La Gazzetta dello Sport

Romelu è il suo profeta Con lui è sempre 1-0 e lo scudetto si avvicina

Tra reti e assist, dal belga sono nati 24 centri in 24 gare Per il suo tecnico si è “incattivit­o”. E ora insegue CR7

- di Filippo Conticello

Come ogni religione laica, anche il Contismo ha il suo umano profeta. Romelu Lukaku predica sull’altare, indica la via: riversa in campo quello che l’allenatore dice, o meglio urla, qualche metro più in là. Se c’è un giocatore che interpreta più di ogni altro questa idea di gioco, verticale ed elettrica, quello è il centravant­one belga, l’uomo sulle cui spalle enormi pesa il destino dell’Inter. I 18 gol in Serie su un totale di 60 equivalgon­o a un corposo 30%. Hanno direttamen­te prodotto 10 punti in classifica: solo Ciro Immobile (14 punti con 14 gol) e Zlatan Ibrahimovi­c (13 con 14) si sono spinti più in là. Romelu è questo, ma pure altro: sparge nella partita decine di giocate che sfuggono ai numeri. In uscita dalla difesa, in avanzament­o con le mezzali o dagli esterni: qualunque traccia segua la manovra, la palla finisce sempre lì, alla stazione Lukaku, come raccomanda­to da Conte. Di suo, Romelu ha il potere di incastrars­i con i compagni e sa come liberare le energie di tutti. Con qualcuno preferisce scambiare il pallone in velocità: di solito sono quelli che corrono sui fili dell’alta tensione, da Barella ad Hakimi. Il marocchino col Genoa non c’era, ma nessuno ne ha sentito la mancanza: è stato il suo sostituto Darmian a ricevere il regalo del belga e a scartarlo. Più spesso è lo stesso Big Rom a trasformar­e in oro gli assist degli altri nerazzurri. L’azione, tutta di prima, dell’1-0 di domenica è culminata con l’imbucata di Lautaro per il gemello mancino: bella intuizione, certo, ma poi ci ha pensato il belga a metterla in buca. È stato l’ennesimo sfondament­o da football americano: quando carica verso la porta con quella foga, Big Rom diventa un running back deciso a fare touchdown. Ma il belga è anche un po’ l’oasi nel deserto dell’Inter, il centravant­i che dà ristoro nelle difficoltà: quando i nerazzurri soffrono, sanno di poter abbeverars­i nel numero 9. E lui protegge la squadra, difende palla come il più prezioso dei gioielli.

Bomber in missione

Secondo il tecnico, poi, il profeta si è finalmente “incattivit­o”. Sta rinunciand­o alla sua natura “buona” per abbracciar­e il contismo: è un fatto di cinismo e applicazio­ne, niente di più. Così la crescita del belga è diventata imperiosa: se alle 18 reti totali, si sommano i 6 assist distribuit­i in campionato si arriva a 24, quanto le partite finora giocate. Significa che un gol a gara è farina, diretta o indiretta, del sacco di Romelu: ecco perché Conte ha battuto i pugni per portarlo a Milano due anni fa, con lui si parte sempre 1-0. Ma c’è di più, praticamen­te ogni gol significa vittoria: ha segnato in 14 diverse gare di A e in ben 13 l’Inter ha trovato i tre punti. Unica eccezione del parziale il derby d’andata, quello vinto dal Milan per 2-1 e ampiamente “vendicato” al ritorno. Se si usa solo il freddo parametro delle reti segnate, però, in questi luoghi c’è chi incide di più: ad esempio Cristiano, l’uomo con cui Romelu battaglia per il trono dei bomber, con i suoi 19 centri ha il 42,2% delle marcature bianconere. Eppure, nel complesso, il belga fa, anzi è, qualcosa di più. È il profeta di una religione, un uomo in missione scudetto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy