Pioli vuole tenere Brahim Vertice Real già fissato
Il terzino, il mediano, Saelemaekers e Calabria guidano la squadra che più si è apprezzata. Il valore della rosa da inizio stagione è cresciuto di quasi 150 milioni
L’esempio più scintillante, soprattutto dopo la doppietta di Torino, è Theo Hernandez. Non è facile trovare in giro per l’Europa un difensore altrettanto portato al gol. Vero, arriva da una stagione di alti e bassi, ma ha saputo ritrovarsi nel momento più opportuno. Ha ricominciato a scattare e segnare proprio quando il Milan aveva più bisogno di lui, e non è l’unico. Il club rossonero ha una rosa giovane, Ibrahimovic e Kjaer a parte, e assai rivalutata. Quando Maldini è andato a convincere Theo a firmare per il Milan molti hanno arricciato il naso, perché investire su uno come lui, con una fama di bad boy che a vent’anni era già un’etichetta indelebile, sembrava un azzardo. Risultato: nonostante gli alti e bassi, il valore di Theo in due stagioni è raddoppiato. Adesso il suo cartellino potrebbe valere quaranta milioni, se solo il Milan avesse intenzione di metterlo sul mercato, eventualità che non si pone.
Il perno
Ma appunto, Theo non è l’unico. Franck Kessie si è trasformato da centrocampista di quantità, non particolarmente ordinato da un punto di vista tattico, in giocatore che dà equilibrio nelle due fasi. Pagato 28 milioni di euro nel 2017, adesso è arrivato a quota 50. Una rivalutazione frutto anche delle 35 partite giocate in questo campionato, con 11 reti e 6 assist, per non parlare dei chilometri percorsi a ogni partita (la media stagionale è superiore agli 11). Un giocatore raro insomma, il più continuo in questa stagione del Milan. Unico neo: un contratto in scadenza nel 2022, con i club inglesi già in lista d’attesa. Se non vuole perderlo, il club rossonero farà bene a muoversi nei prossimi mesi per prolungare il suo contratto.
La freccia belga
Un problema che non riguarda Alexis Saelemaekers, accolto con grande scetticismo al suo arrivo a Milano alla fine del mercato invernale del 2020. Il suo contratto scadrà infatti nel 2024 e il suo valore è già notevolmente aumentato, visto che adesso il suo cartellino è quotato una ventina di milioni. Preso con l’idea di farne il terzino destro del futuro, per il momento ha un ottimo rendimento da esterno destro, con Calabria alle spalle. Ecco, Davide, il ragazzo cresciuto in casa, è l’esempio più lampante delle rivalutazioni di questo periodo in rossonero, visto che il club potrebbe ricavarne 25 milioni. In tutto, soltanto con questi quattro giocatori il Milan ha visto lievitare il suo patrimonio di 80 milioni. E altri giocatori hanno acquistato valore: Bennacer, pagato 16 milioni, è arrivato a una clausola rescissoria di 50. Il norvegese Hauge, preso a 4,5, può essere messo sul mercato a 12 e le pretendenti soprattutto in Inghilterra non mancano. In pratica, non c’è nessuno nella squadra di Pioli che abbia perso terreno. E negli ultimi mesi il valore complessivo della squadra è cresciuto, sulla carta, di circa 140 milioni.
Lavori in corso
Il problema del Milan sono i contratti in scadenza e anche quelli che scadranno a breve, cosa che incide sul valore del cartellino. Ma fra i giocatori in scadenza non ce n’è uno che la società voglia lasciare andare: Calhanoglu è ancora un nodo difficile da sciogliere viste le richieste di aumento d’ingaggio del turco, ma in un mercato sostanzialmente bloccato e con la qualificazione in Champions sarebbe più probabile trovare un accordo. Il caso Donnarumma è stato per il momento congelato, ma anche questo si dovrebbe risolvere a fine stagione con un contratto ponte. Da risolvere, con più tempo a disposizione, anche la questione del rinnovo di Alessio Romagnoli: il Milan non ha intenzione di cederlo, nonostante la crescita di Tomori che deve essere riscattato dal Chelsea. Tre centrali saranno necessari, soprattutto se ci sarà da giocare in Champions. Rivalutazione dei giocatori più giovani e sostenibilità degli stipendi sono due cardini della filosofia Elliott. Il Milan da tempo ormai ha avviato una politica di riduzione del costo del lavoro e per ora i risultati sono stati buoni, però l’indicatore migliore è senza dubbio dato dal capitale umano. E una rivalutazione tecnica ed economica diventa base per tornare al top anche in Europa.