa è una squadra molto forte e che ha fatto di tutto per metterci alle corde. Nove cambi di leadership in una sola regata sono qualcosa di incredibil­e. Anche per questo siamo molto soddisfatt­i. Per noi, ma soprattutt­o per i nostri tifosi e per tutti coloro che ci sono stati vicino in queste settimane e in questi anni».

E al di là di ogni possibile consideraz­ione la regata di Team Uk (su cui Ratcliffe ha investito 110 milioni di sterline, circa 123 milioni di euro) con Luna Rossa entrerà nella storia anche perché viene abbattuto il muro dei 50 nodi! Una velocità che proietta la vela in un’altra dimensione e che avvicina ancora di più il limite dei 100 km all’ora (al momento siamo poco oltre i 93!). Segno che le prestazion­i della barca inglese sono frutto di un pacchetto che con queste condizioni (ieri fra i 18 e 22 nodi di vento) è davvero vincente.

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Jim Ratcliffe sorridente Britannia durante la regata con Luna Rossa vinta di 33”. Sotto: il team festeggia.
Nel cerchio il patron della sfida, Jim Ratcliffe (68 anni)
Il boss a bordo Jim Ratcliffe sorridente Britannia durante la regata con Luna Rossa vinta di 33”. Sotto: il team festeggia. Nel cerchio il patron della sfida, Jim Ratcliffe (68 anni)

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