Voce all’arbitro Orsato, una prima tv «Sbagli? Fanno male E io su Pjanic...»
A 90° Minuto l’arbitro a tutto tondo: «Pronti al dialogo, no alle polemiche»
Il fallo su Rafinha? Mio errore, quando capitano si lavora per evitarne altri
Eadesso fateli parlare di più. La prima volta di un arbitro in tv “a caldo” è andata più che bene. Un evento “storico”: ieri a 90° Minuto l’ospite era l’arbitro internazionale Daniele Orsato, riconosciuto tra i migliori al mondo in attività, con 240 gare al suo attivo, come ha giustamente puntualizzato lui, correggendo la grafica della sua scheda biografica. Ed è storico per tanti motivi: il primo è che Orsato, solo sabato pomeriggio, era in campo a dirigere Spezia-Parma e si è collegato alle 18,15 di ieri, a giornata di campionato in corso. E poi perché le apparizioni di arbitri in attività sui media, negli ultimi anni, si contano sulle dita ed è il primo eclatante effetto della svolta impressa da Alfredo Trentalange, neopresidente dell’Aia, dopo i 12 anni di Marcello Nicchi in cui la comunicazione degli arbitri era centellinata, per usare un eufemismo.
Collegato da casa
Introdotto da Paola Ferrari e dal vicedirettore di RaiSport, Enrico Varriale, con la solennità che l’occasione richiede, Orsato è rimasto collegato dalla sua casa in Veneto per tutta la trasmissione, piuttosto a suo agio, in maglione bianco. Ricordando come il suo “test” sugli schermi fosse una grande occasione per gli arbitri, ma anche per i media, ha mostrato diversi volti oltre a quello fermo e preciso raccontato sui campi di mezzo mondo. L’Orsato sorridente, nei siparietti con l’amico ed ex collega, Tiziano Pieri, commentatore arbitrale Rai: «Lo voglio al Var. Gli sono legato perché suo padre fu il mio maestro». E l’Orsato umano, che racconta le emozioni vissute da chi fischia, sia in positivo («Niente è come dirigere una finale di Champions»), che in negativo, come quando ha descritto ciò che prova un arbitro consapevole di aver commesso un errore.
Lavoro continuo
Già, gli errori. «Li commettiamo, certo, non ci siamo mai tirati indietro, continueremo a lavorare cercando di commetterne sempre meno. Quando capita non siamo felici, siamo i nostri primi critici». E per la serie “via il dente, via il dolore”, Varriale va subito su uno dei casi più spinosi delle ultime stagioni, che lo vide protagonista in Inter-Juve di tre anni fa. Allora non mostrò il secondo giallo a Pjanic per un fallo su Rafinha: «Fu certamente un errore, non serve andare a rivederlo. La vicinanza non mi ha portato a vedere quello che poi ha mostrato la tv. Il Var non è potuto intervenire per cui resta l’errore». Varriale: «Quanto sarebbe stato più semplice venire tranquillamente a spiegare subito?». Già... anche perché da allora non ha più diretto l’Inter, anche se lui diplomatico dice: «Vado dove mi manda Rizzoli», ma si capisce che non gli dispiacerebbe. E sul Var: «Come dice il mio amico Gianluca Rocchi, beato chi ce l’ha, non ci condiziona, decidiamo comunque in campo, ma abbiamo questo salvataggio. Rendere pubblici gli audio? Nulla da nascondere. E il Var a chiamata può essere un’idea» e portarlo anche in B è «una cosa giusta». Che sia l’ora delle donne lo dice l’Aia che con Katia Senesi ha la prima nel Comitato nazionale, ma Orsato conferma: «La Frappart è un esempio, in Italia non dovremo aspettare molto per una donna in A, le ragazze sono arrivate al livello di noi maschi». Gli spettatori votano su Twitter: per l’80% gli arbitri in tv sono un’occasione positiva. E allora chi ha ancora paura dell’uomo col fischietto?